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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

Un imputato, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in secondo grado tramite un concordato in appello per reati di droga, ha presentato ricorso in Cassazione per un motivo a cui aveva precedentemente rinunciato. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che dopo un concordato in appello l’impugnazione è possibile solo per vizi relativi alla formazione dell’accordo stesso e non per le questioni oggetto di rinuncia.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando è Possibile Ricorrere in Cassazione?

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che consente alle parti di accordarsi sulla pena in secondo grado, rinunciando a determinati motivi di impugnazione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5918/2024) offre un’importante chiarificazione sui limiti del successivo ricorso per cassazione, stabilendo principi ferrei sulla validità della rinuncia ai motivi.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Basato su Motivi Rinunciati

Nel caso di specie, la Corte di Appello di Lecce aveva rideterminato la pena nei confronti di un imputato per reati legati agli stupefacenti, proprio in applicazione dell’istituto del concordato in appello. Nonostante l’accordo, l’imputato presentava ricorso in Cassazione, lamentando un’unica presunta violazione di legge: la mancata traduzione della sentenza di primo grado. Tuttavia, questo specifico motivo di doglianza era stato oggetto di espressa rinuncia nell’ambito dell’accordo raggiunto in appello.

La Disciplina del Concordato in Appello e i Suoi Limiti

L’articolo 599-bis c.p.p. permette all’imputato e al pubblico ministero di accordarsi sui motivi di appello, con la possibilità per il primo di ottenere una rideterminazione della pena. La logica di questo istituto si fonda su uno scambio: l’imputato rinuncia a contestare certi aspetti della sentenza di primo grado e, in cambio, la Procura Generale acconsente a una pena potenzialmente più mite, accelerando la definizione del processo. È evidente che l’efficacia di tale strumento dipende dalla definitività della rinuncia ai motivi concordati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione netta e lineare. I giudici hanno chiarito che, in tema di concordato in appello, il ricorso per cassazione è un rimedio eccezionale, esperibile solo in casi tassativamente previsti. In particolare, è ammissibile un ricorso che deduca:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Problemi relativi al consenso del pubblico ministero.
3. Un contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, il ricorso è inammissibile. La Corte ha specificato che non è possibile contestare in Cassazione i motivi a cui si è espressamente rinunciato, come avvenuto nel caso in esame. Allo stesso modo, non si possono sollevare questioni relative alla mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) o vizi nella determinazione della pena che non si traducano in una sanzione illegale. Il ricorso dell’imputato, basandosi su un motivo rinunciato, rientrava pienamente nelle ipotesi di inammissibilità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione rafforza la stabilità e l’efficacia del concordato in appello. La sentenza conferma che l’accordo processuale implica una rinuncia seria e definitiva ai motivi in esso specificati. Qualsiasi tentativo di ‘ripensamento’ attraverso un ricorso per cassazione basato sugli stessi motivi è destinato all’insuccesso e comporta conseguenze negative per il ricorrente, come la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito per la difesa: la scelta di aderire a un concordato deve essere ponderata attentamente, poiché preclude future contestazioni sui punti oggetto di rinuncia.

Dopo aver concluso un “concordato in appello” è sempre possibile presentare ricorso in Cassazione?
No, il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, come vizi nella formazione della volontà di accordo, nel consenso del pubblico ministero o se la decisione del giudice è difforme dall’accordo stipulato.

Cosa succede se il ricorso in Cassazione si basa su un motivo a cui si era rinunciato con il concordato in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La rinuncia ai motivi è un elemento essenziale e vincolante dell’accordo e non può essere ritrattata in una fase successiva del giudizio.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile in questo contesto?
L’imputato che ha proposto il ricorso viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte nella sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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