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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati che, dopo aver definito la pena con un concordato in appello per rapina aggravata, lamentavano la mancata valutazione della particolare tenuità del fatto. La Corte ha ribadito che l’accordo sulla pena implica la rinuncia a far valere le cause di proscioglimento, limitando fortemente i motivi di un successivo ricorso.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando l’Accordo sulla Pena Preclude il Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, la scelta di percorrere questa via processuale comporta conseguenze significative sulla possibilità di impugnare la successiva sentenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili del ricorso avverso una decisione che ratifica tale accordo.

I Fatti del Caso

Due soggetti, a seguito di una condanna in primo grado per il reato di rapina aggravata, decidevano di accedere al concordato in appello. La Corte d’Appello, aderendo all’accordo tra le parti, rideterminava la pena in tre anni e quattro mesi di reclusione e una multa. Nonostante l’accordo raggiunto, gli imputati proponevano ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. Essi sostenevano che la Corte d’Appello avesse omesso di valutare la possibilità di un proscioglimento per la “particolare tenuità del fatto”, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

Il Concordato in Appello e la Rinuncia ai Motivi

Il nodo centrale della questione risiede nella natura stessa del concordato in appello. Quando la difesa e l’accusa trovano un’intesa sulla pena, implicitamente rinunciano a contestare altri aspetti della sentenza di primo grado. Il ricorso presentato dagli imputati si fondava proprio su un motivo – la tenuità del fatto – che rientra tra le cause di proscioglimento che il giudice deve valutare prioritariamente ai sensi dell’art. 129 c.p.p. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello, prima di ratificare l’accordo, avrebbe dovuto verificare la sussistenza di questa causa di non punibilità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara interpretazione della normativa. I giudici hanno affermato che il ricorso per cassazione avverso una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per un novero ristretto di motivi. Questi includono vizi relativi alla formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, il dissenso del pubblico ministero, un contenuto della sentenza difforme da quanto pattuito o l’applicazione di una sanzione illegale. Sono invece inammissibili le doglianze relative ai motivi a cui si è rinunciato, come la mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento.

Le Motivazioni

La Corte, richiamando anche un precedente delle Sezioni Unite (sent. n. 19415/2023), ha spiegato che la richiesta di concordato in appello implica una rinuncia a far valere eventuali cause di non punibilità. La scelta di accordarsi sulla pena è incompatibile con la pretesa di un proscioglimento nel merito. Pertanto, lamentare in Cassazione che il giudice d’appello non abbia valutato la tenuità del fatto costituisce un motivo non consentito dalla legge, poiché si tratta di una questione che si considera superata dall’accordo stesso. L’unico motivo di ricorso proposto dagli imputati non rientrava, quindi, tra quelli ammessi dalla giurisprudenza consolidata.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale per la difesa tecnica: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica che offre il vantaggio di una pena certa e potenzialmente ridotta, ma al prezzo di una rinuncia quasi totale a ulteriori gradi di giudizio sul merito della vicenda. La sentenza che ratifica l’accordo cristallizza la responsabilità penale e la pena, e può essere impugnata solo per vizi procedurali specifici e non per rimettere in discussione l’opportunità di un proscioglimento. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria per aver adito la Corte con un’impugnazione priva di fondamento.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Sì, ma solo per motivi specifici, come vizi nella formazione della volontà di accordarsi, un contenuto della decisione diverso dall’accordo, o l’applicazione di una pena illegale. Non è possibile contestare motivi a cui si è rinunciato con l’accordo stesso.

Se si sceglie il concordato in appello, si perde il diritto di chiedere un’assoluzione per particolare tenuità del fatto?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta di concordato sulla pena implica la rinuncia a far valere le cause di proscioglimento, inclusa la particolare tenuità del fatto. Il giudice non è tenuto a valutare tale ipotesi prima di ratificare l’accordo.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione in questi casi?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro a favore della cassa delle ammende, come sanzione per aver intrapreso un’azione legale infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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