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Concordato in appello: effetti della rinuncia ai motivi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver raggiunto un concordato in appello sulla pena rinunciando ai motivi sulla responsabilità, ha impugnato la decisione per carenza di motivazione. La rinuncia ai motivi crea un effetto preclusivo, rendendo definitiva la statuizione sulla responsabilità.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello e Rinuncia ai Motivi: la Cassazione Stabilisce l’Inammissibilità del Ricorso

L’istituto del concordato in appello, introdotto dalla riforma Orlando (Legge n. 103/2017), rappresenta uno strumento processuale finalizzato a deflazionare il carico giudiziario, consentendo alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 7074/2025, offre un importante chiarimento sugli effetti che tale accordo produce sui motivi di impugnazione, in particolare quando l’imputato rinuncia a contestare la propria responsabilità.

I Fatti Processuali

Il caso trae origine dalla condanna di un imputato da parte del Giudice dell’udienza preliminare. In sede di appello, la difesa dell’imputato e la Procura Generale raggiungono un accordo ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. L’accordo prevede una riduzione della pena inflitta in primo grado, a fronte della rinuncia da parte dell’imputato ai motivi di appello relativi all’affermazione della sua responsabilità penale. La Corte di appello, accogliendo la proposta di concordato, ridetermina la pena come pattuito.

Nonostante l’accordo, l’imputato decide di ricorrere in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione della sentenza d’appello proprio in relazione alle ragioni che fondavano la sua responsabilità. Sostanzialmente, si duole del fatto che la Corte territoriale non abbia adeguatamente spiegato perché la sua colpevolezza dovesse essere confermata.

La Decisione della Corte di Cassazione sul concordato in appello

La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile. I giudici chiariscono in modo netto che, una volta che l’imputato rinuncia ai motivi di appello sulla responsabilità per accedere al concordato in appello sulla pena, non può più contestare quel punto in una sede successiva. La rinuncia, infatti, produce un effetto preclusivo che cristallizza la decisione del giudice di primo grado sulla colpevolezza.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del diritto processuale: la rinuncia a un motivo di impugnazione è un atto dispositivo che produce effetti irrevocabili. Quando l’imputato sceglie di non contestare più l’accertamento della sua responsabilità (an della responsabilità) per ottenere un beneficio sulla pena (quantum della pena), accetta implicitamente la validità della motivazione contenuta nella sentenza di primo grado.

Di conseguenza, la Corte di appello non è tenuta a motivare nuovamente su un punto che non è più oggetto di controversia tra le parti. La sua cognizione viene limitata esclusivamente ai motivi non rinunciati, che in questo caso riguardavano solo l’entità della sanzione. La rinuncia ai motivi sulla responsabilità fa sì che su quel punto si formi il “giudicato”, ovvero la decisione diventa definitiva e non più attaccabile.

La Cassazione sottolinea come questa logica sia analoga a quella della rinuncia all’impugnazione in generale. L’effetto preclusivo si estende a tutto lo svolgimento processuale, comprese le questioni rilevabili d’ufficio, consolidando la decisione sui punti rinunciati.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: la scelta di aderire a un concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. Rinunciare ai motivi di appello sulla responsabilità significa accettare la sentenza di primo grado su quel punto, impedendo qualsiasi futura contestazione. La motivazione sulla colpevolezza, in tale scenario, rimane quella del primo giudice, e la Corte d’appello non ha l’obbligo di argomentare ulteriormente. La successiva impugnazione per carenza di motivazione su un punto oggetto di rinuncia è, pertanto, destinata a essere dichiarata inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Cosa succede se un imputato rinuncia ai motivi d’appello sulla responsabilità e concorda solo la pena?
La rinuncia ai motivi relativi alla responsabilità ha un effetto preclusivo. Ciò significa che la sentenza di primo grado su quel punto diventa definitiva (passa in giudicato) e la Corte d’appello non è tenuta a fornire una nuova motivazione sulla colpevolezza.

È possibile impugnare per carenza di motivazione una sentenza d’appello emessa a seguito di concordato sulla pena?
No, non è possibile se il ricorso riguarda i motivi a cui l’imputato ha espressamente rinunciato, come quelli sulla responsabilità. La Corte di Cassazione ha stabilito che un simile ricorso è inammissibile, poiché l’imputato non può dolersi della carenza di motivazione su punti che ha sottratto al dibattito processuale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione in questo contesto?
L’inammissibilità del ricorso comporta, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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