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Concordato in appello: i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato avverso una sentenza di patteggiamento in appello. La decisione si fonda sul principio che, dopo un concordato in appello, l’impugnazione è consentita solo per vizi specifici, come difetti nella formazione della volontà o illegalità della pena, non per riesaminare questioni di merito già rinunciate con l’accordo. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando le Porte della Cassazione Restano Chiuse

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Questa scelta, tuttavia, comporta conseguenze significative sulla possibilità di impugnare ulteriormente la decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce i confini invalicabili di questo istituto, chiarendo quando e perché un ricorso successivo diventa inammissibile.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, la difesa di un imputato aveva presentato ricorso per Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino. Tale sentenza era il risultato di un accordo tra le parti, un concordato in appello, che aveva portato alla rideterminazione della pena inflitta in primo grado. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa ha tentato di portare la questione davanti alla Suprema Corte, sollevando ulteriori censure.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non è entrata nel merito delle doglianze sollevate, ma si è fermata a un vaglio preliminare di ammissibilità. La Corte ha stabilito che, avendo le parti raggiunto un accordo sulla pena, le possibilità di un’ulteriore impugnazione sono estremamente limitate. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: I Limiti del Ricorso dopo un Concordato in Appello

La Corte ha fondato la sua decisione su un orientamento giurisprudenziale consolidato. Quando si accede al concordato in appello, si rinuncia implicitamente a far valere gran parte dei motivi di impugnazione. Il ricorso per Cassazione contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è consentito solo per ragioni molto specifiche, quali:

1. Vizi della volontà: Se il consenso della parte ad accedere all’accordo è stato viziato (ad esempio, per errore o violenza).
2. Mancanza di consenso del Pubblico Ministero: Se l’accordo è stato raggiunto senza il necessario consenso dell’accusa.
3. Contenuto difforme della pronuncia: Se la sentenza del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.

Al di fuori di questi casi, sono inammissibili le censure relative a motivi cui si è rinunciato, alla mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.), o a presunti errori nella determinazione della pena. Unica eccezione a quest’ultimo punto è l’ipotesi di pena illegale, ovvero una sanzione che non rientra nei limiti edittali previsti dalla legge o che è di tipo diverso da quello consentito. Poiché nel caso in esame nessuna di queste condizioni eccezionali era presente, il ricorso è stato correttamente dichiarato inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza la natura definitiva e vincolante dell’accordo raggiunto con il concordato in appello. Per l’imputato e il suo difensore, la scelta di percorrere questa strada deve essere ponderata con attenzione. Se da un lato offre il vantaggio di una pena certa e potenzialmente più mite, dall’altro chiude quasi ermeticamente le porte a un ulteriore grado di giudizio in Cassazione. La decisione sottolinea che l’accordo processuale è un patto serio: accettandolo, si accetta anche la limitazione delle successive vie di ricorso, salvo vizi genetici dell’accordo stesso o palesi illegalità della pena. In assenza di tali vizi, la sentenza diventa, di fatto, definitiva.

Cos’è il concordato in appello?
È un accordo tra l’imputato e il pubblico ministero, recepito dal giudice d’appello, con cui si concorda l’entità della pena in cambio della rinuncia a determinati motivi di impugnazione.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione dopo un concordato in appello?
No. Il ricorso è ammesso solo per motivi molto specifici, come vizi nella formazione della volontà di accordarsi, mancanza del consenso del pubblico ministero, o se la pena inflitta è illegale o diversa da quella pattuita.

Cosa succede se il ricorso viene dichiarato inammissibile?
Come stabilito in questa ordinanza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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