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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8483/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver accettato un concordato in appello, contestava la sua responsabilità penale. La Corte ha ribadito che il patteggiamento della pena in secondo grado preclude la possibilità di sollevare questioni di merito, ammettendo il ricorso solo per vizi legati alla formazione dell’accordo stesso. La decisione si basa sul principio del ‘numerus clausus’ dei motivi di ricorso.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, la scelta di percorrere questa strada processuale comporta conseguenze significative sulla possibilità di impugnare successivamente la decisione davanti alla Corte di Cassazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte ha ribadito i rigidi paletti che limitano il ricorso, chiarendo quali doglianze non possono più essere sollevate dopo l’accordo.

I Fatti di Causa

Nel caso di specie, la Corte d’Appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva rideterminato la pena per un imputato accogliendo la proposta di concordato in appello formulata dalle parti. Contestualmente, dichiarava l’estinzione per prescrizione di un altro capo di imputazione. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e un travisamento della prova, al fine di contestare l’affermazione stessa della sua responsabilità penale.

I Limiti del Ricorso dopo il Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso alla luce della consolidata giurisprudenza in materia di concordato in appello. La norma e l’interpretazione giurisprudenziale stabiliscono che il ricorso avverso una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo per un numerus clausus (numero chiuso) di motivi. Questi motivi attengono esclusivamente alla fase genetica dell’accordo e non al merito della vicenda.

In particolare, il ricorso è consentito solo se si deducono:

1. Vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Vizi inerenti al consenso prestato dal pubblico ministero.
3. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo pattuito.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza è considerata inammissibile. L’accordo sulla pena, infatti, implica una rinuncia implicita a far valere i motivi di appello che non sono stati oggetto dell’accordo stesso, in particolare quelli che contestano la colpevolezza.

La Decisione della Corte di Cassazione

Coerentemente con questo principio, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile.

Le Motivazioni

I giudici hanno sottolineato che le doglianze dell’imputato, relative alla carenza di motivazione e al travisamento delle prove, riguardavano questioni di merito per le quali era intervenuta una rinuncia implicita con l’adesione al concordato in appello. Sono quindi inammissibili le censure relative a motivi rinunciati, alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p. e a vizi sulla determinazione della pena che non si traducano in una palese illegalità della sanzione.
Poiché le questioni sollevate non rientravano nel perimetro ristretto dei motivi ammessi, il ricorso è stato dichiarato inammissibile attraverso una procedura semplificata de plano, senza udienza.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un punto cruciale della procedura penale: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con effetti preclusivi. Chi accede a tale istituto ottiene una potenziale riduzione della pena, ma al contempo rinuncia a contestare nel merito la propria responsabilità davanti al giudice di legittimità. La possibilità di ricorrere in Cassazione è limitata alla sola verifica della corretta formazione e applicazione dell’accordo. Questa decisione serve da monito per le difese, che devono attentamente ponderare i pro e i contro di un accordo, consapevoli che tale scelta sigilla, nella maggior parte dei casi, il giudizio sulla colpevolezza.

Dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato), è ancora possibile ricorrere in Cassazione per contestare la propria colpevolezza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’adesione al “concordato in appello” implica la rinuncia a contestare l’affermazione di responsabilità penale. Il ricorso è inammissibile se riguarda motivi sui quali si è implicitamente rinunciato con l’accordo.

Quali sono gli unici motivi per cui si può impugnare una sentenza emessa a seguito di “concordato in appello”?
Il ricorso è ammesso solo per un numero chiuso (numerus clausus) di motivi: vizi nella formazione della volontà di accedere al concordato, nel consenso del pubblico ministero, o se la sentenza del giudice si discosta dall’accordo raggiunto tra le parti.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione per motivi non ammessi dopo un concordato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile con una procedura semplificata (de plano). Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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