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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver accettato un concordato in appello per il reato di ricettazione, lamentava la mancata valutazione delle cause di proscioglimento. La Corte ha ribadito che i motivi di ricorso contro tale tipo di sentenza sono tassativi e non includono la doglianza sollevata, rafforzando così la stabilità degli accordi processuali.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello e Ricorso in Cassazione: i Limiti Fissati dalla Suprema Corte

L’istituto del concordato in appello, introdotto per snellire i processi e definire le pendenze, rappresenta una forma di accordo tra accusa e difesa sulla pena. Ma una volta raggiunto tale accordo e ratificato dal giudice, quali sono le possibilità di impugnarlo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa chiarezza sui limiti del ricorso avverso le sentenze emesse ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale.

Il Caso in Esame

Un individuo, precedentemente condannato dal Tribunale per due reati di ricettazione, raggiungeva un accordo con la Procura Generale in secondo grado. La Corte d’appello, aderendo a tale patto, rideterminava la pena in un anno e sei mesi di reclusione e 900 euro di multa.

Nonostante l’accordo, la difesa decideva di presentare ricorso per cassazione. Il motivo? La presunta “omessa valutazione dell’applicabilità dell’art. 129 c.p.p.”, ovvero la norma che impone al giudice di dichiarare d’ufficio determinate cause di non punibilità, come l’evidenza dell’innocenza. Secondo il ricorrente, tale valutazione andava fatta anche in caso di definizione del giudizio tramite concordato in appello.

La Decisione sul concordato in appello e i motivi di ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici supremi hanno colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale, già sancito dalle Sezioni Unite: le sentenze emesse a seguito di concordato in appello sono appellabili in Cassazione solo per motivi specifici e tassativi.

La Corte ha specificato che il ricorso è consentito solo in casi ben definiti, che non includono la generica doglianza sulla mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale, richiamando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 19415/2023). In base a tale orientamento, il ricorso per cassazione avverso la sentenza che ratifica un concordato in appello è ammissibile esclusivamente per:

1. Vizi della volontà: quando il consenso della parte all’accordo non si è formato correttamente.
2. Mancato consenso del pubblico ministero o contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo.
3. Estinzione del reato per prescrizione, ma solo se maturata prima della sentenza d’appello.
4. Vizi attinenti alla pena: qualora la sanzione inflitta sia illegale, perché fuori dai limiti edittali o diversa da quella prevista dalla legge.

Il motivo sollevato dal ricorrente – l’omessa valutazione dell’applicabilità dell’art. 129 c.p.p. – non rientra in nessuna di queste categorie. Pertanto, lamentare la mancata analisi delle condizioni per un proscioglimento nel merito non costituisce un valido motivo per impugnare una sentenza frutto di un accordo tra le parti. La scelta di accedere al concordato implica, infatti, una rinuncia a far valere altri motivi di appello, cristallizzando la decisione sulla base dell’accordo raggiunto.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza la stabilità e la definitività delle sentenze emesse a seguito di concordato in appello. La decisione chiarisce che tale strumento processuale, una volta perfezionato, chiude la porta a gran parte delle possibili contestazioni future, salvo quelle eccezionali e circoscritte relative alla legalità dell’accordo e della pena. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la scelta di aderire a un concordato deve essere ponderata attentamente, essendo quasi impossibile rimetterla in discussione in sede di legittimità per motivi attinenti al merito della vicenda processuale.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza decisa con ‘concordato in appello’?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammesso solo per un numero limitato e tassativo di motivi, come vizi nella formazione della volontà di accordarsi, illegalità della pena o prescrizione del reato maturata prima della sentenza d’appello.

La mancata valutazione delle cause di proscioglimento (art. 129 c.p.p.) è un motivo valido per impugnare un concordato in appello?
No, secondo questa ordinanza e la giurisprudenza consolidata, questo non è un motivo valido. L’adesione all’accordo implica la rinuncia a far valere tali questioni, che attengono al merito della causa.

Cosa succede se un ricorso contro un concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale. In questo caso, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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