LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12313/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver definito la pena tramite concordato in appello, contestava la mancata esclusione della recidiva e il diniego delle attenuanti. La Corte ha ribadito che l’accordo tra le parti implica la rinuncia a sollevare in Cassazione motivi diversi da quelli eccezionalmente previsti, come l’illegalità della pena. Poiché le doglianze del ricorrente non rientravano in tali eccezioni, il ricorso è stato respinto con condanna alle spese.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per definire il processo nel secondo grado di giudizio attraverso un accordo sulla pena. Tuttavia, la scelta di percorrere questa via processuale comporta conseguenze significative sulla possibilità di impugnare la decisione successiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili del ricorso dopo un accordo, sottolineando il principio della rinuncia implicita ai motivi di doglianza.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Respinto

Nel caso specifico, un imputato aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello emessa proprio a seguito di un concordato in appello. Le lamentele del ricorrente si concentravano su due punti specifici: l’assenza di motivazione e la violazione di legge riguardo alla mancata esclusione della recidiva e al diniego delle circostanze attenuanti generiche. Si trattava, quindi, di contestazioni relative al merito del trattamento sanzionatorio concordato tra le parti e recepito dai giudici d’appello.

Limiti del Ricorso dopo il Concordato in Appello

La Corte Suprema ha affrontato la questione richiamando un principio consolidato nella sua giurisprudenza. L’accordo delle parti sui punti oggetto del concordato, una volta ratificato dal giudice, implica una rinuncia a sollevare nel successivo giudizio di legittimità ogni diversa doglianza. Questo significa che le parti, accettando l’accordo, perdono il diritto di contestare in Cassazione aspetti che avrebbero potuto essere oggetto di discussione nel merito.

Esistono, tuttavia, delle eccezioni a questa regola generale. Il ricorso rimane ammissibile solo per motivi circoscritti e di particolare gravità, quali:

1. L’irrogazione di una pena illegale, ovvero una pena non prevista dalla legge per quel tipo di reato.
2. Vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato (ad esempio, se il consenso è stato estorto o dato per errore).
3. Vizi nel consenso prestato dal pubblico ministero.
4. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto a quanto concordato.

Nel caso analizzato, i motivi proposti dal ricorrente non rientravano in nessuna di queste categorie eccezionali.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto che le censure relative alla recidiva e alle attenuanti generiche fossero questioni di merito coperte dall’accordo raggiunto. Scegliendo la via del concordato in appello, l’imputato ha implicitamente accettato la valutazione complessiva del trattamento sanzionatorio, rinunciando a contestarla ulteriormente. Di conseguenza, poiché le situazioni eccezionali che consentono il ricorso non erano presenti, la Corte ha dichiarato l’impugnazione inammissibile ai sensi dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale.
Questa decisione ha comportato non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei presupposti di legge.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame conferma con chiarezza la natura e gli effetti del concordato in appello. Si tratta di una scelta strategica che offre il vantaggio di una definizione più rapida del processo e di una pena certa, ma che comporta la quasi totale preclusione del ricorso in Cassazione. La decisione di aderire a un simile accordo deve essere ponderata attentamente dalla difesa, con la piena consapevolezza che le uniche porte che restano aperte per un successivo controllo di legittimità sono quelle, molto strette, dell’illegalità della pena e dei vizi del consenso. Qualsiasi altra questione di merito, una volta siglato l’accordo, si considera definitivamente risolta.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un concordato in appello?
Sì, ma solo per motivi eccezionali e limitati, come l’applicazione di una pena illegale, vizi nella formazione della volontà di accedere all’accordo, o se la sentenza del giudice è difforme da quanto pattuito.

Quali motivi di ricorso si intendono rinunciati con il concordato in appello?
Si rinuncia a dedurre ogni diversa doglianza, anche se relativa a questioni rilevabili d’ufficio, come quelle riguardanti la valutazione della recidiva o la concessione delle circostanze attenuanti generiche, che sono state oggetto della decisione in esame.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna della parte che ha proposto il ricorso al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati