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Concordato in appello: annullata sentenza che lo ignora

Un imputato, dopo la condanna in primo grado, raggiungeva un accordo con la Procura Generale per un concordato in appello, rinunciando ai motivi di impugnazione per una rideterminazione della pena. La Corte d’Appello, tuttavia, emetteva la sua sentenza ignorando completamente tale richiesta. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che il giudice d’appello ha l’obbligo di valutare la richiesta di concordato. Se intende rigettarla, deve darne comunicazione alle parti e fissare un’udienza. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in appello: La Cassazione Annulla la Sentenza che lo Omette

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5861/2024) ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: l’obbligo per il giudice di secondo grado di valutare la richiesta di concordato in appello presentata dalle parti. Quando un accordo viene raggiunto e formalizzato, il giudice non può semplicemente ignorarlo. Questa pronuncia offre spunti cruciali sull’importanza dei riti alternativi e sulle garanzie difensive nel processo d’appello.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato, condannato sia in primo che in secondo grado per una serie di reati contro la fede pubblica e il patrimonio. Durante il giudizio di appello, la difesa dell’imputato aveva avviato un dialogo con la Procura Generale, culminato in una richiesta congiunta di ‘patteggiamento in appello’ ai sensi dell’art. 599 bis del codice di procedura penale. L’accordo prevedeva la rinuncia ai motivi di impugnazione a fronte di una rideterminazione della pena a due anni, sei mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa.

Questa richiesta, completa del consenso del Procuratore Generale, veniva formalmente depositata presso la cancelleria della Corte d’Appello. Tuttavia, la Corte territoriale, procedendo con rito cartolare, confermava la sentenza di primo grado senza fare alcun cenno all’accordo intervenuto tra le parti.

L’omessa valutazione del concordato in appello

La difesa dell’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando proprio la violazione di legge e l’omessa motivazione in merito alla richiesta di concordato in appello. La sentenza impugnata non conteneva alcuna traccia del percorso procedurale che aveva portato all’accordo, né forniva alcuna spiegazione sul perché non fosse stato preso in considerazione. Di fatto, era come se la richiesta non fosse mai stata presentata.

Il Sostituto Procuratore Generale presso la stessa Corte di Cassazione ha condiviso la tesi difensiva, chiedendo l’annullamento della sentenza con rinvio, affinché il giudice d’appello potesse finalmente valutare l’accordo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendolo in pieno. I giudici hanno sottolineato come la documentazione provasse inequivocabilmente che una richiesta di concordato in appello era stata trasmessa e perfezionata con l’adesione della Procura Generale, per poi essere ritualmente depositata in cancelleria. La Corte d’Appello, invece, ha completamente omesso di valutare tale richiesta.

La Cassazione ha chiarito che il giudice d’appello, di fronte a una simile richiesta, ha due possibilità: accoglierla o rigettarla. Non può, in nessun caso, ignorarla. Inoltre, la norma (art. 599 bis, comma 3, c.p.p.) prevede una garanzia fondamentale: qualora il giudice ritenga di non poter accogliere la richiesta concordata, deve darne comunicazione alle parti e disporre la celebrazione di un’udienza con la loro partecipazione. Questo passaggio è essenziale per garantire il contraddittorio e permettere alla difesa di esporre le proprie ragioni. Nel caso di specie, procedendo con rito cartolare e omettendo qualsiasi valutazione, la Corte d’Appello ha violato questa disposizione, ledendo il diritto di difesa dell’imputato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato il processo ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Bologna per un nuovo giudizio. Il nuovo collegio avrà il compito di esaminare nel merito la richiesta di concordato in appello, valutandone l’ammissibilità e la congruità della pena proposta. La decisione riafferma con forza che gli istituti processuali che mirano a una definizione concordata del processo non possono essere ignorati dal giudice, il quale è tenuto a un esame esplicito e motivato, nel pieno rispetto del contraddittorio tra le parti. Questo principio è una garanzia imprescindibile per il corretto funzionamento della giustizia penale.

Cosa succede se la Corte d’Appello ignora una richiesta di concordato presentata dalle parti?
La sentenza emessa è viziata per violazione di legge e omessa motivazione. La Corte di Cassazione la annulla con rinvio, obbligando il giudice d’appello a celebrare un nuovo processo nel quale la richiesta di concordato dovrà essere esaminata.

La Corte d’Appello è obbligata ad accettare un concordato raggiunto tra imputato e Procura Generale?
No, non è obbligata ad accettarlo. Il giudice ha il potere di rigettare la richiesta se non la ritiene congrua o ammissibile, ma deve esplicitare le ragioni del suo diniego nella motivazione della sentenza.

Se la Corte d’Appello intende rigettare il concordato, come deve procedere?
Deve darne comunicazione alle parti e fissare un’udienza pubblica (o in camera di consiglio, a seconda dei casi) con la partecipazione delle stesse, per garantire il contraddittorio prima di prendere una decisione definitiva. Non può rigettarla implicitamente o senza un confronto diretto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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