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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo in appello sulla pena (il cosiddetto concordato in appello), aveva impugnato la decisione lamentando una carenza di motivazione. La Corte ha stabilito che la rinuncia ai motivi di appello sulla responsabilità, fatta per ottenere una pena più mite, è irrevocabile e rende definitiva la valutazione di colpevolezza del primo grado, precludendo ogni successiva doglianza sul punto.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando la rinuncia ai motivi preclude il ricorso

Il concordato in appello, introdotto dalla riforma Orlando (legge n. 103/2017), rappresenta uno strumento processuale di grande rilevanza strategica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo inequivocabile gli effetti preclusivi di tale accordo, specialmente quando l’imputato rinuncia ai motivi relativi alla propria responsabilità per ottenere una riduzione della pena. La pronuncia stabilisce che tale rinuncia è irrevocabile e impedisce di contestare successivamente la motivazione sulla colpevolezza.

I fatti del processo

Il caso esaminato trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di primo grado. L’imputato proponeva appello e, in quella sede, raggiungeva un accordo con il Procuratore generale ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. L’intesa prevedeva una riduzione della pena, a fronte della rinuncia da parte dell’imputato ai motivi di appello che contestavano la sua responsabilità penale.

La Corte di appello, accogliendo la proposta di concordato, rideterminava la sanzione come pattuito. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione della sentenza di appello proprio in relazione alle ragioni della sua condanna, punto al quale aveva esplicitamente rinunciato.

La decisione della Corte di Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo il motivo presentato infondato e contraddittorio rispetto al comportamento processuale tenuto dall’imputato. I giudici hanno sottolineato che l’istituto del concordato in appello si fonda su un patto processuale: l’imputato accetta la propria responsabilità, rinunciando a contestarla, in cambio di un trattamento sanzionatorio più favorevole.

Di conseguenza, una volta che i motivi sulla responsabilità sono stati oggetto di rinuncia, l’imputato non può più dolersi della carenza di motivazione su quel punto. La Corte ha chiarito che la motivazione sulla colpevolezza resta quella cristallizzata nella sentenza di primo grado, e il giudice dell’appello non è tenuto a riesaminarla o a fornire nuove argomentazioni.

Le motivazioni: gli effetti della rinuncia ai motivi di appello

La Corte di Cassazione ha basato la propria decisione su un principio consolidato: la rinuncia ai motivi di appello in funzione di un accordo sulla pena è irrevocabile e produce effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale. Questo significa che la cognizione del giudice di secondo grado viene limitata esclusivamente ai motivi che non sono stati oggetto di rinuncia.

Quando l’accordo riguarda solo la pena e si fonda sulla rinuncia ai motivi relativi all'(an) della responsabilità, si forma il giudicato su tale punto. La questione della colpevolezza esce definitivamente dal perimetro del processo. L’imputato, pertanto, non può pretendere che il giudice di appello motivi su un aspetto che egli stesso ha scelto di non contestare più. L’orientamento giurisprudenziale citato nella pronuncia conferma che il concordato produce effetti analoghi alla rinuncia all’impugnazione, congelando la situazione processuale sui punti oggetto di accordo.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della pronuncia

Questa ordinanza offre un importante monito per la difesa: la scelta di aderire a un concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive e non reversibili. Rinunciare ai motivi di impugnazione sulla responsabilità significa accettare la valutazione di colpevolezza del primo giudice in modo tombale, al fine di ottenere un beneficio sulla pena. Qualsiasi tentativo successivo di rimettere in discussione tale punto, anche indirettamente attraverso una doglianza sulla motivazione, è destinato a essere dichiarato inammissibile. La pronuncia rafforza la natura pattizia e l’effetto stabilizzante del concordato, consolidandolo come uno strumento efficiente ma che richiede una ponderazione attenta e consapevole delle sue irrevocabili conseguenze.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza di appello basata su un concordato?
Sì, ma solo per i motivi non oggetto di rinuncia. Se l’imputato rinuncia ai motivi sulla responsabilità per accordarsi sulla pena, non può poi dolersi in Cassazione di una carenza di motivazione su quel punto, che è ormai coperto da giudicato.

Quali sono gli effetti della rinuncia ai motivi di appello nel concordato?
La rinuncia è irrevocabile e ha un effetto preclusivo. Limita la cognizione del giudice di secondo grado ai soli motivi non rinunciati e fa passare in giudicato i punti della decisione coperti dalla rinuncia, come la responsabilità penale.

Se mi accordo sulla pena in appello, la Corte deve comunque motivare sulla mia colpevolezza?
No. Se l’accordo sulla pena (concordato in appello) si basa sulla rinuncia ai motivi relativi alla responsabilità, la motivazione sulla colpevolezza resta quella contenuta nella sentenza di primo grado, e la Corte d’appello non è tenuta a fornire una nuova motivazione su quel punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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