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Comportamento abnorme lavoratore: quando è escluso?

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un datore di lavoro, condannato per l’infortunio di un dipendente. La Corte ha escluso che il comportamento abnorme del lavoratore potesse scagionare l’imprenditore, poiché la sua condotta imprudente, pur essendo la causa diretta della caduta, rientrava nell’area di rischio prevedibile legata alle mansioni assegnate e all’inadeguatezza dell’attrezzatura fornita.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Comportamento Abnorme del Lavoratore: Quando Scatta la Responsabilità del Datore di Lavoro?

L’infortunio sul lavoro causato da una condotta imprudente del dipendente solleva spesso complessi interrogativi sulla responsabilità del datore di lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito i confini del cosiddetto comportamento abnorme del lavoratore, ribadendo che la prevedibilità di una condotta negligente rientra nell’area di rischio che l’imprenditore è tenuto a governare. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Infortunio Prevedibile

Un lavoratore, impegnato in operazioni di pitturazione, subiva un infortunio cadendo da un trabattello mobile. L’attrezzatura, fornita dal datore di lavoro, presentava gravi carenze di sicurezza: era posizionata su un’altra impalcatura, aveva i fermi non funzionanti e non era idonea a raggiungere tutte le aree da verniciare. Per ovviare a quest’ultima difficoltà, il lavoratore, con una manovra palesemente imprudente, saltellava sulla piattaforma del trabattello per spostarlo, provocandone il ribaltamento e la propria caduta.
Il datore di lavoro veniva condannato nei primi due gradi di giudizio per lesioni colpose, con violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.

La Decisione della Corte e il Concetto di Comportamento Abnorme del Lavoratore

La difesa dell’imprenditore ha basato il proprio ricorso in Cassazione su due punti principali: la presunta assenza di una sua posizione di garanzia e, soprattutto, la qualificazione della condotta del dipendente come abnorme, tale da interrompere ogni nesso causale con le sue eventuali mancanze. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna.

La Posizione di Garanzia del Datore di Lavoro

I giudici hanno innanzitutto ribadito che la qualifica di datore di lavoro fa sorgere automaticamente una posizione di garanzia nei confronti della sicurezza dei lavoratori. L’eventuale delega di funzioni o la presenza di altre figure responsabili, peraltro non provata in questo caso, non esonera il datore di lavoro dai suoi obblighi. Anzi, la Corte ha ricordato che, in presenza di più titolari della posizione di garanzia, ciascuno è per intero destinatario dell’obbligo di tutela.

L’Insussistenza del Comportamento Abnorme

Il punto cruciale della decisione riguarda il comportamento abnorme del lavoratore. La Cassazione ha sottolineato con forza un principio consolidato: l’imprevedibilità che esclude la colpa del datore di lavoro non può essere ravvisata in una condotta che, per quanto imperita, imprudente o negligente, rientri comunque nelle mansioni assegnate. La prevedibilità che un lavoratore possa discostarsi dagli standard di massima prudenza è un’evenienza immanente all’organizzazione del lavoro. Il comportamento può essere definito ‘abnorme’ solo quando, per le sue caratteristiche peculiari, si collochi completamente al di fuori dell’area di rischio definita dalla lavorazione in corso. Nel caso specifico, la manovra azzardata del lavoratore è stata la conseguenza diretta dell’inadeguatezza dell’attrezzatura fornita, un rischio che il datore di lavoro avrebbe dovuto prevedere e prevenire.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché le censure mosse dalla difesa erano generiche e oppositive. La responsabilità del datore di lavoro discende chiaramente dalla sua qualifica e dalle evidenti violazioni delle norme antinfortunistiche, come la mancata formazione e la fornitura di uno strumento di lavoro insicuro e inadeguato. La condotta del lavoratore, seppur imprudente, non è stata considerata né imprevedibile né eccezionale, ma una reazione rischiosa a una situazione di pericolo creata a monte dalle mancanze del datore stesso. Pertanto, tale condotta non interrompe il nesso causale tra le violazioni dell’imprenditore e l’evento dannoso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida l’orientamento secondo cui la responsabilità del datore di lavoro per la sicurezza non viene meno di fronte a condotte imprudenti dei dipendenti, a meno che queste non siano assolutamente eccezionali e slegate dal contesto lavorativo. Per le aziende, ciò significa che l’obbligo di prevenzione non si esaurisce nella mera fornitura di attrezzature, ma deve includere una valutazione di tutti i rischi prevedibili, compresi quelli derivanti da possibili negligenze umane, soprattutto quando queste sono incentivate da carenze organizzative o strumentali. La formazione adeguata e la fornitura di strumenti sicuri e idonei allo scopo rimangono i pilastri fondamentali per tutelare i lavoratori e mettersi al riparo da responsabilità penali.

La condotta imprudente di un lavoratore esclude sempre la responsabilità del datore di lavoro in caso di infortunio?
No. Secondo la Corte, una condotta imperita, imprudente o negligente del lavoratore non esclude la responsabilità del datore di lavoro se rientra nelle mansioni assegnate, poiché la prevedibilità di uno scostamento dagli standard di massima prudenza è un’evenienza considerata immanente nell’organizzazione del lavoro.

Cosa si intende per ‘comportamento abnorme’ del lavoratore secondo la Cassazione?
Si intende una condotta connotata da circostanze peculiari, interne o esterne al processo di lavoro, tali da collocarla al di fuori dell’area di rischio definita dalla lavorazione in corso. Deve essere un comportamento talmente imprevedibile ed eccezionale da essere l’unica causa dell’evento.

La presenza di altre figure responsabili della sicurezza (come un delegato) esonera il datore di lavoro?
No. La Corte afferma che, anche in presenza di più titolari della posizione di garanzia in materia di sicurezza, ciascuno di essi è per intero destinatario dell’obbligo di tutela imposto dalla legge. L’omessa applicazione di una cautela antinfortunistica è addebitabile a ognuno dei titolari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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