LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza che aveva applicato la pena su richiesta delle parti in secondo grado (concordato in appello). Secondo la Corte, la legge non prevede la possibilità di ricorrere per Cassazione, se non per vizi relativi alla formazione della volontà delle parti o per una decisione del giudice difforme dall’accordo, escludendo censure sulla quantificazione della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: la Cassazione ne definisce i limiti di impugnabilità

Il concordato in appello, introdotto dalla Legge n. 103/2017, rappresenta uno strumento processuale finalizzato a definire il giudizio di secondo grado in modo più celere. Tuttavia, quali sono i limiti per impugnare in Cassazione una sentenza che ne deriva? Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito la regola della quasi totale inappellabilità, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato.

Il caso in esame: dal concordato al ricorso

Il caso analizzato riguarda un imputato che, dopo una condanna in primo grado per furto aggravato, aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale in secondo grado. La Corte d’Appello di Milano, accogliendo la richiesta congiunta, aveva rideterminato la pena, emettendo una sentenza ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale.

Nonostante l’accordo, l’imputato ha deciso di proporre ricorso per Cassazione contro tale sentenza. La Suprema Corte è stata quindi chiamata a valutare se e in quali casi sia ammissibile un’ulteriore impugnazione dopo un concordato in appello.

La decisione della Cassazione sul concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile de plano, cioè senza nemmeno la necessità di una discussione in udienza. La decisione si fonda su un’interpretazione restrittiva della normativa introdotta con la riforma del 2017.

I giudici hanno sottolineato che il legislatore, nel disciplinare il concordato in appello, non ha previsto alcuna ipotesi specifica di ricorso per Cassazione. L’obiettivo della norma è infatti quello di definire il processo in modo stabile e definitivo una volta raggiunto l’accordo tra le parti e ratificato dal giudice.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha specificato che le uniche censure proponibili contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello sono estremamente limitate. In particolare, è possibile contestare la sentenza solo per due ordini di motivi:

1. Vizi nella formazione della volontà: Qualora l’accordo sia stato raggiunto a causa di un errore, violenza o dolo che ha viziato il consenso di una delle parti.
2. Contenuto difforme della pronuncia: Se la sentenza del giudice d’appello si discosta da quanto pattuito nell’accordo tra accusa e difesa.

Al di fuori di queste due eccezionali ipotesi, non è ammesso alcun sindacato sulla decisione. La Cassazione ha chiarito che non vi è spazio per contestare aspetti relativi alla determinazione della pena concordata, come la sua congruità o la valutazione delle circostanze, a meno che tali errori non si traducano in una pena illegale (ad esempio, una pena superiore al massimo edittale o di specie diversa da quella prevista dalla legge).

Conclusioni e implicazioni pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: la scelta di accedere al concordato in appello comporta una sostanziale rinuncia a ulteriori gradi di giudizio. La decisione, una volta ratificata dal giudice, diventa quasi inattaccabile. Per le parti processuali, ciò significa che l’accordo deve essere ponderato con estrema attenzione, poiché chiude la porta a future contestazioni sulla pena. La sentenza ribadisce la natura deflattiva dell’istituto, concepito per garantire la certezza e la rapidità della definizione del processo penale, limitando drasticamente le possibilità di impugnazione.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
No, di regola il ricorso è inammissibile. La legge non ha previsto ipotesi di ricorso per Cassazione contro le sentenze che ratificano un accordo sulla pena in appello.

Quali sono le uniche eccezioni che permettono di impugnare una sentenza di concordato in appello?
Il ricorso è ammesso solo in casi eccezionali: per vizi relativi alla formazione della volontà delle parti (es. errore o minaccia) o se la sentenza del giudice è difforme rispetto all’accordo raggiunto tra accusa e difesa.

Si può contestare in Cassazione la misura della pena decisa con il concordato in appello?
No, non è possibile contestare la determinazione della pena concordata, a meno che questa non risulti in una ‘pena illegale’, cioè una sanzione non prevista dalla legge per quel tipo di reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati