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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 38063/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena tramite il cosiddetto concordato in appello, aveva impugnato la sentenza lamentando il mancato proscioglimento. La Suprema Corte ha chiarito che l’adesione al concordato in appello comporta una rinuncia ai motivi di impugnazione, limitando la possibilità di ricorrere in Cassazione solo a specifiche violazioni procedurali legate all’accordo stesso e non al merito della causa.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando la Cassazione Chiude la Porta al Ricorso

L’istituto del concordato in appello, reintrodotto dalla legge n. 103 del 2017, rappresenta uno strumento processuale di grande rilevanza che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, le conseguenze di tale accordo sulla possibilità di un successivo ricorso in Cassazione sono precise e vincolanti. Una recente ordinanza della Suprema Corte, la n. 38063/2024, offre un chiarimento decisivo sui limiti dell’impugnazione successiva a un “patteggiamento in appello”, ribadendo un principio consolidato.

Il Caso in Analisi: Dal Patteggiamento in Appello al Ricorso

Nel caso di specie, un imputato aveva proposto ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima, in parziale riforma della decisione di primo grado, aveva rideterminato la pena proprio accogliendo una proposta di concordato in appello formulata dalle parti.

Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa dell’imputato ha sollevato un’ultima doglianza dinanzi alla Suprema Corte, lamentando la violazione dell’articolo 129 del codice di procedura penale. Tale norma impone al giudice di dichiarare d’ufficio determinate cause di non punibilità, come l’evidenza dell’innocenza dell’imputato. In sostanza, si contestava il mancato proscioglimento nel merito, nonostante l’accordo sulla pena.

La Decisione della Cassazione e l’impatto del concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una procedura semplificata, cosiddetta de plano. La decisione si fonda su un principio cardine legato alla natura stessa del concordato in appello: l’effetto devolutivo e la conseguente rinuncia ai motivi di impugnazione.

L’Effetto Devolutivo e la Rinuncia ai Motivi

Quando l’imputato sceglie di accedere al concordato, rinuncia implicitamente a tutti i motivi di appello precedentemente presentati. L’accordo concentra l’attenzione del giudice esclusivamente sulla congruità della nuova pena proposta. Di conseguenza, la cognizione del giudice d’appello viene limitata ai soli aspetti concordati, precludendo una nuova valutazione del merito della vicenda.

La Cassazione ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata (in particolare, la sentenza Mariniello, n. 22002/2019), la quale aveva già stabilito che, una volta che l’imputato rinuncia ai motivi d’impugnazione, il giudice non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p. Tale valutazione sarebbe stata possibile solo se i motivi originali dell’appello fossero stati mantenuti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che il ricorso in Cassazione contro una sentenza frutto di concordato è ammissibile solo in casi circoscritti. Si può contestare:

1. Vizi nella formazione della volontà: ad esempio, se il consenso dell’imputato all’accordo è stato viziato.
2. Mancato consenso del Pubblico Ministero: qualora mancasse l’accordo della pubblica accusa.
3. Contenuto difforme della sentenza: se la pronuncia del giudice non rispecchia l’accordo raggiunto dalle parti.
4. Illegalità della pena: nel caso in cui la pena applicata non sia prevista dalla legge o superi i limiti edittali.

Tutte le altre doglianze, incluse quelle relative alla mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento, sono da considerarsi inammissibili. L’accordo sulla pena, infatti, blocca ogni ulteriore discussione sul merito della colpevolezza.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La decisione in commento conferma che la scelta del concordato in appello è una mossa strategica che deve essere attentamente ponderata. Se da un lato offre il vantaggio di una rapida definizione del processo e di una pena potenzialmente più mite, dall’altro comporta la cristallizzazione del giudizio di colpevolezza e la perdita della possibilità di far valere eventuali motivi di proscioglimento nel merito. L’imputato e il suo difensore devono essere pienamente consapevoli che, una volta intrapresa questa strada, le porte per un riesame della responsabilità da parte della Cassazione si chiudono quasi ermeticamente, salvo le specifiche eccezioni procedurali sopra elencate. La condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in caso di ricorso inammissibile costituisce un ulteriore disincentivo a impugnazioni dilatorie o infondate.

È possibile ricorrere in Cassazione per mancato proscioglimento (art. 129 c.p.p.) dopo aver stipulato un concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.)?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale ricorso è inammissibile. L’accordo sulla pena in appello implica la rinuncia ai motivi d’impugnazione e la cognizione del giudice è limitata ai soli punti oggetto dell’accordo, escludendo una nuova valutazione del merito.

Quali tipi di ricorso sono ammissibili contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Sono ammissibili solo i ricorsi che contestano vizi nella formazione della volontà della parte di aderire all’accordo, il consenso del pubblico ministero, un contenuto della sentenza difforme da quanto pattuito, oppure l’illegalità della sanzione inflitta (perché non prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in questo contesto?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, quattromila euro) in favore della Cassa delle ammende, secondo una procedura semplificata che non richiede un’udienza formale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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