LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di tre imputati contro una sentenza di condanna per estorsione aggravata, emessa a seguito di concordato in appello. La Corte ribadisce che i motivi relativi al trattamento sanzionatorio non sono validi per impugnare una sentenza basata su un accordo tra le parti, salvo casi di illegalità della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, permettendo alle parti di accordarsi sulla pena in secondo grado. Tuttavia, le porte della Corte di Cassazione non sono sempre aperte per chi ha scelto questa via. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce i rigidi limiti di impugnabilità di tali sentenze, soprattutto quando le doglianze riguardano il trattamento sanzionatorio.

Il Caso in Esame

Tre individui, condannati in primo grado per estorsione aggravata, avevano presentato appello. In sede di secondo grado, le difese e la pubblica accusa raggiungevano un accordo sulla pena, formalizzato dalla Corte di Appello con una sentenza che confermava la responsabilità penale. Nonostante l’accordo, i tre imputati decidevano di ricorrere in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione proprio in relazione al trattamento sanzionatorio concordato.

La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi, ha trattato i ricorsi con la procedura semplificata de plano, prevista per le impugnazioni palesemente inammissibili, giungendo a una rapida decisione di rigetto.

I Limiti del Ricorso dopo un Concordato in Appello

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: la sentenza emessa a seguito di concordato in appello è ricorribile in Cassazione solo per motivi molto specifici. La logica del legislatore è chiara: se le parti hanno volontariamente trovato un accordo sulla pena, rinunciando a specifici motivi di appello, non possono poi rimettere in discussione l’esito di tale accordo davanti al giudice di legittimità.

Le uniche censure ammissibili sono quelle che riguardano:

* Vizi nella formazione della volontà: Ad esempio, se si dimostra che il consenso dell’imputato all’accordo è stato viziato da errore, violenza o dolo.
* Mancanza del consenso del pubblico ministero: L’accordo deve essere frutto del consenso di entrambe le parti processuali.
* Contenuto della sentenza difforme dall’accordo: Se il giudice recepisce l’accordo modificandolo in modo sostanziale e non concordato.

La Questione del Trattamento Sanzionatorio e i limiti del concordato in appello

I ricorsi degli imputati si concentravano proprio sulla presunta errata valutazione della pena, ovvero il trattamento sanzionatorio. La Cassazione ha sottolineato che tali doglianze sono inammissibili. Una volta raggiunto l’accordo, le valutazioni sulla congruità della pena sono precluse, a meno che la sanzione inflitta non sia palesemente illegale. Per illegalità si intende una pena che esce dai limiti edittali previsti dalla legge per quel reato specifico o una pena di genere diverso da quello prescritto. Nel caso di specie, non si verteva in un’ipotesi di pena illegale, ma di una mera critica alla quantificazione della stessa, già oggetto dell’accordo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione di inammissibilità sulla base della natura stessa del concordato in appello. Accettando l’accordo, l’imputato accetta anche la pena che ne deriva, rinunciando implicitamente a contestarne la congruità. Permettere un ricorso su questo punto significherebbe vanificare la funzione dell’istituto, che è proprio quella di definire il processo in modo rapido e concordato.

I giudici hanno richiamato la giurisprudenza precedente (in particolare la sentenza n. 22002 del 2019), che aveva già tracciato questi confini. Sono inammissibili non solo i motivi relativi a punti rinunciati, ma anche quelli riguardanti la mancata valutazione di cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) o vizi nella determinazione della pena che non sfocino in una vera e propria illegalità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma la linea rigorosa della giurisprudenza in materia di concordato in appello. Chi sceglie questa strada processuale deve essere consapevole che le possibilità di impugnazione successiva sono estremamente limitate. La decisione della Cassazione non solo chiarisce i limiti del ricorso, ma comporta anche conseguenze economiche per i ricorrenti. A causa dell’inammissibilità e della colpa nella proposizione del ricorso, gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla cassa delle ammende. Questo provvedimento serve da monito: il ricorso in Cassazione è un rimedio straordinario e non uno strumento per rimettere in discussione accordi processuali liberamente sottoscritti.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
No, il ricorso è possibile solo per motivi tassativamente indicati dalla legge, come vizi della volontà, mancanza del consenso del pubblico ministero o difformità tra l’accordo e la sentenza.

Posso contestare la quantità della pena concordata con un ricorso in Cassazione?
No, le doglianze relative alla determinazione della pena (trattamento sanzionatorio) sono inammissibili, a meno che la pena applicata dal giudice non sia illegale, cioè diversa per genere o fuori dai limiti minimi e massimi previsti dalla legge per quel reato.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
L’inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con la condanna al pagamento di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati