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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imputati che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in secondo grado (noto come concordato in appello), lamentavano l’illegalità della stessa per vizio di motivazione. La Suprema Corte ha chiarito che l’adesione al concordato in appello preclude la possibilità di contestare in seguito questioni coperte dall’accordo, a meno che la pena inflitta non sia palesemente illegale, cioè al di fuori dei limiti previsti dalla legge.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599 bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, quali sono i limiti all’impugnazione successiva di una sentenza che recepisce tale accordo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza, stabilendo l’inammissibilità del ricorso fondato su motivi a cui le parti hanno implicitamente rinunciato con l’accordo stesso.

La Vicenda Processuale

Nel caso in esame, due imputati ricorrevano per cassazione avverso una sentenza della Corte di assise di appello di Venezia. In secondo grado, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena, che era stata rideterminata in sei anni di reclusione per entrambi, previo riconoscimento di una circostanza attenuante. La Corte d’appello aveva accolto il concordato in appello, emettendo una sentenza conforme.

Il Ricorso in Cassazione e la Presunta Illegalità della Pena

Nonostante l’accordo, gli imputati presentavano ricorso alla Suprema Corte, lamentando la violazione dell’art. 606, comma 1, lett. b, del codice di procedura penale. Nello specifico, sostenevano che la pena applicata fosse illegale perché la Corte d’appello aveva omesso qualsiasi riferimento ai criteri di commisurazione della pena previsti dagli articoli 133 e 133 bis del codice penale, rendendo la motivazione carente.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, fornendo una motivazione chiara e basata su principi consolidati. I giudici hanno sottolineato che la scelta del concordato in appello comporta una rinuncia a tutti i motivi di impugnazione, ad eccezione di quelli oggetto dell’accordo stesso (nel caso di specie, il riconoscimento di un’attenuante).

La Corte ha precisato che la pena inflitta, essendo compresa nei limiti edittali previsti dalla legge per il reato contestato, non poteva essere definita ‘illegale’. La doglianza relativa alla mancanza di motivazione sui criteri dell’art. 133 c.p. è inammissibile, poiché l’accordo tra le parti sostituisce di fatto la valutazione discrezionale del giudice su tali aspetti. La rideterminazione della pena è avvenuta, infatti, seguendo il ‘criterio di calcolo concordato’, come esplicitato dalla stessa sentenza d’appello.

Richiamando un precedente giurisprudenziale (Sez. 3, n. 51557 del 14/11/2023), la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: una volta che il giudice d’appello ha accolto le richieste concordate, le parti non possono più dedurre in sede di legittimità un difetto di motivazione o altre questioni relative ai motivi a cui hanno rinunciato. L’accordo processuale preclude, di fatto, un successivo ripensamento sulle questioni coperte dall’intesa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza rafforza la natura e la finalità del concordato in appello. La decisione chiarisce che l’adesione a questo rito alternativo non è priva di conseguenze: essa implica una consapevole rinuncia a far valere determinate censure in un successivo grado di giudizio. Il ricorso in Cassazione contro una sentenza frutto di concordato resta possibile, ma solo per contestare vizi gravi, come l’applicazione di una pena effettivamente illegale (cioè non prevista dall’ordinamento) o errori procedurali che inficiano la validità dell’accordo stesso. Non è invece consentito utilizzare l’impugnazione per rimettere in discussione aspetti, come la motivazione sulla quantificazione della pena, che l’accordo stesso ha lo scopo di superare.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza d’appello basata su un concordato tra le parti?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. Il ricorso non è consentito per contestare la motivazione della pena o altre questioni che sono state oggetto di rinuncia con l’accordo stesso, a meno che la pena non sia ‘illegale’, ovvero al di fuori dei limiti stabiliti dalla legge.

Quando una pena concordata in appello può essere considerata illegale?
Secondo la Corte, una pena è ‘illegale’ quando non rientra nei limiti edittali (minimo e massimo) previsti dalla norma per il reato contestato. La semplice mancanza di una motivazione dettagliata sui criteri di quantificazione della pena (ex art. 133 c.p.) non la rende illegale se frutto di un accordo tra le parti accolto dal giudice.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità impedisce alla Corte di Cassazione di esaminare il merito del ricorso. Di conseguenza, il provvedimento impugnato diventa definitivo e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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