LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (il cosiddetto concordato in appello), aveva comunque impugnato la sentenza. La Corte ribadisce che la scelta del concordato implica la rinuncia agli altri motivi di gravame, con un effetto preclusivo che si estende anche al giudizio di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: la Cassazione chiude la porta a ulteriori ricorsi

L’istituto del concordato in appello, introdotto dall’art. 599 bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena nel secondo grado di giudizio. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito in modo definitivo le conseguenze di tale scelta, stabilendo che essa preclude la possibilità di presentare un successivo ricorso per Cassazione sulle questioni oggetto di rinuncia.

I fatti di causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte di Appello. In quella sede, la difesa dell’imputato aveva raggiunto un accordo con la Procura Generale per la rideterminazione della pena, ottenendo una riduzione in cambio della rinuncia agli altri motivi di appello. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva comunque di presentare ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione relativo alla mancata riqualificazione giuridica del reato contestato (da spaccio di sostanze stupefacenti a fatto di lieve entità, secondo il comma 5 dell’art. 73 del Testo Unico Stupefacenti).

La decisione della Corte sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato come il concordato in appello rappresenti una piena espressione del potere dispositivo riconosciuto alle parti. Scegliendo di accordarsi sulla pena, l’imputato rinuncia volontariamente agli altri motivi di impugnazione. Questa rinuncia non è un atto meramente formale, ma produce effetti preclusivi che si estendono a tutto l’iter processuale, compreso il giudizio di legittimità.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la natura stessa dell’istituto. L’art. 599 bis c.p.p. è chiaro nel subordinare l’accordo alla rinuncia agli altri motivi di appello. Permettere un successivo ricorso in Cassazione su questioni a cui si è rinunciato svuoterebbe di significato l’accordo stesso e contraddirebbe il principio di economia processuale che lo ispira. Secondo gli Ermellini, il potere dispositivo riconosciuto alla parte non limita solo la cognizione del giudice di secondo grado, ma cristallizza la situazione processuale, impedendo future contestazioni. La Corte ha inoltre confermato la propria giurisprudenza consolidata in materia, citando precedenti conformi che rafforzano l’idea che la rinuncia all’impugnazione, anche se funzionale a un accordo, è un atto definitivo. Di conseguenza, l’inammissibilità del ricorso è stata dichiarata senza formalità di rito, con trattazione camerale non partecipata, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p.

Le conclusioni

La pronuncia in esame offre un importante monito per la difesa. La scelta di accedere al concordato in appello deve essere ponderata attentamente, poiché è una strada senza ritorno. Se da un lato offre il vantaggio certo di una riduzione della pena, dall’altro comporta la perdita definitiva della possibilità di contestare altri aspetti della sentenza di primo grado davanti alla Corte di Cassazione. L’imputato che accetta l’accordo deve essere pienamente consapevole che sta rinunciando a ogni ulteriore pretesa sulle questioni non incluse nell’accordo. La decisione della Cassazione, infine, comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3000 euro a favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 c.p.p. per i ricorsi inammissibili.

È possibile ricorrere in Cassazione dopo aver concluso un concordato in appello?
No. Secondo l’ordinanza, l’accordo sulla pena in appello, previsto dall’art. 599 bis c.p.p., implica la rinuncia agli altri motivi di impugnazione. Questa rinuncia ha un effetto preclusivo che rende inammissibile un successivo ricorso in Cassazione per le questioni oggetto di rinuncia.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 c.p.p., la parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3000 euro.

Perché il concordato in appello preclude il ricorso in Cassazione?
Perché l’istituto si fonda sul potere dispositivo delle parti. L’imputato, esercitando tale potere, sceglie volontariamente di barattare la rinuncia ad alcuni motivi di appello con una pena più mite. Questa scelta vincola le parti e il giudice, impedendo che le questioni rinunciate possano essere riproposte in una fase successiva del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati