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Concordato in appello: i limiti al ricorso Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 13009/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza emessa a seguito di un concordato in appello. La Corte ha chiarito che l’accordo processuale, che prevede la rinuncia ai motivi di gravame, preclude la possibilità di sollevare in sede di legittimità questioni che sono state oggetto di tale rinuncia, confermando la validità della sentenza d’appello.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso che permette alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena. Tuttavia, tale accordo comporta conseguenze precise sulla possibilità di impugnare successivamente la decisione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13009/2024) ha ribadito i confini invalicabili del ricorso contro sentenze emesse in seguito a tale patteggiamento processuale.

I Fatti del Caso

Un imputato, dopo aver raggiunto un accordo con la Procura Generale presso la Corte di Appello, otteneva una sentenza che applicava la pena concordata. L’accordo prevedeva la rinuncia ai motivi di gravame originariamente proposti. Nonostante ciò, l’imputato presentava ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione in relazione a una circostanza aggravante e al trattamento sanzionatorio complessivo. In sostanza, pur avendo accettato una determinata pena in cambio della rinuncia a contestare la sentenza di primo grado, tentava di riaprire la discussione davanti alla Suprema Corte.

La Decisione della Corte sul Concordato in Appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso palesemente inammissibile. I giudici hanno sottolineato che l’essenza del concordato in appello risiede proprio nella rinuncia ai motivi di impugnazione. Accettando l’accordo, l’imputato si preclude la facoltà di contestare i punti della sentenza che sono stati oggetto della transazione processuale. L’impugnazione in Cassazione resta possibile, ma solo per vizi specifici che non rientrano nell’ambito della rinuncia.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il ricorso avverso una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile soltanto se contesta vizi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, o a un contenuto della decisione del giudice difforme da quanto pattuito. Sono, invece, inammissibili le doglianze relative ai motivi rinunciati.

Nel caso specifico, i motivi addotti dal ricorrente riguardavano proprio aspetti (la valutazione di un’aggravante e la quantificazione della pena) che erano stati superati dall’accordo raggiunto con la Procura Generale. Tale accordo, perfezionatosi sulla base di una controproposta del Procuratore che bilanciava le circostanze aggravanti con le attenuanti generiche, era stato pienamente recepito dalla Corte di Appello. Di conseguenza, la sentenza era stata pronunciata in totale conformità alla volontà concordata dalle parti, rendendo il successivo ricorso un tentativo illegittimo di rimettere in discussione pattuizioni già definite.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia rafforza la stabilità delle sentenze emesse a seguito di concordato in appello. Chi sceglie questa via processuale deve essere consapevole che la rinuncia ai motivi di impugnazione è un atto serio e definitivo, che preclude future contestazioni nel merito. Il ricorso in Cassazione non può diventare uno strumento per aggirare l’accordo liberamente sottoscritto. La conseguenza di un ricorso inammissibile, come in questo caso, non è solo la conferma della sentenza, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver intrapreso un’azione giudiziaria priva di fondamento.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Sì, ma solo per specifici motivi, come vizi relativi alla formazione della volontà di accordarsi o se la decisione del giudice è difforme dall’accordo. Non è possibile riproporre questioni che sono state oggetto della rinuncia ai motivi di gravame, che è un presupposto del concordato stesso.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso specifico?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché l’imputato ha sollevato censure su punti (una circostanza aggravante e il trattamento sanzionatorio) ai quali aveva espressamente rinunciato per poter beneficiare del concordato sulla pena in grado di appello.

Quali sono le conseguenze per chi propone un ricorso inammissibile contro una sentenza di concordato in appello?
La parte che propone un ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e, se viene ravvisata una colpa nella proposizione del ricorso, anche al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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