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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24199/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una sentenza basata su un “concordato in appello”. La Corte ha ribadito che, una volta raggiunto un accordo sulla pena, non è possibile contestare in Cassazione il trattamento sanzionatorio, poiché tale doglianza si considera rinunciata. Il ricorso è ammesso solo per vizi relativi alla formazione dell’accordo stesso.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile?

L’istituto del concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, rappresenta uno strumento processuale finalizzato a definire il giudizio di secondo grado attraverso un accordo sulla pena tra imputato e Procura Generale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 24199 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti del successivo ricorso per Cassazione. La decisione sottolinea come l’accordo sulla pena abbia un effetto preclusivo su molte delle doglianze che altrimenti potrebbero essere sollevate, rendendo di fatto il ricorso inammissibile.

I fatti del caso

Nel caso di specie, la Corte di Appello di Bari, in parziale riforma di una sentenza di primo grado, aveva rideterminato la pena per un imputato a due anni e sei mesi di reclusione. Tale decisione era il risultato di un accordo intercorso tra le parti, ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. Nonostante l’accordo, l’imputato, tramite il proprio difensore, decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione proprio in relazione al trattamento sanzionatorio concordato.

La decisione della Corte sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure la necessità di formalità di rito. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza: l’accesso al concordato in appello implica una rinuncia implicita a far valere determinati motivi di impugnazione.

Il potere dispositivo riconosciuto alle parti dall’art. 599-bis c.p.p. non solo limita la cognizione del giudice d’appello (che deve limitarsi a ratificare l’accordo se congruo), ma produce effetti preclusivi sull’intero percorso processuale, incluso il giudizio di legittimità davanti alla Cassazione. Di conseguenza, contestare il trattamento sanzionatorio, che è stato l’oggetto stesso dell’accordo, costituisce una doglianza inammissibile.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha spiegato che, in tema di concordato in appello, il ricorso successivo è ammissibile solo per motivi molto specifici. In particolare, è possibile contestare:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Difetti nel consenso del Procuratore Generale sulla richiesta.
3. Un contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Sono invece inammissibili tutte le doglianze relative a motivi a cui si è rinunciato con l’accordo. Questo include non solo la valutazione del trattamento sanzionatorio, ma anche la mancata valutazione di eventuali cause di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p. (le cosiddette cause di non punibilità), anche se rilevabili d’ufficio. L’accordo sulla pena, in sostanza, ‘cristallizza’ il processo in quel punto, impedendo un riesame di questioni che le parti hanno scelto di non coltivare per ottenere il beneficio di una pena concordata e ridotta.

Le conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento rigoroso e coerente della giurisprudenza. La scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica che comporta benefici (certezza e riduzione della pena) ma anche rinunce significative. Chi opta per questa via deve essere consapevole che le possibilità di un successivo ricorso per Cassazione sono estremamente limitate e circoscritte ai soli vizi genetici dell’accordo. La sentenza impugnata diventa, per tutto il resto, definitiva. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di quattromila euro, a causa della manifesta inammissibilità del suo ricorso.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione dopo un concordato in appello?
No. Il ricorso in Cassazione dopo un concordato in appello è possibile solo per un numero limitato di motivi, legati a vizi dell’accordo e non al merito della decisione.

Quali motivi di ricorso sono ammissibili dopo un accordo sulla pena in appello?
Sono ammissibili i motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, al consenso del Procuratore Generale e al caso in cui la pronuncia del giudice sia difforme rispetto a quanto concordato.

Se si accetta un concordato in appello, si rinuncia a far valere altre questioni?
Sì. L’accordo sulla pena implica la rinuncia a far valere motivi di doglianza relativi a questioni che non attengono ai vizi dell’accordo stesso, come la valutazione del trattamento sanzionatorio o la sussistenza di cause di non punibilità ex art. 129 c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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