LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: i limiti al ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di “concordato in appello”. La Corte ha ribadito che, una volta raggiunto l’accordo processuale previsto dall’art. 599-bis c.p.p., non è possibile lamentare la mancata valutazione di cause di proscioglimento, in quanto tali motivi si intendono rinunciati. Il ricorso è ammesso solo per vizi relativi alla formazione dell’accordo stesso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, introdotto dalla riforma Orlando (legge n. 103/2017), rappresenta uno strumento per definire il processo nel secondo grado di giudizio attraverso un accordo tra le parti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 12450/2024) ha chiarito in modo definitivo i ristretti limiti entro cui è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di tale accordo, sottolineando la natura vincolante della rinuncia ai motivi di appello.

Il Contesto Normativo: L’Art. 599-bis c.p.p.

L’articolo 599-bis del codice di procedura penale permette alle parti (pubblico ministero, imputato e responsabile civile) di chiedere alla Corte d’appello di accogliere, in tutto o in parte, i motivi di impugnazione, rinunciando agli altri. Se i motivi accolti comportano una nuova determinazione della pena, le parti devono indicare al giudice anche la sanzione sulla quale sono d’accordo. Questo meccanismo mira a velocizzare i tempi della giustizia, offrendo al contempo un esito processuale certo e concordato.

Il Caso Esaminato e i Limiti del Ricorso post Concordato in Appello

Nel caso di specie, un imputato aveva presentato ricorso in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello che aveva ratificato un concordato in appello. Il motivo principale del ricorso era la presunta mancata valutazione, da parte del giudice d’appello, della sussistenza di cause di proscioglimento immediato, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, richiamando un suo precedente orientamento consolidato (Sez. 2, n. 30990/2018). I giudici hanno specificato che la natura stessa dell’accordo processuale implica una rinuncia a far valere tutti i motivi non inclusi nel patto. Di conseguenza, non è possibile, in un momento successivo, lamentare il mancato esame di questioni che sono state implicitamente abbandonate con la richiesta di concordato.

I Motivi Ammissibili di Ricorso

La Cassazione ha chiarito che il ricorso contro una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo per vizi specifici che attengono alla genesi e al contenuto dell’accordo. In particolare, è possibile ricorrere se si deducono:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato (ad esempio, errore, violenza o dolo).
2. Difetti nel consenso prestato dal Procuratore Generale alla richiesta.
3. Contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto a quanto concordato tra le parti.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si fonda sulla logica e sulla finalità dell’istituto del concordato in appello. Consentire un riesame di questioni rinunciate vanificherebbe l’essenza stessa dell’accordo, che si basa su una transazione processuale: l’imputato ottiene una pena certa e potenzialmente più mite, rinunciando alla possibilità di un’assoluzione nel merito su altri fronti. La doglianza relativa alla mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. rientra tra i motivi rinunciati, poiché attiene al merito della vicenda processuale, che le parti hanno scelto di non sottoporre più a contesa.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione in commento rafforza la stabilità e la definitività delle sentenze emesse a seguito di concordato in appello. Per gli imputati e i loro difensori, ciò significa che la scelta di accedere a tale istituto deve essere ponderata con estrema attenzione. Una volta firmato l’accordo, le porte per un successivo ricorso in Cassazione si chiudono per quasi tutte le questioni di merito, comprese quelle relative a potenziali cause di proscioglimento. Il controllo di legittimità rimane circoscritto alla correttezza formale e sostanziale del procedimento con cui si è giunti all’accordo stesso, garantendo così l’efficienza del sistema senza compromettere i diritti fondamentali legati alla libera formazione del consenso processuale.

Cos’è il concordato in appello?
È un accordo processuale, previsto dall’art. 599-bis c.p.p., con cui le parti chiedono alla Corte d’Appello di accogliere alcuni motivi di impugnazione, rinunciando agli altri, e concordando una nuova determinazione della pena.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello?
No. Il ricorso è ammesso solo per motivi specifici che riguardano vizi nella formazione della volontà delle parti, difetti nel consenso del Procuratore Generale, o una decisione del giudice non conforme all’accordo raggiunto.

Dopo aver concordato la pena in appello, si può lamentare la mancata assoluzione per altre cause?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di concordato implica la rinuncia ai motivi non inclusi nell’accordo, comprese le doglianze relative alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.), che sono quindi inammissibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati