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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili due ricorsi presentati da imputati che avevano precedentemente stipulato un concordato in appello. La Corte chiarisce che la rinuncia ai motivi di appello, effettuata per ottenere l’accordo sulla pena, ha un effetto preclusivo che impedisce di sollevare le stesse questioni (come la richiesta di proscioglimento o la motivazione delle pene accessorie) nel successivo giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando la rinuncia ai motivi preclude il ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, noto anche come patteggiamento in appello, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso penale, ma le sue conseguenze procedurali sono definitive e non possono essere sottovalutate. Con la recente ordinanza n. 5327/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la rinuncia ai motivi di impugnazione in funzione di un accordo sulla pena ha un effetto preclusivo che si estende anche al successivo ricorso per cassazione. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Due imputati, dopo una condanna in primo grado, decidevano di ricorrere in appello. Durante il giudizio di secondo grado, i loro difensori raggiungevano un accordo con il Procuratore Generale ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. L’accordo prevedeva una rideterminazione della pena a fronte della rinuncia a tutti i motivi di appello, ad eccezione di quelli specificamente volti alla “riduzione della pena”.

Nonostante l’accordo, gli imputati proponevano comunque ricorso in Cassazione. Il primo lamentava il mancato proscioglimento per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p. (cause di non punibilità da dichiarare immediatamente). Il secondo, invece, si doleva della mancata motivazione da parte del giudice d’appello in merito all’applicazione di pene accessorie, quali il ritiro della patente di guida e il divieto di espatrio.

La Decisione della Corte di Cassazione e i limiti del concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa degli effetti del concordato in appello. I giudici hanno sottolineato che, analogamente a quanto accade con la rinuncia all’impugnazione, l’accordo sulla pena limita la cognizione del giudice di secondo grado e produce effetti preclusivi sull’intero svolgimento processuale, incluso il giudizio di legittimità.

Di fatto, accettando il concordato e rinunciando espressamente a specifici motivi, gli imputati hanno cristallizzato la loro posizione processuale, accettando la sentenza di condanna su tutti i punti oggetto di rinuncia.

Le Motivazioni: L’Effetto Preclusivo del Concordato in Appello

Il cuore della motivazione risiede nel concetto di “effetto preclusivo”. La Corte ha spiegato che la scelta di rinunciare a determinati motivi di appello in cambio di un accordo sulla pena non è un atto reversibile. Questa rinuncia impedisce all’imputato di riproporre le medesime questioni in un’altra sede, come quella della Cassazione.

Per il primo ricorrente, la Corte ha specificato che anche le questioni rilevabili d’ufficio, come le cause di proscioglimento immediato ex art. 129 c.p.p., rientrano nell’ambito della rinuncia se l’interessato ha scelto di non farle valere per ottenere i benefici dell’accordo. Non si può, in sostanza, accettare un patto sulla pena e poi tentare di ottenere un proscioglimento completo su basi a cui si era precedentemente rinunciato.

Per il secondo ricorrente, la Corte ha chiarito che il motivo relativo alla mancanza di motivazione sulle pene accessorie è “all’evidenza estraneo rispetto alla riduzione della pena”. Pertanto, anche tale doglianza doveva considerarsi coperta dalla rinuncia generale a tutti i motivi, ad eccezione di quelli strettamente legati alla quantificazione della pena principale.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: il concordato in appello è un accordo serio e vincolante. La rinuncia ai motivi di gravame è una scelta strategica che preclude la possibilità di contestare in futuro i punti oggetto di rinuncia. Questa pronuncia serve da monito per la difesa: è essenziale ponderare attentamente tutti gli aspetti di un caso prima di accedere a un accordo sulla pena, poiché le porte per future impugnazioni su quei punti si chiuderanno ermeticamente. L’istituto del concordato mantiene la sua efficacia solo se le parti ne rispettano pienamente i termini, senza tentare di aggirarne gli effetti preclusivi nel successivo grado di giudizio.

Se si accetta un concordato in appello, è ancora possibile fare ricorso in Cassazione per qualsiasi motivo?
No. Secondo l’ordinanza, la rinuncia ai motivi di appello in funzione del concordato ha un effetto preclusivo che limita la possibilità di ricorrere in Cassazione solo per i motivi ai quali non si è rinunciato.

La rinuncia ai motivi di appello per ottenere un accordo sulla pena copre anche le questioni rilevabili d’ufficio, come la necessità di un proscioglimento immediato?
Sì. La Corte ha stabilito che la definizione del procedimento con il concordato limita la cognizione del giudice anche su questioni rilevabili d’ufficio (ex art. 129 c.p.p.), poiché l’interessato ha rinunciato a farle valere in funzione dell’accordo stesso.

La contestazione sulla motivazione delle pene accessorie rientra nel motivo di appello relativo alla “riduzione della pena”?
No. La Corte ha chiarito che il motivo relativo alla mancanza di motivazione per le pene accessorie (come il ritiro della patente) è estraneo al concetto di “riduzione della pena” e, pertanto, si considera compreso nell’ambito della rinuncia generale ai motivi di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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