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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di concordato in appello. La Corte ha ribadito che, salvo vizi sulla volontà o sulla pena, non è possibile contestare la mancata valutazione di cause di proscioglimento, poiché l’accordo sulla pena implica una rinuncia a tali motivi.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando e perché non si può ricorrere in Cassazione

L’istituto del concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, rappresenta uno strumento processuale che consente di definire il giudizio di secondo grado attraverso un accordo sulla pena tra l’imputato e il pubblico ministero. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini molto stretti entro i quali è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di tale accordo, chiarendo che la scelta di concordare la pena implica una rinuncia a far valere determinate doglianze.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla decisione della Corte di Appello che, accogliendo la richiesta di concordato sulla pena avanzata dalle parti, aveva rideterminato la sanzione per un imputato. La nuova pena teneva conto della continuazione tra i reati oggetto del giudizio e quelli di una precedente sentenza irrevocabile, fissando la condanna complessiva in quattro anni e sei mesi di reclusione, oltre a una multa.

Contro questa sentenza, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione. Il motivo del ricorso era incentrato sulla presunta violazione di legge e sul vizio di motivazione, sostenendo che la Corte d’Appello non avesse verificato la possibile sussistenza di cause di non punibilità, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale, prima di ratificare l’accordo sulla pena.

La Decisione della Corte di Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno affermato che il motivo addotto dal ricorrente non rientrava tra quelli consentiti dalla legge per impugnare una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. (concordato in appello). La decisione si allinea a un orientamento giurisprudenziale consolidato, che limita fortemente le possibilità di contestare in Cassazione le sentenze frutto di un accordo processuale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che, in tema di concordato in appello, il ricorso in Cassazione è ammissibile solo per motivi molto specifici. Questi includono:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Problemi relativi al consenso del pubblico ministero.
3. Un contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.
4. L’illegalità della sanzione inflitta, qualora questa non rientri nei limiti previsti dalla legge o sia di specie diversa da quella legale.

Sono invece inammissibili tutte le altre doglianze, in particolare quelle relative a motivi a cui la parte ha implicitamente rinunciato con l’accordo. Tra questi rientra proprio la mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento secondo l’articolo 129 c.p.p. Accettando il concordato, l’imputato accetta una sentenza di condanna a una pena determinata, rinunciando di fatto a contestare la propria colpevolezza e a far valere eventuali cause di esclusione della punibilità. Pertanto, la generica lamentela sollevata dal difensore è stata ritenuta irricevibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la scelta di un rito alternativo, come il concordato in appello, comporta delle conseguenze precise, tra cui una significativa limitazione del diritto di impugnazione. Chi opta per questa via deve essere consapevole che sta barattando la possibilità di un’assoluzione nel merito con la certezza di una pena concordata e, di norma, più mite. Il ricorso in Cassazione rimane un’opzione residuale, esperibile solo per vizi ‘strutturali’ dell’accordo o della sentenza che lo recepisce, e non per rimettere in discussione la valutazione di colpevolezza.

In quali casi è possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di ‘concordato in appello’?
Il ricorso è ammesso solo per motivi relativi alla formazione della volontà di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, a un contenuto della sentenza diverso dall’accordo o a un’illegalità della pena inflitta (es. pena fuori dai limiti di legge).

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché la doglianza era generica e verteva sulla mancata valutazione delle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p., un motivo a cui l’imputato rinuncia implicitamente quando accetta il concordato sulla pena.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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