LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 35094/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di secondo grado emessa a seguito di un ‘concordato in appello’. La Corte ha ribadito che, una volta raggiunto l’accordo sulla pena, non è possibile contestare in Cassazione questioni di merito o violazioni di legge a cui si è implicitamente rinunciato con l’accordo stesso. Il ricorso è ammesso solo per vizi relativi alla formazione della volontà delle parti o a un’applicazione della pena difforme da quanto pattuito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

L’istituto del concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta un’importante strumento deflattivo del contenzioso, consentendo alle parti di accordarsi sulla determinazione della pena in secondo grado. Tuttavia, tale accordo ha effetti preclusivi significativi sulle successive impugnazioni. Con la recente ordinanza n. 35094/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi limiti di ammissibilità del ricorso avverso una sentenza che ratifica tale accordo, chiarendo quali motivi possono essere sollevati e quali, invece, si intendono rinunciati.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso la sentenza della Corte di Appello di Roma. In secondo grado, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena, che veniva rideterminata in cinque anni di reclusione e 24.000 euro di multa per reati gravi, tra cui detenzione di sostanze stupefacenti, ricettazione e violazioni in materia di armi. Nonostante l’accordo, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza.

La Decisione della Corte e il concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici di legittimità hanno richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui la sentenza emessa a seguito di concordato in appello è ricorribile in Cassazione solo per motivi molto specifici. L’accordo tra le parti, infatti, limita fortemente l’ambito del successivo giudizio di legittimità.

Le Motivazioni: I Limiti dell’Impugnazione dopo l’Accordo

La motivazione della Corte si fonda sul principio che l’accordo sulla pena implica una rinuncia a far valere determinate questioni. Il potere dispositivo riconosciuto alle parti dall’art. 599-bis c.p.p. non solo vincola il giudice di secondo grado (che può solo accogliere o rigettare l’accordo), ma preclude anche la possibilità di sollevare in Cassazione doglianze relative a questioni di merito o a vizi di legge a cui si è di fatto rinunciato.

In particolare, la Corte ha specificato che il ricorso è ammissibile solo se riguarda:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Il mancato o viziato consenso del Procuratore Generale sulla richiesta.
3. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Sono invece inammissibili le censure relative a questioni, anche rilevabili d’ufficio come le cause di non punibilità ex art. 129 c.p.p., alle quali l’interessato ha rinunciato proprio in funzione dell’accordo. Accettando il concordato, l’imputato accetta anche che il processo si concluda sulla base di quanto pattuito, rinunciando a contestare, ad esempio, la valutazione delle prove o la sussistenza di determinate circostanze. Nel caso di specie, la pena applicata rientrava pienamente nell’accordo e nei limiti edittali, rendendo il ricorso privo di fondamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma che la scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. L’imputato e il suo difensore devono essere pienamente consapevoli che, a fronte del beneficio di una pena certa e potenzialmente più mite, si perde la possibilità di contestare la sentenza di appello su un’ampia gamma di motivi. L’impugnazione in Cassazione viene drasticamente limitata a vizi procedurali legati alla formazione e all’applicazione dell’accordo, escludendo ogni riesame del merito della vicenda. La pronuncia sottolinea quindi la natura ‘tombale’ dell’accordo, che cristallizza l’esito del processo di secondo grado e ne preclude, salvo casi eccezionali, un’ulteriore revisione.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione dopo un concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.)?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammesso solo per motivi specifici e limitati, come vizi nella formazione della volontà di aderire all’accordo, il dissenso del Procuratore Generale o una decisione del giudice non conforme a quanto pattuito.

Quali motivi non si possono contestare in Cassazione dopo un accordo sulla pena in appello?
Non si possono contestare le questioni, anche rilevabili d’ufficio, a cui l’interessato ha implicitamente rinunciato con l’accordo. Ad esempio, non sono ammissibili doglianze sulla valutazione delle prove, sul merito della colpevolezza o sulla mancata applicazione di cause di proscioglimento come quelle previste dall’art. 129 c.p.p.

Cosa succede se si rinuncia a certi motivi di appello per ottenere un concordato sulla pena?
La rinuncia ai motivi di appello in funzione dell’accordo ha un effetto preclusivo sull’intero svolgimento processuale, incluso il giudizio di Cassazione. Significa che tali questioni non potranno più essere sollevate in una fase successiva, poiché si considerano definitivamente abbandonate dalla parte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati