LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concordato in appello: i limiti al ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver stipulato un concordato in appello e rinunciato a specifici motivi, li ripropone in sede di legittimità. La Suprema Corte ribadisce che la rinuncia ai motivi è vincolante e impedisce un successivo esame nel merito, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: la Rinuncia ai Motivi Preclude il Ricorso in Cassazione

Il concordato in appello, introdotto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, consentendo alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto le conseguenze della rinuncia ai motivi di appello nell’ambito di tale accordo, dichiarando inammissibile il ricorso basato su doglianze precedentemente abbandonate.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo grado per un reato previsto dall’art. 73 del d.P.R. 309/1990 (in materia di stupefacenti), proponeva appello. In quella sede, l’imputato e la Procura Generale raggiungevano un accordo sulla pena da applicare, secondo la procedura del concordato in appello. Nell’ambito di tale accordo, l’imputato rinunciava a tutti i motivi di appello, ad eccezione di quello relativo alla determinazione della pena base. La Corte d’Appello, recependo l’accordo, emetteva la sentenza.

Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione non solo sull’entità della pena base, ma anche sulla mancata applicazione della sospensione condizionale della pena, un motivo al quale aveva esplicitamente rinunciato in appello.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte territoriale aveva valutato la congruità del trattamento sanzionatorio concordato, motivando adeguatamente anche lo scostamento dal minimo edittale. L’accordo, una volta ratificato dal giudice, aveva definito il perimetro delle questioni ancora dibattute, escludendo quelle oggetto di rinuncia.

Le Motivazioni della Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su due pilastri argomentativi.

In primo luogo, ha ritenuto manifestamente infondato l’unico motivo non oggetto di rinuncia, ovvero quello sulla determinazione della pena base. Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata e logica sulla congruità della pena concordata, rendendo la doglianza priva di pregio.

In secondo luogo, e con valore di principio, la Corte ha affermato che la rinuncia agli altri motivi, inclusa la questione sulla sospensione condizionale, rendeva inammissibile qualsiasi successiva discussione su di essi. L’istituto del concordato in appello si fonda su un accordo sinallagmatico: l’imputato ottiene una pena potenzialmente più favorevole in cambio della rinuncia a contestare specifici punti della sentenza. Ammettere un successivo ripensamento svuoterebbe di significato la procedura.

La Cassazione ha richiamato il proprio consolidato orientamento (citando la sentenza n. 30990/2018), secondo cui sono inammissibili non solo le doglianze relative a motivi rinunciati, ma anche quelle che contestano la formazione della volontà di accedere al concordato o il contenuto della pronuncia del giudice quando è conforme all’accordo.

Le Conclusioni

La decisione in esame rafforza la natura vincolante dell’accordo processuale raggiunto con il concordato in appello. Chi sceglie questa via deve essere pienamente consapevole che la rinuncia a determinati motivi di impugnazione è definitiva e preclude la possibilità di riproporli in Cassazione. La scelta di accedere a tale istituto deve quindi essere attentamente ponderata, poiché cristallizza il thema decidendum e limita drasticamente le successive facoltà di impugnazione. La conseguenza della violazione di tale principio è drastica: l’inammissibilità del ricorso, con condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

È possibile ricorrere in Cassazione per motivi a cui si è rinunciato durante un concordato in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che è inammissibile il ricorso che deduce motivi che sono stati oggetto di espressa rinuncia nell’ambito di un accordo sulla pena in appello.

Cosa succede se l’unico motivo di ricorso non rinunciato viene considerato infondato?
Se l’unico motivo residuo, non oggetto di rinuncia, viene ritenuto manifestamente infondato dalla Corte, l’intero ricorso viene dichiarato inammissibile, senza entrare nel merito delle altre questioni.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente la cui impugnazione è dichiarata inammissibile viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, stabilita dal giudice, in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati