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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 39366/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver stipulato un concordato in appello ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. rinunciando a specifici motivi, li ha poi riproposti in sede di legittimità. La Suprema Corte ha ribadito che la rinuncia ai motivi d’appello limita la cognizione del giudice e produce un effetto preclusivo, impedendo di riesaminare le questioni oggetto di rinuncia, incluse le cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. Il ricorso in Cassazione in questi casi è possibile solo per vizi specifici dell’accordo o per illegalità della pena.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando la Rinuncia ai Motivi Blocca il Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che permette all’imputato e al Pubblico Ministero di accordarsi sulla pena, a fronte della rinuncia a uno o più motivi di appello. Ma cosa succede se, dopo aver raggiunto tale accordo, l’imputato decide comunque di ricorrere in Cassazione per gli stessi motivi a cui aveva rinunciato? Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce i limiti invalicabili di tale scelta, confermando l’inammissibilità del ricorso.

Il Caso in Esame: Dalla Rinuncia in Appello al Ricorso in Cassazione

Nel caso specifico, un imputato, condannato per una fattispecie legata agli stupefacenti, aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte d’Appello. L’intesa prevedeva la rinuncia a tutti i motivi di gravame, ad eccezione di quelli relativi alla rideterminazione della pena. La Corte d’Appello di Venezia, recependo l’accordo, emetteva la sentenza.

Nonostante l’accordo, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando l’omessa motivazione da parte della Corte d’Appello in merito a due punti cruciali, oggetto di rinuncia: l’insussistenza di una causa di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p. e la corretta qualificazione giuridica del fatto. In pratica, si tentava di riaprire una discussione su questioni che erano state volontariamente escluse dal giudizio d’appello in cambio di uno sconto di pena.

La Disciplina del Concordato in Appello e i Suoi Effetti

L’articolo 599-bis c.p.p. è chiaro: l’accordo tra le parti limita la cognizione del giudice di secondo grado ai soli motivi che non sono stati oggetto di rinuncia. Questo meccanismo processuale produce un forte effetto preclusivo. La rinuncia è irretrattabile e, di conseguenza, sui punti coperti dalla rinuncia si forma un “giudicato sostanziale”.

La ratio della norma è quella di garantire celerità ed efficienza processuale, evitando che il giudizio di appello si trasformi in un’esplorazione a tutto campo quando le parti hanno già trovato un punto d’incontro. La rinuncia consapevole ai motivi d’appello è il prezzo che l’imputato paga per ottenere il beneficio di una pena concordata, potenzialmente più favorevole.

I Limiti del Ricorso in Cassazione dopo un Concordato in Appello

La Corte di Cassazione, con la pronuncia in esame, si allinea al suo orientamento consolidato, ribadendo un principio fondamentale. Il ricorso in Cassazione avverso una sentenza emessa a seguito di concordato in appello è ammissibile solo in casi tassativi, quali:

* Vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
* Dissenso del Pubblico Ministero sulla richiesta.
* Contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto.
* Applicazione di una pena illegale.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni tentativo di rimettere in discussione i motivi rinunciati è destinato all’inammissibilità. Questo vale anche per le questioni, come quelle ex art. 129 c.p.p. (cause di non punibilità), che il giudice dovrebbe rilevare d’ufficio. L’accordo, infatti, preclude anche la rilevabilità d’ufficio di tali questioni nell’ambito dei punti rinunciati.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con motivazioni nette e precise. La rinuncia dell’imputato ai motivi d’appello, in funzione dell’accordo sulla pena, cristallizza il perimetro del giudizio. Il giudice d’appello non è tenuto a motivare sul perché non abbia prosciolto l’imputato o non abbia diversamente qualificato il reato, poiché tali questioni sono state volontariamente sottratte al suo esame dalla parte stessa. L’effetto devolutivo dell’impugnazione viene circoscritto dall’accordo. Di conseguenza, riproporre tali doglianze in sede di legittimità costituisce un’azione processualmente inammissibile. La Corte ha sottolineato che l’accordo limita la cognizione del giudice in modo definitivo, creando una barriera invalicabile per i motivi oggetto di rinuncia.

Conclusioni

La decisione in commento offre un’importante lezione pratica: la scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. L’imputato e il suo difensore devono ponderare attentamente i motivi a cui intendono rinunciare, poiché tale rinuncia è irrevocabile e preclude qualsiasi futura discussione su di essi, anche in sede di legittimità. La sentenza rafforza l’istituto del concordato come strumento di definizione del processo, garantendo che gli accordi processuali siano rispettati e non possano essere aggirati con ricorsi pretestuosi. In definitiva, chi sceglie la via dell’accordo sulla pena chiude definitivamente la porta a ogni ulteriore contestazione sui punti rinunciati.

È possibile ricorrere in Cassazione per motivi a cui si è rinunciato nel concordato in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia ai motivi d’appello in funzione del concordato limita la cognizione del giudice ai soli motivi non oggetto di rinuncia. Ripro proporre motivi rinunciati rende il ricorso inammissibile.

Il giudice d’appello, accettando un concordato, deve motivare sulla mancata assoluzione dell’imputato (ex art. 129 c.p.p.)?
No. Una volta che l’imputato ha rinunciato ai motivi di appello, la cognizione del giudice è limitata ai punti non rinunciati. L’accordo produce un effetto preclusivo anche sulle questioni rilevabili d’ufficio, come le cause di proscioglimento, che rientrano nell’ambito dei motivi rinunciati.

In quali casi è ammissibile un ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo se si contestano vizi nella formazione della volontà di accedere al concordato, il dissenso del Pubblico Ministero, un contenuto della sentenza difforme dall’accordo, oppure l’illegalità della pena inflitta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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