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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13298/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato avverso una sentenza di ‘concordato in appello’. La Corte ha ribadito che l’accordo tra le parti in appello implica una rinuncia a sollevare ulteriori doglianze, salvo rarissime eccezioni. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando l’Accordo Chiude la Porta alla Cassazione

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, ma le sue implicazioni sono definitive. Con l’ordinanza n. 13298 del 2024, la Corte di Cassazione torna a ribadire un principio fondamentale: l’accordo raggiunto in appello preclude, di norma, la possibilità di presentare un successivo ricorso per cassazione. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un imputato, dopo essere stato condannato in primo grado, decideva di appellare la sentenza. Nel corso del giudizio di appello, la difesa raggiungeva un accordo con la Procura Generale, perfezionando un concordato in appello. La Corte d’Appello di Bari, preso atto dell’accordo, emetteva una sentenza che ne recepiva i termini.

Nonostante l’accordo, l’imputato proponeva comunque ricorso per cassazione, sollevando un motivo specifico relativo alla revoca di una misura di confisca disposta in precedenza. La questione, quindi, era se tale ricorso potesse essere esaminato nel merito, nonostante il patto processuale siglato.

La Decisione della Cassazione sul concordato in appello

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’interpretazione consolidata della natura e degli effetti del concordato in appello. Secondo i giudici di legittimità, nel momento in cui le parti – imputato e pubblico ministero – si accordano sui punti della sentenza da concordare, accettano implicitamente di rinunciare a sollevare qualsiasi altra doglianza nel successivo giudizio di legittimità.

Questo principio vale anche per questioni che, in altre circostanze, potrebbero essere rilevate d’ufficio dalla stessa Corte. L’accordo, in sostanza, ‘cristallizza’ la decisione e chiude la vicenda processuale.

le motivazioni: I Limiti del Ricorso dopo il Concordato in Appello

La Corte ha chiarito che la rinuncia a ulteriori impugnazioni, insita nell’accordo, non è assoluta, ma conosce limiti ben precisi. Il ricorso per cassazione dopo un concordato in appello è ammesso solo in due casi eccezionali:

1. Pena illegale: Qualora l’accordo abbia portato all’applicazione di una sanzione non prevista dalla legge o computata in modo palesemente errato e contrario a norme imperative.
2. Vizi della volontà: Se emergono difetti nel processo di formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, o nel consenso prestato dal pubblico ministero.

Nel caso esaminato, la Corte ha stabilito che la questione relativa alla confisca non rientrava in nessuna di queste due eccezioni. Si trattava di una doglianza sul merito della decisione, coperta dalla rinuncia implicita derivante dall’accordo. La scelta di accedere al concordato è una decisione strategica che comporta benefici (come la rideterminazione della pena) ma anche oneri, primo tra tutti la quasi totale preclusione di un ulteriore grado di giudizio.

le conclusioni: Implicazioni Pratiche e Conseguenze Economiche

L’ordinanza in esame conferma che la scelta del concordato in appello deve essere ponderata attentamente dalla difesa, poiché segna un punto di non ritorno. Le implicazioni pratiche sono chiare: una volta siglato l’accordo, lo spazio per contestare la sentenza in Cassazione è quasi nullo. È fondamentale che l’imputato sia pienamente consapevole che sta barattando la possibilità di un riesame completo della sua posizione con la certezza di un esito concordato.

Inoltre, la pronuncia di inammissibilità ha avuto conseguenze economiche dirette per il ricorrente. In base all’art. 616 c.p.p., quando un ricorso viene dichiarato inammissibile senza che vi sia un’assenza di colpa da parte del proponente, scatta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. In questo caso specifico, la sanzione è stata quantificata in 3.000 euro, una cifra che funge da deterrente contro la proposizione di ricorsi palesemente infondati o preclusi dalla legge.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo aver accettato un ‘concordato in appello’?
Di regola, no. La stipula di un accordo in appello implica la rinuncia a presentare ulteriori motivi di ricorso, poiché l’accordo stesso definisce l’esito del giudizio di secondo grado.

Quali sono le uniche eccezioni che permettono un ricorso dopo un concordato in appello?
Le uniche eccezioni, come chiarito dalla Corte, riguardano l’eventuale irrogazione di una pena illegale o la presenza di vizi nella formazione della volontà delle parti (imputato e pubblico ministero) di accedere all’accordo stesso.

Cosa succede se si presenta un ricorso inammissibile dopo un concordato?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria, ritenuta equa, a favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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