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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

Un imputato, dopo aver ottenuto una riduzione di pena tramite un concordato in appello, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata motivazione su possibili cause di proscioglimento. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l’adesione al concordato in appello implica la rinuncia a contestare la propria responsabilità, rendendo definitive le statuizioni sul punto e precludendo motivi di ricorso relativi alla colpevolezza.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando la scelta preclude il ricorso

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta una scelta strategica fondamentale per la difesa. Consente di ottenere una rideterminazione della pena, ma a quale prezzo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo inequivocabile i limiti del successivo ricorso, stabilendo che l’accordo sulla pena implica una rinuncia irrevocabile a contestare la responsabilità.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un imputato, dopo una condanna in primo grado, aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte d’Appello. La Corte territoriale, accogliendo la proposta di concordato, aveva rideterminato la pena in senso più favorevole all’imputato. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. In particolare, si sosteneva che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente spiegato perché non sussistessero le condizioni per un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 c.p.p.

Il concordato in appello e i motivi di ricorso

La questione centrale affrontata dalla Suprema Corte riguarda la natura e gli effetti del concordato in appello. Questo strumento processuale si basa su un accordo tra le parti (imputato e pubblico ministero) che, rinunciando a determinati motivi di appello, convergono su una proposta di pena che il giudice può accogliere o respingere.

L’adesione a tale accordo non è un atto privo di conseguenze. Comporta una rinuncia implicita ma inequivocabile a tutti i motivi di appello che non riguardano la quantificazione della pena. Di conseguenza, l’imputato che sceglie questa via accetta che la discussione in secondo grado si concentri esclusivamente sulla misura della sanzione, cristallizzando di fatto l’accertamento di responsabilità contenuto nella sentenza di primo grado.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con un’argomentazione lineare e fondata su un consolidato orientamento giurisprudenziale, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno chiarito che il ricorso avverso una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per motivi specifici, quali vizi nella formazione della volontà di accedere al concordato, consenso viziato del pubblico ministero o illegalità della pena (ad esempio, perché fuori dai limiti edittali o di specie diversa da quella prevista dalla legge).

Al contrario, sono inammissibili tutte le doglianze relative ai motivi rinunciati. Tra questi rientra a pieno titolo la questione della responsabilità penale e, di conseguenza, la mancata valutazione delle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. La Corte di Appello, infatti, non è tenuta a motivare nuovamente sull’affermazione di responsabilità, proprio perché questo punto è stato sottratto al suo esame dalla rinuncia dell’imputato. La rinuncia è irretrattabile e, per effetto delle preclusioni che ne derivano, sul punto relativo alla responsabilità si forma il giudicato.

Conclusioni

La pronuncia in esame offre un importante monito per la pratica forense. La scelta di accedere al concordato in appello deve essere ponderata con estrema attenzione. Sebbene possa rappresentare un’opportunità per ottenere una significativa riduzione della pena, essa chiude definitivamente la porta a qualsiasi contestazione sulla colpevolezza. L’imputato e il suo difensore devono essere pienamente consapevoli che, una volta siglato l’accordo, non sarà più possibile rimettere in discussione l’accertamento di responsabilità, né in appello né, tantomeno, in sede di legittimità. La decisione della Cassazione riafferma la natura negoziale e dispositiva dell’istituto, sottolineando come la rinuncia ai motivi di gravame sia un elemento costitutivo dell’accordo stesso, con effetti preclusivi sull’intero processo.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza di “concordato in appello” lamentando la mancata valutazione di cause di proscioglimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, tale motivo di ricorso è inammissibile perché l’adesione al concordato implica la rinuncia a contestare la responsabilità, punto su cui si forma il giudicato.

Cosa comporta la rinuncia ai motivi di appello per aderire al concordato sulla pena?
Comporta la limitazione del giudizio di secondo grado ai soli motivi non oggetto di rinuncia. La rinuncia ai motivi relativi alla responsabilità è irrevocabile e preclude la possibilità di sollevare tali questioni, anche d’ufficio, sia nel giudizio d’appello che in quello di legittimità.

In quali casi è ammissibile il ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di “concordato in appello”?
Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici, come quelli relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato, al consenso del pubblico ministero, o a vizi attinenti alla determinazione della pena che si traducano in una sanzione illegale (ad esempio, perché non rientrante nei limiti edittali o diversa da quella prevista dalla legge).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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