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Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2049/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una sentenza basata su un concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.). La Corte ha ribadito che, una volta raggiunto l’accordo sulla pena, il ricorso in Cassazione è consentito solo per vizi relativi alla formazione della volontà di aderire al concordato stesso. Motivi come la mancata concessione di attenuanti generiche sono considerati rinunciati e, pertanto, non possono essere fatti valere in sede di legittimità.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

Il concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, rappresenta una scelta strategica fondamentale nel processo penale, che può portare a una rapida definizione della pena ma con importanti conseguenze sulla possibilità di future impugnazioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 2049/2024) ha ribadito con chiarezza i rigidi confini del ricorso per cassazione avverso le sentenze emesse a seguito di tale accordo, evidenziando come la rinuncia ai motivi di appello limiti drasticamente le successive doglianze.

I fatti di causa

Nel caso esaminato, un imputato aveva proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte di Appello di Catania. Quest’ultima, in parziale riforma della decisione di primo grado, aveva rideterminato la pena proprio sulla base di un accordo tra le parti, ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. L’imputato, tuttavia, lamentava in Cassazione la mancata concessione delle attenuanti generiche e il mancato rispetto dei criteri di commisurazione della pena previsti dall’art. 133 del codice penale. Si trattava, in sostanza, di doglianze relative al merito della quantificazione della sanzione.

L’analisi del concordato in appello e i limiti all’impugnazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, richiamando un principio consolidato in giurisprudenza. Quando le parti accedono al concordato in appello, accettano una nuova determinazione della pena e, contestualmente, rinunciano ai motivi di appello che non sono stati accolti. L’effetto devolutivo dell’impugnazione, ovvero il trasferimento della cognizione al giudice superiore, viene così circoscritto all’accordo raggiunto. Di conseguenza, la possibilità di presentare un successivo ricorso in Cassazione viene drasticamente limitata.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte ha specificato che il ricorso avverso una sentenza frutto di concordato in appello è ammissibile solo ed esclusivamente per motivi che attengono alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo. Ad esempio, si potrebbe contestare un vizio del consenso, come un errore o una violenza che abbia indotto l’imputato ad accettare l’accordo. Al contrario, sono inammissibili tutte le censure relative a motivi che si devono considerare rinunciati, come: la valutazione delle condizioni per il proscioglimento, la sussistenza di circostanze aggravanti o attenuanti, e in generale tutte le questioni di merito relative alla pena, poiché la sanzione irrogata è esattamente quella concordata tra le parti. La cognizione del giudice, una volta formalizzato l’accordo, è limitata a quanto non è stato oggetto di rinuncia.

Conclusioni

Questa pronuncia conferma che la scelta del concordato in appello è una decisione processuale tombale sulla maggior parte delle questioni di merito. Sebbene offra il vantaggio di una pena certa e potenzialmente più mite, preclude la possibilità di contestare in Cassazione aspetti come la valutazione delle attenuanti o i criteri di commisurazione della pena. Il ricorso in sede di legittimità rimane una via percorribile solo per vizi genetici dell’accordo stesso, ma non per rimettere in discussione il contenuto della pena pattuita. Questa decisione sottolinea l’importanza per la difesa di ponderare attentamente tutti i pro e i contro prima di intraprendere la strada del concordato, essendo una scelta che definisce in modo quasi irrevocabile l’esito del processo.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione dopo un concordato in appello?
No. Il ricorso è ammissibile solo per motivi relativi a vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato, come errore o violenza, ma non per contestare i punti che sono stati oggetto di accordo e rinuncia.

Quali motivi di ricorso sono considerati rinunciati con il concordato in appello?
Sono considerati rinunciati tutti i motivi che non riguardano la validità del consenso al concordato. Ad esempio, la richiesta di concessione delle attenuanti generiche, la valutazione delle prove o la commisurazione della pena rientrano tra i punti oggetto dell’accordo e non possono essere riproposti in Cassazione.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile in questi casi?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale a causa della colpa nell’aver proposto un’impugnazione non consentita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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