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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena tramite il cosiddetto “concordato in appello” (ex art. 599 bis c.p.p.), aveva tentato di sollevare ulteriori motivi di doglianza. La Suprema Corte chiarisce che l’accordo sulla pena implica la rinuncia a tutti gli altri motivi di appello, rendendo il successivo ricorso possibile solo in casi eccezionali, come vizi della volontà o illegalità della pena.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Chiuso

L’istituto del concordato in appello, introdotto dalla legge n. 103/2017, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso penale, ma le sue implicazioni procedurali sono nette e vincolanti. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: aderire a un accordo sulla pena in secondo grado preclude quasi ogni possibilità di un successivo ricorso. Analizziamo la decisione per capire la logica e le conseguenze pratiche.

Il Caso in Esame: Dall’Accordo al Tentativo di Ricorso

Il caso trae origine da una condanna per i reati di omicidio stradale e violazione delle norme sulla circolazione. In sede di appello, la difesa dell’imputato e la Procura Generale avevano raggiunto un accordo sulla pena ai sensi dell’art. 599 bis del codice di procedura penale, rideterminandola in sette anni e sei mesi di reclusione. La Corte d’Appello, recependo l’accordo, emetteva la sentenza.

Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la mancata valutazione delle circostanze attenuanti generiche e la mancata applicazione di cause di non punibilità (art. 131 bis c.p.) e proscioglimento (art. 129 c.p.p.). In sostanza, dopo aver concordato la pena, si tentava di rimettere in discussione aspetti che avrebbero dovuto essere oggetto dei motivi d’appello originari.

La Logica del Concordato in Appello e la Rinuncia ai Motivi

Il meccanismo del concordato in appello si basa su una logica dispositiva: le parti processuali scelgono di definire l’entità della pena, rinunciando reciprocamente alla trattazione degli altri motivi di gravame. L’imputato ottiene una pena potenzialmente più mite e certa, mentre l’accusa ottiene una definizione rapida del processo.

Questa scelta, tuttavia, non è priva di conseguenze. La giurisprudenza consolidata, richiamata nell’ordinanza, è chiara nel considerare la richiesta di concordato come una rinuncia implicita a tutti gli altri motivi di appello, ad eccezione di quello relativo alla determinazione della pena. È un patto processuale che limita la cognizione del giudice di secondo grado alla sola verifica della correttezza dell’accordo e della pena pattuita.

La Decisione della Corte di Cassazione: Inammissibilità Palese

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso palesemente inammissibile, senza neppure entrare nel merito delle questioni sollevate dalla difesa. La motivazione si fonda su un’argomentazione lineare e rigorosa, che chiarisce definitivamente i confini dell’impugnazione avverso una sentenza emessa ex art. 599 bis c.p.p.

Le Motivazioni

La Corte ha stabilito che, una volta perfezionato il concordato in appello, l’accesso al giudizio di legittimità è consentito solo in casi estremamente limitati e specifici. In particolare, il ricorso in Cassazione è ammissibile unicamente per contestare:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Vizi relativi al consenso prestato dal pubblico ministero.
3. Contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo delle parti.
4. Illegalità della pena inflitta, qualora essa sia di un genere diverso da quello previsto dalla legge o determinata al di fuori dei limiti edittali.

Qualsiasi altra doglianza, inclusa la mancata valutazione di attenuanti o di cause di proscioglimento, è considerata rinunciata in funzione dell’accordo stesso. La Corte sottolinea come il potere dispositivo riconosciuto alle parti dall’art. 599 bis c.p.p. produca “effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale”, compreso il giudizio di Cassazione. In altre parole, non si può accettare il beneficio di una pena concordata e, al contempo, mantenere vive altre contestazioni.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante monito per la pratica forense. La scelta di percorrere la via del concordato in appello deve essere attentamente ponderata, poiché si tratta di una decisione strategica con effetti definitivi. L’accordo sulla pena cristallizza il giudizio e preclude la possibilità di far valere in Cassazione questioni che non attengano alla legalità formale dell’accordo o della sanzione. La rinuncia ai motivi di appello è totale e vincolante, e impedisce di rimettere in discussione il merito della vicenda processuale, anche per questioni che, in un giudizio ordinario, potrebbero essere rilevate d’ufficio dal giudice.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo un concordato in appello sulla pena?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. Il ricorso è ammissibile solo se si contestano vizi relativi alla formazione della volontà di aderire all’accordo, al consenso del PM, una decisione del giudice non conforme all’accordo, o l’illegalità della pena (es. fuori dai limiti di legge).

Quali motivi di appello si intendono rinunciati con il concordato in appello?
Tutti i motivi di appello che non riguardano la determinazione della pena si considerano rinunciati. Questo include, ad esempio, doglianze sulla valutazione delle prove, sulla concessione di attenuanti o sulla sussistenza di cause di proscioglimento.

Cosa succede se la pena concordata in appello è illegale?
Se la pena concordata è illegale (ad esempio, perché di un tipo non previsto dalla legge per quel reato o perché supera i limiti massimi), il ricorso per Cassazione è ammissibile. Questo rappresenta una delle poche eccezioni al principio di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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