LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza basata su un concordato in appello. L’imputato aveva contestato la negazione delle attenuanti generiche, ma la Corte ha ribadito che, salvo casi di pena illegale o vizi del consenso, le questioni relative alla determinazione della pena sono escluse dall’impugnazione, in quanto oggetto di rinuncia con l’accordo stesso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare, rinunciando ai motivi di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto i confini dell’ammissibilità del successivo ricorso per cassazione, ribadendo un principio fondamentale: l’accordo preclude la possibilità di contestare la misura della pena.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un imputato aveva proposto ricorso in Cassazione avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli. Tale sentenza era stata emessa proprio a seguito di un concordato in appello, con cui le parti avevano concordato la pena da applicare. Nonostante l’accordo, il ricorrente lamentava, con un unico motivo, la violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Concordato in Appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui il ricorso in cassazione avverso una sentenza pronunciata ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo in ipotesi tassative. L’accordo tra le parti, infatti, implica una rinuncia a contestare tutti gli aspetti che concorrono alla determinazione della pena, a meno che non si configuri un’ipotesi di palese illegalità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che le doglianze ammissibili contro una sentenza di concordato in appello sono strettamente circoscritte a:

1. Vizi della volontà: motivi che attengono alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Vizi del consenso: questioni relative al consenso prestato dal pubblico ministero.
3. Illegalità della pena: casi in cui la sanzione inflitta sia illegale, ovvero non rientri nei limiti edittali previsti dalla legge per quel reato o sia di una specie diversa da quella stabilita.

I motivi sollevati dal ricorrente, relativi alla valutazione delle circostanze attenuanti generiche, non rientrano in nessuna di queste categorie. Al contrario, essi riguardano proprio il merito della determinazione della pena, aspetto che è stato oggetto dell’accordo e della conseguente rinuncia ai motivi di appello. La Corte di Appello, recependo integralmente l’accordo, ha applicato una pena concordata che non presentava alcun profilo di illegalità. Pertanto, il ricorso è stato giudicato al di fuori delle ipotesi consentite dalla legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia rafforza la natura dispositiva del concordato in appello. La scelta di aderire a tale istituto è una decisione strategica che produce effetti processuali definitivi. L’imputato che accetta di concordare la pena rinuncia implicitamente a sollevare future contestazioni sul quantum della stessa, incluse le valutazioni su attenuanti e aggravanti. Proporre un ricorso basato su tali motivi espone non solo a una declaratoria di inammissibilità, ma anche, come nel caso di specie, alla condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un’impugnazione non consentita.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di “concordato in appello”?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. Il ricorso è ammissibile unicamente se si contestano vizi nella formazione della volontà di aderire all’accordo, problemi relativi al consenso del pubblico ministero, oppure se la pena applicata è palesemente illegale (ad esempio, di un tipo non previsto dalla legge o al di fuori dei limiti minimi e massimi).

La mancata concessione delle attenuanti generiche può essere un valido motivo di ricorso contro una sentenza di patteggiamento in appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la valutazione delle circostanze attenuanti rientra nel calcolo della pena. Aderendo al concordato, l’imputato accetta la pena finale e rinuncia a contestare i criteri utilizzati per determinarla. Tali doglianze sono quindi considerate inammissibili.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso di questo tipo?
Come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro, fissata equitativamente dal giudice, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati