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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

Un imputato, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (cd. concordato in appello), ha presentato ricorso in Cassazione lamentando vizi di motivazione e la mancata valutazione della particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la rinuncia ai motivi di appello, implicita nel concordato, preclude la possibilità di sollevare le stesse questioni in sede di legittimità. La decisione conferma che l’accordo sulla pena ha un effetto preclusivo quasi totale.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sull’accoglimento di alcuni motivi di appello, con rinuncia agli altri. Ma cosa succede se, dopo aver raggiunto tale accordo, l’imputato decide comunque di ricorrere in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce i limiti invalicabili di tale impugnazione.

I Fatti del Caso: Dall’Accordo al Ricorso

Nel caso specifico, un imputato, condannato in primo grado, aveva presentato appello chiedendo l’assoluzione e, in subordine, la concessione di attenuanti. Durante il giudizio di secondo grado, la difesa raggiungeva un accordo con la Procura Generale per una rideterminazione della pena a otto mesi di reclusione, rinunciando esplicitamente agli altri motivi di appello. La Corte d’Appello, recependo l’accordo, emetteva la sentenza.

Tuttavia, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando due aspetti principali: la mancanza di motivazione sulla congruità della pena e la mancata valutazione della possibile assoluzione per la particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.).

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile dopo il Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine: l’accordo raggiunto tramite il concordato in appello ha un effetto preclusivo. L’imputato, accettando una pena concordata, rinuncia implicitamente ed esplicitamente a contestare i punti che ne costituiscono il presupposto, ovvero la sua colpevolezza e la valutazione del merito.

Le Motivazioni della Corte

I giudici di legittimità hanno spiegato in modo dettagliato le ragioni della loro decisione, basandosi su principi consolidati:

1. Effetto della Rinuncia: Il ricorso è stato trattato con la procedura semplificata de plano proprio perché verteva su motivi ai quali il ricorrente aveva espressamente rinunciato in appello. La rinuncia ai motivi di merito impedisce al giudice di Cassazione di riesaminare tali questioni. Proporre ricorso su punti rinunciati è un vizio che porta direttamente all’inammissibilità.

2. Impossibilità di Valutare la Tenuità del Fatto: La questione relativa all’assoluzione per particolare tenuità del fatto è stata ritenuta inammissibile per due ragioni. Primo, non era mai stata sollevata come motivo specifico davanti alla Corte d’Appello. Secondo, e più importante, la rinuncia ai motivi di merito sulla condanna impedisce al giudice qualsiasi valutazione sulla gravità del fatto, rendendo di fatto impossibile applicare l’istituto della non punibilità.

3. Congruità della Pena Concordata: La Corte ha respinto anche la censura sulla mancanza di motivazione riguardo all’entità della pena. Nel momento in cui il giudice d’appello accoglie il concordato, effettua una valutazione sulla congruità della pena proposta dalle parti. Tale valutazione, insita nell’accoglimento dell’accordo, non necessita di un’analisi dettagliata degli elementi di fatto, poiché questi sono ormai coperti dal giudicato formatosi con la rinuncia ai motivi di merito.

Conclusioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un concetto fondamentale per la difesa tecnica: la scelta di aderire a un concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. L’accordo chiude la porta a successive contestazioni sul merito della vicenda processuale. Il ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo per vizi molto specifici, come quelli relativi alla formazione della volontà delle parti, al consenso del pubblico ministero o all’illegalità della pena (ad esempio, perché determinata al di fuori dei limiti di legge), ma non per rimettere in discussione ciò a cui si è volontariamente rinunciato. L’imputato, con la condanna, è stato inoltre obbligato a pagare le spese processuali e una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa dopo un “concordato in appello”?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. Secondo la Corte, il ricorso è ammissibile solo se riguarda la formazione della volontà delle parti, il consenso del PM o l’illegalità della pena (es. fuori dai limiti edittali), ma non per motivi di merito a cui si è rinunciato.

Se si accetta un “concordato in appello”, il giudice può ancora dichiarare l’assoluzione per la particolare tenuità del fatto?
No. La rinuncia ai motivi di appello sul merito della condanna, insita nel concordato, impedisce al giudice di effettuare la valutazione necessaria per decidere sulla tenuità del fatto. Tale giudizio è ormai coperto dal giudicato.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione su motivi a cui si era rinunciato con il concordato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Come stabilito in questa ordinanza, la presentazione di un ricorso su questioni oggetto di rinuncia esplicita comporta l’inammissibilità e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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