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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi presentati da due imputati dopo aver stipulato un concordato in appello. La Corte ribadisce che l’accordo preclude la possibilità di sollevare in Cassazione motivi oggetto di rinuncia, comprese le questioni sulle misure di sicurezza, e vieta di presentare richieste unilaterali successive, come quella di applicazione di pene sostitutive, che modificherebbero l’accordo stesso.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello e Ricorso in Cassazione: Quando è Inammissibile?

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per deflazionare il carico giudiziario, permettendo alle parti di accordarsi su alcuni aspetti della sentenza di primo grado. Tuttavia, quali sono i limiti di questo accordo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini dell’impugnazione successiva, stabilendo l’inammissibilità dei ricorsi che tentano di rimettere in discussione punti oggetto di rinuncia o di introdurre nuove richieste.

I Fatti del Caso

Due imputati, dopo una condanna in primo grado, avevano raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte d’Appello, formalizzando un concordato in appello. Tale accordo prevedeva la rinuncia a tutti i motivi di impugnazione ad eccezione di quelli relativi alla determinazione della pena. Nonostante ciò, entrambi decidevano di presentare ricorso per Cassazione.

Il primo ricorrente lamentava un’errata qualificazione giuridica del reato e un vizio di motivazione, questioni che rientravano tra i motivi a cui aveva esplicitamente rinunciato. Il secondo ricorrente sollevava due questioni: la prima, relativa all’omessa motivazione su una misura di sicurezza, anch’essa coperta dalla rinuncia; la seconda, riguardava il mancato accoglimento di un’istanza per l’applicazione di una pena sostitutiva, presentata dopo che l’accordo sulla pena detentiva era già stato concluso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’accordo raggiunto con il concordato in appello limita drasticamente la possibilità di un successivo ricorso per Cassazione. L’accettazione dell’accordo implica una rinuncia tombale a far valere qualsiasi doglianza non espressamente esclusa dall’accordo stesso. La Corte ha condannato entrambi i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e il primo anche al versamento di una somma alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: L’Intoccabilità del Concordato in Appello

Le motivazioni della Corte si articolano su due pilastri fondamentali, che rafforzano la natura vincolante dell’accordo tra le parti.

La Rinuncia ai Motivi di Appello

La Cassazione ha ribadito che il ricorso è inammissibile se ripropone motivi che sono stati oggetto di rinuncia nell’ambito del concordato in appello. Questo principio vale anche per questioni di legittimità costituzionale. L’unica eccezione contemplata è il caso in cui venga irrogata una pena illegale, circostanza non verificatasi nel caso di specie. La rinuncia, inoltre, si estende a tutti i capi della decisione non direttamente legati alla quantificazione della pena, incluse le misure di sicurezza, che costituiscono un capo autonomo della sentenza e, come tale, sono coperte dall’accordo se non specificamente escluse.

L’Impossibilità di Modifiche Unilaterali

Particolarmente interessante è la motivazione relativa alla richiesta di pena sostitutiva. La Corte ha chiarito che presentare una tale istanza dopo aver definito l’accordo sulla pena detentiva equivale a una modifica unilaterale del patto. Il concordato è un atto bilaterale, la cui struttura e funzione non consentono interventi successivi di una sola parte che ne alterino la sostanza. La richiesta di convertire la pena detentiva (oggetto dell’accordo) in una pena sostitutiva è incompatibile con l’istituto stesso, che si basa su un consenso cristallizzato e non modificabile a posteriori.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso sull’istituto del concordato in appello. Le conclusioni che se ne traggono sono chiare:

1. Valore Vincolante dell’Accordo: Il concordato è un patto processuale serio e vincolante. La rinuncia ai motivi di appello è effettiva e preclude quasi ogni possibilità di ricorso in Cassazione sui punti rinunciati.
2. Limiti all’Impugnazione: L’accesso alla Cassazione dopo un concordato è limitato ai motivi non oggetto di rinuncia o all’eventuale illegalità della pena concordata. Qualsiasi tentativo di aggirare questi limiti è destinato all’inammissibilità.
3. Completezza dell’Accordo: Le parti devono definire tutti gli aspetti rilevanti all’interno dell’accordo. Non è possibile introdurre nuove richieste, come quelle sulle pene sostitutive, dopo la sua conclusione, poiché ciò snaturerebbe la natura consensuale dell’istituto.

In sintesi, la scelta di accedere al concordato in appello deve essere ponderata attentamente dalla difesa, con la piena consapevolezza che essa comporta una significativa compressione del diritto di impugnazione.

È possibile presentare ricorso in Cassazione per motivi a cui si era rinunciato durante un concordato in appello?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che è inammissibile il ricorso con cui si ripropongono doglianze relative a motivi rinunciati, salvo il raro caso in cui la pena concordata sia illegale.

La rinuncia ai motivi di appello in un concordato si estende anche alle misure di sicurezza?
Sì. Secondo la Corte, la rinuncia a tutti i motivi diversi da quelli sulla determinazione della pena comprende anche le doglianze relative all’applicazione di misure di sicurezza, poiché queste costituiscono un capo autonomo della decisione coperto dall’accordo.

Dopo aver concluso un concordato in appello sulla pena detentiva, si può chiedere l’applicazione di una pena sostitutiva?
No. La richiesta di applicazione di una pena sostitutiva, formulata dopo l’intervenuto accordo sulla pena detentiva, costituisce una modifica unilaterale dell’accordo stesso e, pertanto, non può essere accolta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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