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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena tramite il cosiddetto “concordato in appello”, aveva impugnato la sentenza lamentando il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Suprema Corte ha ribadito che l’adesione al concordato implica la rinuncia a sollevare questioni che non riguardino vizi nella formazione dell’accordo stesso, confermando così l’effetto preclusivo di tale istituto.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: L’Accordo sulla Pena Chiude le Porte al Ricorso per le Attenuanti

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per deflazionare il carico giudiziario, permettendo alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, quali sono i limiti di questo istituto? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4050/2024) chiarisce un punto fondamentale: una volta raggiunto l’accordo, non è più possibile impugnare la sentenza per motivi che sono stati implicitamente oggetto di rinuncia, come la valutazione delle circostanze attenuanti.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un imputato, dopo aver concordato la pena con la Procura Generale presso la Corte d’Appello, ha deciso di presentare ricorso in Cassazione. Il motivo della doglianza era la violazione di legge legata al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. L’imputato, in sostanza, pur avendo accettato una determinata pena, contestava a posteriori la valutazione di un elemento che incide direttamente sulla sua quantificazione.

La Disciplina del Concordato in Appello e i Suoi Limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno sottolineato che la natura stessa del concordato in appello si basa su un potere dispositivo delle parti. L’imputato, accordandosi sulla pena finale, accetta un “pacchetto” che include implicitamente una rinuncia a contestare tutti gli elementi che concorrono a formare quella pena, come il bilanciamento delle circostanze aggravanti e attenuanti.

Il ricorso contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per motivi specifici, quali:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Difetti nel consenso prestato dal Procuratore Generale.
3. Una decisione del giudice che si discosta dall’accordo raggiunto tra le parti.

Qualsiasi altra questione, incluse quelle rilevabili d’ufficio come le cause di non punibilità ex art. 129 c.p.p., si intende rinunciata nel momento in cui si sceglie la via dell’accordo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, richiamando precedenti orientamenti giurisprudenziali (Cass. n. 30990/2018 e n. 29243/2018), ha spiegato che l’accordo sulla pena ha un “effetto preclusivo” sull’intero svolgimento processuale successivo. Accettare il concordato non limita solo la cognizione del giudice d’appello, ma impedisce anche di riaprire in sede di legittimità questioni che sono state superate dall’accordo stesso. Sostenere il contrario svuoterebbe di significato l’istituto, permettendo alla parte di beneficiare della riduzione di pena derivante dall’accordo e, al contempo, di contestarne i presupposti.
La pena applicata nel caso in esame era, inoltre, il frutto dell’accordo e rientrava pienamente nella forbice edittale prevista dalla legge, essendo stata determinata sulla base di criteri improntati al minimo. Pertanto, il ricorso dell’imputato è stato giudicato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rafforza un principio cardine del concordato in appello: la scelta di questo rito alternativo è una decisione strategica che comporta benefici ma anche rinunce. L’imputato e il suo difensore devono essere pienamente consapevoli che, accettando di concordare la pena, si preclude la possibilità di sollevare in Cassazione doglianze relative alla quantificazione della stessa, come il mancato riconoscimento delle attenuanti. La via del ricorso rimane aperta solo per contestare la validità e la correttezza formale dell’accordo, non il suo merito.

È possibile ricorrere in Cassazione dopo un “concordato in appello” per lamentare la mancata concessione di attenuanti?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’accordo sulla pena implica la rinuncia a sollevare tali questioni, poiché esse sono considerate parte integrante della negoziazione che porta alla determinazione della pena concordata.

Quali sono gli unici motivi validi per impugnare una sentenza basata su un concordato in appello?
Il ricorso è ammissibile solo se si contestano vizi relativi alla formazione della volontà della parte di aderire all’accordo, al consenso del Procuratore Generale, oppure se la sentenza emessa dal giudice risulta difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione per motivi considerati rinunciati con il concordato in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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