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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver ottenuto una rideterminazione della pena tramite ‘concordato in appello’ (art. 599-bis c.p.p.), lamentava il mancato proscioglimento. La Suprema Corte ha stabilito che l’adesione al concordato implica la rinuncia agli altri motivi di appello, inclusa la valutazione delle condizioni per l’assoluzione ex art. 129 c.p.p., precludendo così un successivo ricorso su tali punti.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando l’Accordo sulla Pena Preclude il Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento processuale che consente alle parti di accordarsi sull’esito del giudizio di secondo grado. Ma quali sono le conseguenze di tale scelta? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili posti da questo istituto, sottolineando come l’accordo precluda la possibilità di sollevare in seguito questioni che si sono implicitamente rinunciate, come la richiesta di assoluzione.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna all’Accordo in Appello

Il caso analizzato riguarda un imputato condannato in primo grado dal Tribunale per reati legati agli stupefacenti. In sede di appello, la difesa avanzava una richiesta di concordato in appello, accordandosi con la Procura Generale per una rideterminazione della pena. La Corte d’appello accoglieva la richiesta, riducendo la condanna a 5 anni di reclusione e a una multa di circa 30.000 euro.

Tuttavia, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione avverso questa nuova sentenza, lamentando una violazione di legge: a suo dire, i giudici d’appello avrebbero dovuto proscioglierlo per evidente innocenza ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, prima ancora di valutare l’accordo sulla pena.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’adesione al concordato in appello comporta una rinuncia a tutti gli altri eventuali motivi di impugnazione. L’imputato, accettando di accordarsi sulla pena, ha di fatto limitato l’ambito di valutazione della Corte d’appello ai soli punti oggetto dell’accordo, rinunciando implicitamente a far valere altre doglianze, compresa la presunta sussistenza di cause di proscioglimento.

Le Motivazioni: L’Effetto della Rinuncia ai Motivi nel Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha ribadito che la logica dell’art. 599-bis c.p.p. è quella di una transazione processuale. Le parti, dichiarando di concordare sull’accoglimento di alcuni motivi e rinunciando ad altri, definiscono l’oggetto del giudizio. Questo accordo ha un effetto preclusivo sull’intero svolgimento processuale, compreso l’eventuale giudizio di legittimità.

Il potere del giudice d’appello, in questo contesto, è circoscritto alla verifica della correttezza dell’accordo e alla sua applicazione, senza potersi spingere a valutare d’ufficio questioni che le parti hanno escluso dal dibattito. Di conseguenza, secondo un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato (ius receptum), sono inammissibili i ricorsi in cassazione che ripropongono motivi rinunciati o che lamentano la mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p.

L’ammissibilità del ricorso contro una sentenza di concordato in appello è limitata a vizi specifici, quali:

1. Difetti nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Mancanza del consenso del Procuratore generale.
3. Pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Nessuna di queste circostanze era presente nel caso di specie, rendendo il ricorso manifestamente infondato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche del Concordato in Appello

La pronuncia della Cassazione offre un importante monito per la pratica legale. La scelta di percorrere la strada del concordato in appello è una decisione strategica che deve essere attentamente ponderata. Se da un lato può garantire una pena più mite e una rapida definizione del processo, dall’altro comporta la definitiva rinuncia a far valere altre potenziali difese. Una volta siglato l’accordo e ottenuta la sentenza, non è più possibile ‘tornare indietro’ e contestare il merito della responsabilità penale. L’imputato che accetta il patteggiamento sulla pena in appello chiude definitivamente la porta alla possibilità di un’assoluzione, cristallizzando la propria posizione processuale sulla base dell’accordo raggiunto.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di ‘concordato in appello’ per chiedere l’assoluzione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’adesione al concordato implica la rinuncia ai motivi di appello non inclusi nell’accordo, compresa la possibilità di ottenere un proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p. Pertanto, un ricorso basato su tale motivazione è inammissibile.

Cosa comporta la scelta di aderire al ‘concordato in appello’ per l’imputato?
Comporta la rinuncia a tutti i motivi di appello non oggetto dell’accordo. La cognizione del giudice viene limitata esclusivamente ai punti concordati, e l’imputato non può più sollevare in seguito questioni relative, ad esempio, alla sussistenza del reato o alla sua colpevolezza.

Quali sono gli unici motivi per cui è ammesso un ricorso contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p.?
Il ricorso è ammesso solo per motivi specifici che attengono alla validità dell’accordo stesso, quali vizi nella formazione della volontà della parte, il mancato consenso del Procuratore generale, o una decisione del giudice non conforme a quanto pattuito tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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