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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver siglato un concordato in appello sulla pena, ha tentato di sollevare in sede di legittimità la mancata valutazione di cause di proscioglimento. La Suprema Corte ha chiarito che l’accordo implica una rinuncia ai motivi di appello non concordati, creando una preclusione processuale che impedisce di riesaminare tali questioni, anche se rilevabili d’ufficio.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: La Cassazione chiude la porta a ricorsi tardivi

Il concordato in appello, introdotto dalla riforma Orlando (legge n. 103/2017), rappresenta uno strumento per accelerare la definizione dei processi penali. Tuttavia, la sua adozione comporta conseguenze significative sulla possibilità di impugnare ulteriormente la decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’accordo sulla pena in secondo grado preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni a cui si è implicitamente rinunciato, anche se relative a possibili cause di assoluzione.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un imputato aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte di Appello. In base a tale accordo, la Corte di Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riconoscendo una circostanza attenuante e rideterminando la pena (quoad poenam), sulla base dei motivi concordati.

Nonostante l’accordo, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, lamentando che la Corte di Appello avesse omesso di valutare la possibile sussistenza di una delle cause di proscioglimento previste dall’art. 129 del codice di procedura penale, che il giudice ha l’obbligo di rilevare in ogni stato e grado del processo.

Gli effetti preclusivi del concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo un’importante lezione sugli effetti del concordato in appello. La normativa (art. 599-bis c.p.p.) stabilisce che le parti possono chiedere al giudice d’appello di accogliere determinati motivi, rinunciando agli altri. Questo accordo, che include anche la rideterminazione della pena, ha un potente effetto preclusivo.

La rinuncia ai motivi non inclusi nell’accordo limita la cognizione del giudice d’appello solo a questi ultimi e alla legalità della pena pattuita. Di conseguenza, l’imputato non può ‘ripensarci’ e presentare in Cassazione le questioni oggetto della rinuncia. Questo principio, secondo la Corte, si estende anche alle questioni rilevabili d’ufficio, come le cause di proscioglimento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale. L’accordo processuale previsto dall’art. 599-bis c.p.p. non è solo un patto sulla pena, ma un atto dispositivo che limita l’ambito del giudizio. La volontà dell’imputato di rinunciare a determinati motivi di appello in cambio di una pena più favorevole ‘blinda’ il processo, impedendo future contestazioni su quei punti.

Secondo i giudici di legittimità, ammettere un ricorso per cassazione su motivi a cui si è rinunciato svuoterebbe di significato l’istituto del concordato in appello, la cui finalità è proprio quella di definire il giudizio in modo più rapido e certo. La rinuncia ha quindi un effetto che si protrae per tutto lo svolgimento processuale, incluso il giudizio di legittimità.

Le Conclusioni

La decisione in commento conferma la natura ‘tombale’ del concordato sulla pena in appello. Gli avvocati e i loro assistiti devono essere pienamente consapevoli che la scelta di questo rito alternativo implica un’attenta ponderazione. La rinuncia a specifici motivi di gravame è definitiva e preclude la possibilità di sollevare tali questioni dinanzi alla Corte di Cassazione. La convenienza di una pena ridotta deve essere bilanciata con la perdita della facoltà di contestare altri aspetti della sentenza, compresi quelli che, in un giudizio ordinario, il giudice avrebbe il dovere di esaminare autonomamente.

È possibile presentare ricorso in Cassazione dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello?
No, non è possibile presentare ricorso per cassazione per i motivi di appello che sono stati oggetto di rinuncia esplicita o implicita nell’ambito del concordato. Il potere di impugnazione è limitato a questioni non coperte dalla rinuncia, come ad esempio l’illegalità della pena concordata.

La rinuncia ai motivi di appello preclude anche la possibilità per la Cassazione di rilevare d’ufficio cause di proscioglimento?
Sì. Secondo l’ordinanza, la rinuncia ai motivi e il concordato sulla pena determinano una preclusione processuale che impedisce al giudice di prendere in cognizione quanto non gli è stato devoluto, comprese le questioni rilevabili d’ufficio come le cause di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p.

Quali sono le conseguenze se un ricorso viene comunque proposto e dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile perché proposto fuori dai casi consentiti, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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