LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: il ricorso in Cassazione è out

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello (concordato in appello) con rinuncia agli altri motivi, aveva comunque impugnato la decisione. La Suprema Corte ha chiarito che l’accordo ha un effetto preclusivo che si estende anche al giudizio di legittimità, impedendo di sollevare questioni a cui si era rinunciato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: La Rinuncia ai Motivi Blocca il Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente di definire il giudizio di secondo grado con un accordo sulla pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’adesione a tale accordo, con la conseguente rinuncia agli altri motivi di impugnazione, ha un effetto preclusivo che si estende anche all’eventuale, successivo ricorso per cassazione. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

Il Fatto di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte di Appello. In sede di appello, la difesa aveva raggiunto un accordo con la pubblica accusa per una rideterminazione della pena, ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., rinunciando agli altri motivi di gravame. La Corte di Appello, accogliendo la richiesta, aveva quindi confermato la condanna, riducendo la pena nella misura concordata.

Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare un ulteriore ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando un generico vizio di motivazione in relazione alla presunta mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p., che impone il proscioglimento immediato in caso di evidente innocenza.

La Decisione della Suprema Corte sul Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno affermato in modo netto che il potere dispositivo riconosciuto all’imputato attraverso il concordato in appello non si limita a influenzare la cognizione del giudice di secondo grado, ma produce effetti preclusivi sull’intero svolgimento del processo.

Questo significa che la rinuncia ai motivi di appello, funzionale all’ottenimento di una pena concordata, preclude la possibilità di riproporre le stesse o altre questioni (a cui si è rinunciato) in un successivo giudizio di legittimità. L’accordo, in sostanza, “cristallizza” la decisione e chiude la porta a ulteriori impugnazioni sui punti oggetto di rinuncia.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione logica e sistematica delle norme processuali. L’istituto del concordato in appello è assimilabile, nei suoi effetti, alla rinuncia all’impugnazione. Se un imputato sceglie volontariamente di rinunciare a specifici motivi di appello per ottenere un beneficio (la pena ridotta), non può poi, in un secondo momento, tentare di aggirare tale scelta rivolgendosi alla Cassazione per questioni che erano state oggetto della sua rinuncia.

La Corte ha sottolineato che il potere dispositivo concesso alla parte dall’art. 599-bis c.p.p. ha un’ampia portata. Esso limita la cognizione del giudice d’appello ma, soprattutto, preclude l’intero sviluppo processuale successivo, compreso il giudizio di legittimità. Permettere il contrario significherebbe vanificare la ratio stessa dell’istituto, che è quella di definire la controversia in modo rapido ed efficiente.

In conseguenza dell’inammissibilità, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato e offre un importante monito per la difesa. La scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica che deve essere ponderata attentamente, poiché comporta conseguenze definitive. La rinuncia ai motivi di impugnazione non è un atto formale, ma un impegno processuale che preclude la possibilità di contestare la sentenza di condanna su quei punti. La porta del ricorso per cassazione, per le questioni a cui si è rinunciato, si chiude nel momento stesso in cui si perfeziona l’accordo in appello. Pertanto, la difesa deve valutare con estrema cura il bilanciamento tra il beneficio di una pena ridotta e la perdita della possibilità di un ulteriore grado di giudizio.

È possibile fare ricorso in Cassazione dopo aver accettato un concordato in appello?
No, il ricorso è inammissibile se riguarda questioni che sono state oggetto di rinuncia per ottenere l’accordo sulla pena. L’accettazione del concordato ha un effetto preclusivo che si estende anche al giudizio di legittimità.

Qual è l’effetto della rinuncia ai motivi di appello nel contesto di un concordato?
La rinuncia ai motivi di appello non solo limita l’esame del giudice di secondo grado, ma preclude l’intero svolgimento processuale successivo, compreso il ricorso in Cassazione, in modo analogo a quanto avviene con una formale rinuncia all’impugnazione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in questo caso?
In base all’art. 616 c.p.p., la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati