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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato avverso una sentenza di “concordato in appello”. L’ordinanza chiarisce che, aderendo all’accordo sulla pena, si rinuncia a contestare aspetti come il trattamento sanzionatorio o la mancata concessione di attenuanti. Il ricorso è possibile solo per vizi specifici, come quelli relativi alla formazione della volontà, o per palese illegalità della pena, condizioni non riscontrate nel caso di specie.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Limiti e Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, ma la sua applicazione comporta conseguenze significative sui successivi gradi di giudizio. Con la recente ordinanza n. 11802/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito i rigidi confini entro cui è possibile impugnare una sentenza frutto di tale accordo, fornendo chiarimenti essenziali per imputati e difensori. Analizziamo la decisione e le sue implicazioni pratiche.

Il Caso: Dall’Accordo in Appello al Ricorso per Cassazione

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte di Appello di Bari. Quest’ultima aveva applicato la pena concordata tra le parti proprio ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa decideva di adire la Suprema Corte, lamentando un vizio di motivazione in relazione a due aspetti specifici: il trattamento sanzionatorio applicato e la negazione delle circostanze attenuanti generiche. In sostanza, dopo aver accettato una determinata pena, l’imputato tentava di rimetterla in discussione in sede di legittimità.

La Decisione della Cassazione sul concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: l’accesso al concordato in appello implica una rinuncia implicita a contestare i punti che sono stati oggetto dell’accordo stesso. L’imputato, accettando una pena predeterminata, non può successivamente dolersi della sua entità o dei criteri con cui è stata calcolata, inclusa la valutazione sulle circostanze attenuanti.

Le Motivazioni Giuridiche della Suprema Corte

La Suprema Corte ha spiegato che il ricorso per cassazione avverso una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per un novero limitato di motivi. Questi includono:

1. Vizi nella formazione della volontà: Qualora si dimostri che il consenso dell’imputato all’accordo non è stato libero e consapevole.
2. Mancato consenso del Pubblico Ministero: Se l’accordo è stato ratificato dal giudice senza il necessario assenso della pubblica accusa.
3. Contenuto difforme della pronuncia: Se la sentenza del giudice si discosta da quanto pattuito nell’accordo.
4. Omessa valutazione di cause di proscioglimento: Quando il giudice non rileva una causa di non punibilità evidente e immediatamente accertabile (ex art. 129 c.p.p.).
5. Illegalità della pena: Se la sanzione concordata e applicata è illegale, ovvero non rientra nei limiti edittali previsti dalla legge per quel reato o è di una specie diversa da quella consentita.

Le doglianze del ricorrente, focalizzate sulla quantificazione della pena e sulla gestione delle attenuanti, non rientravano in nessuna di queste eccezioni. Erano, al contrario, questioni tipiche a cui si rinuncia stipulando l’accordo. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, data la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche dell’Ordinanza

Questa pronuncia rafforza un importante monito per la pratica forense. La scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica che deve essere ponderata con attenzione. Se da un lato offre il vantaggio di una pena certa e potenzialmente più mite, dall’altro chiude quasi ogni porta a un successivo ricorso in Cassazione. L’accordo ha natura negoziale e implica l’accettazione del suo contenuto, inclusa la pena finale. Tentare di rimettere in discussione tali aspetti equivale a un’impugnazione priva dei presupposti di legge, con il rischio concreto non solo di un rigetto, ma anche di una condanna a spese e sanzioni aggiuntive. Pertanto, è fondamentale che la difesa valuti scrupolosamente tutti gli elementi prima di consigliare al proprio assistito la via del concordato, essendo questa una scelta processuale con effetti quasi definitivi sul trattamento sanzionatorio.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di “concordato in appello” per contestare l’entità della pena?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’accordo sulla pena implica la rinuncia ai motivi relativi alla sua determinazione, a meno che la sanzione applicata non sia palesemente illegale (ad esempio, fuori dai limiti previsti dalla legge).

Quali sono i motivi validi per impugnare una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Il ricorso è ammesso solo per questioni specifiche, quali vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, un contenuto della sentenza diverso da quanto pattuito, la mancata valutazione di cause di proscioglimento evidenti, o l’illegalità della sanzione.

Cosa comporta la presentazione di un ricorso inammissibile in questi casi?
La declaratoria di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie dove è stata fissata una somma di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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