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Concordato in Appello: Limiti al Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con ordinanza, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello. La Corte ha stabilito che l’accordo sulla pena implica la rinuncia a far valere motivi di appello precedentemente proposti, inclusa la richiesta di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. L’adesione al concordato in appello preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni a cui si è implicitamente rinunciato.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento fondamentale per la definizione accelerata dei processi di secondo grado. Tuttavia, la scelta di aderire a tale accordo comporta conseguenze procedurali significative, in particolare per quanto riguarda l’ammissibilità del successivo ricorso in Cassazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte ha ribadito i limiti stringenti di questa impugnazione, chiarendo che l’accordo sulla pena implica una rinuncia ai motivi di appello originari.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Contro il Patteggiamento in Appello

Nel caso di specie, un imputato aveva proposto ricorso per cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva ratificato un accordo sulla pena. L’imputato lamentava, tra le altre cose, una violazione di legge per il mancato proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p., sostenendo che il giudice avrebbe dovuto dichiarare l’insussistenza del reato nonostante l’accordo raggiunto tra le parti. La difesa chiedeva, pertanto, l’annullamento della sentenza impugnata.

La Decisione della Cassazione e i Limiti del Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso palesemente inammissibile. I giudici hanno affermato un principio ormai consolidato, qualificandolo come ius receptum: il ricorso in Cassazione avverso una sentenza emessa a seguito di concordato in appello è ammissibile solo per motivi molto specifici. Questi includono vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, nel consenso del Procuratore Generale o nel caso in cui la pronuncia del giudice sia difforme rispetto a quanto concordato.

Le Motivazioni: La Rinuncia Implicita ai Motivi di Appello

Il cuore della decisione risiede nella natura stessa del concordato in appello. La Corte ha spiegato che, aderendo all’accordo, l’imputato rinuncia di fatto ai motivi di appello originariamente proposti. Questo atto dispositivo, riconosciuto alla parte, non solo limita la cognizione del giudice di secondo grado, ma produce effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale, compreso il giudizio di legittimità.

Di conseguenza, sono inammissibili le doglianze relative a questioni a cui l’interessato ha rinunciato in funzione dell’accordo sulla pena. Tra queste rientra a pieno titolo la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento secondo l’art. 129 c.p.p. La Corte ha sottolineato che, a causa dell’effetto devolutivo dell’impugnazione e della successiva rinuncia ai motivi, il giudice d’appello non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento. Questo principio era già stato affermato in passato e viene oggi confermato con fermezza.

La scelta di accedere al concordato è una scelta strategica che bilancia il beneficio di una pena ridotta con la rinuncia a determinate facoltà processuali. Pertanto, non è possibile godere dei vantaggi dell’accordo e, contemporaneamente, contestare in Cassazione aspetti del merito a cui si è implicitamente rinunciato.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame ribadisce un concetto cruciale per la difesa tecnica: la decisione di proporre un concordato in appello deve essere attentamente ponderata. L’imputato e il suo difensore devono essere pienamente consapevoli che tale scelta comporta la cristallizzazione del giudizio di colpevolezza e la rinuncia a far valere gran parte dei motivi di appello. Il ricorso in Cassazione rimane un’opzione, ma solo per contestare la regolarità e la correttezza dell’accordo stesso, non per riaprire questioni di merito. La declaratoria di inammissibilità, come nel caso di specie, comporta inoltre la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, rendendo la scelta di un ricorso infondato economicamente svantaggiosa.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di “concordato in appello” lamentando la mancata assoluzione ex art. 129 c.p.p.?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’adesione all’accordo sulla pena implica una rinuncia ai motivi di appello, inclusa la richiesta di proscioglimento. Pertanto, un ricorso basato su tale doglianza è inammissibile.

Quali sono i motivi validi per impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo se si deducono motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato, al consenso del Procuratore Generale sulla richiesta, oppure se il contenuto della pronuncia del giudice è difforme rispetto all’accordo raggiunto.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
A norma dell’art. 616 c.p.p., quando il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, il cui importo è stabilito dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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