LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una sentenza di concordato in appello. L’imputato lamentava la mancata valutazione di cause di proscioglimento, ma la Corte ha ribadito che, in caso di accordo sulla pena, non si possono contestare motivi rinunciati, come quelli ex art. 129 c.p.p.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, noto anche come patteggiamento in appello e disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena. Tuttavia, la scelta di percorrere questa strada processuale comporta precise conseguenze sulla possibilità di impugnare la decisione successiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini invalicabili del ricorso avverso una sentenza che ratifica tale accordo, chiarendo quali motivi di doglianza sono preclusi.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un imputato, precedentemente condannato dal Tribunale di Padova alla pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione e 20.000 euro di multa, aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Venezia. Aderendo alla richiesta di concordato in appello, la Corte territoriale aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, rideterminando la pena in 3 anni di reclusione e 14.000 euro di multa, pur confermando la responsabilità penale per il reato ascritto. Nonostante l’accordo, l’imputato proponeva ricorso per cassazione.

Il Ricorso in Cassazione e la Censura Proposta

L’imputato affidava il proprio ricorso a un unico motivo: il vizio di omessa motivazione da parte della Corte d’Appello. Nello specifico, si lamentava che i giudici non avessero esaminato la possibile sussistenza di cause di proscioglimento, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale. Tale norma impone al giudice, in ogni stato e grado del processo, di dichiarare d’ufficio la presenza di determinate cause di non punibilità. Secondo la difesa, anche in presenza di un accordo sulla pena, il giudice d’appello avrebbe dovuto compiere questa valutazione prima di ratificare l’intesa.

La Decisione della Cassazione sul Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente inammissibile. Gli Ermellini hanno chiarito che la natura stessa del concordato in appello limita drasticamente le successive possibilità di impugnazione. Accettando l’accordo, l’imputato rinuncia implicitamente a far valere determinate censure, concentrando il dibattito unicamente sulla quantificazione della pena.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza. Il ricorso in Cassazione avverso una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per ragioni specifiche e circoscritte. In particolare, è possibile contestare:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Irregolarità relative al consenso del pubblico ministero.
3. Un contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.
4. L’applicazione di una pena illegale, perché non rientrante nei limiti edittali o diversa da quella prevista dalla legge.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza è inammissibile. Sono precluse, in particolare, le censure relative a motivi a cui la parte ha implicitamente rinunciato con l’accordo, come la mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. L’atto di concordare la pena presuppone la volontà di non contestare più l’affermazione di responsabilità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un punto cruciale della procedura penale: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con effetti processuali definitivi. Sebbene offra il vantaggio di una pena certa e ridotta, preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni relative al merito della responsabilità o alla mancata applicazione di cause di proscioglimento. Per gli avvocati e i loro assistiti, ciò significa ponderare attentamente i benefici dell’accordo contro la perdita di importanti facoltà di impugnazione, essendo il successivo controllo di legittimità limitato a vizi procedurali e all’illegalità della pena.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza di concordato in appello lamentando la mancata valutazione di una causa di proscioglimento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, dopo un accordo sulla pena in appello, sono inammissibili le doglianze relative a motivi rinunciati, come la mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento previste dall’art. 129 del codice di procedura penale.

Quali sono i motivi per cui si può ricorrere in Cassazione dopo un concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, quali vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, vizi nel consenso del pubblico ministero, o se la pena applicata dal giudice è difforme dall’accordo o illegale.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento in appello viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata a 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati