LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi presentati da due imputati avverso una sentenza di concordato in appello. L’ordinanza stabilisce che l’accordo sulla pena implica la rinuncia ai motivi di appello originari, inclusa la richiesta di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. Pertanto, il successivo ricorso per cassazione è precluso per le questioni oggetto di rinuncia.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

L’istituto del concordato in appello, reintrodotto dalla Legge n. 103/2017, rappresenta uno strumento cruciale per la definizione dei processi penali. Tuttavia, la sua applicazione solleva importanti questioni sui limiti dell’impugnazione successiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’accordo sulla pena preclude la possibilità di contestare in Cassazione i motivi a cui si è rinunciato, come la richiesta di proscioglimento. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due imputati avverso una sentenza della Corte d’Appello. In quella sede, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena da applicare, ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. Nonostante l’accordo, gli imputati decidevano di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio di motivazione. In particolare, uno contestava il mancato proscioglimento per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p., mentre l’altro si doleva della motivazione sull’accertamento della responsabilità penale.

La Decisione della Corte sul concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi palesemente inammissibili. Utilizzando la procedura semplificata “de plano” prevista dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p., i giudici hanno respinto le doglianze senza necessità di un’udienza formale. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, che considera il ricorso per cassazione avverso una sentenza di concordato in appello ammissibile solo in casi eccezionali e ben definiti.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Inammissibile?

La Corte ha chiarito che la scelta di accedere al concordato in appello produce un effetto dispositivo fondamentale: la rinuncia ai motivi originari di appello. L’imputato, in sostanza, scambia la possibilità di contestare nel merito la propria colpevolezza con il beneficio di una pena concordata e, di solito, più mite.

Questo atto di disposizione processuale limita la cognizione del giudice d’appello e, di conseguenza, preclude la possibilità di sollevare nuovamente le stesse questioni in Cassazione. Secondo la Corte, è da considerarsi ius receptum (principio consolidato) che le uniche censure ammissibili contro una sentenza ex art. 599-bis c.p.p. sono quelle relative a:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Mancanza del consenso del Procuratore Generale.
3. Contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo raggiunto.

Sono invece inammissibili le doglianze relative a motivi rinunciati, come la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento ex art. 129 c.p.p. A causa dell’effetto devolutivo dell’impugnazione, una volta che l’imputato ha rinunciato ai motivi d’appello, il giudice di secondo grado non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento. La sua cognizione è limitata ai motivi non oggetto di rinuncia.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche del Principio

L’ordinanza in esame rafforza la natura negoziale e dispositiva del concordato in appello. Per gli imputati e i loro difensori, questa decisione sottolinea l’importanza di una valutazione strategica attenta: aderire all’accordo significa chiudere definitivamente la discussione sul merito della responsabilità penale.

La scelta è irreversibile e preclude quasi ogni possibilità di un successivo ricorso in Cassazione. La giurisprudenza, con questa pronuncia, conferma la volontà del legislatore di favorire l’efficienza processuale, impedendo impugnazioni dilatorie e contraddittorie rispetto a un accordo liberamente sottoscritto dalle parti. Di conseguenza, l’assistenza legale in questa fase diventa ancora più cruciale per garantire che l’imputato comprenda appieno le conseguenze della propria scelta processuale.

Cos’è il concordato in appello?
È un accordo tra imputato e pubblico ministero, recepito dal giudice d’appello, con cui si definisce la pena da applicare in cambio della rinuncia da parte dell’imputato ai motivi di appello presentati in precedenza.

È possibile ricorrere in Cassazione dopo un concordato in appello?
Sì, ma solo per motivi molto specifici, come vizi nella formazione della volontà di aderire all’accordo, mancanza del consenso del procuratore o una decisione del giudice non conforme all’accordo. Non è possibile contestare questioni a cui si è rinunciato, come la richiesta di proscioglimento.

Perché il giudice d’appello non deve motivare sul mancato proscioglimento in caso di concordato?
Perché l’accordo sulla pena implica la rinuncia ai motivi d’appello, compreso quello relativo alla richiesta di proscioglimento. Di conseguenza, la cognizione del giudice è limitata ai soli aspetti non coperti dalla rinuncia, e non si estende più alla valutazione della fondatezza delle cause di non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati