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Competenza Tribunale Sorveglianza: il caso decisivo

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Perugia, che aveva negato a un condannato l’accesso a misure alternative alla detenzione. Il motivo principale dell’annullamento risiede nella errata determinazione della competenza territoriale. La Corte ha stabilito che la competenza del Tribunale di Sorveglianza spettava a quello di Napoli, luogo di residenza del condannato, e non a Perugia. Di conseguenza, la decisione è stata annullata e gli atti trasmessi al giudice competente per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Tribunale Sorveglianza: la Cassazione fa chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: la corretta determinazione della competenza del Tribunale di Sorveglianza. Questo caso evidenzia come un errore procedurale sulla competenza possa portare all’annullamento di un’intera decisione, anche se questa riguarda il merito delle misure alternative alla detenzione. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un condannato aveva presentato istanza per ottenere l’accesso a misure alternative alla detenzione, quali l’affidamento in prova al servizio sociale, la detenzione domiciliare e la semilibertà. Il Tribunale di Sorveglianza di Perugia, investito della questione, aveva respinto tutte le richieste. Le ragioni del rigetto si basavano su due elementi principali: l’inidoneità del domicilio proposto dal condannato e la presunta mancanza di un percorso di revisione critica del proprio passato criminale.

Insoddisfatto della decisione, il condannato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso si fondava su tre motivi distinti:

1. Incompetenza territoriale: Il motivo principale, e quello che si è rivelato decisivo, riguardava la competenza del Tribunale di Sorveglianza di Perugia. Il ricorrente sosteneva che il giudice competente fosse quello di Napoli, luogo di sua residenza, o in subordine quello di Milano, in relazione al pubblico ministero competente per l’esecuzione. Non esisteva, a suo dire, alcun criterio legale che potesse radicare la competenza a Perugia.
2. Violazione del diritto di difesa: Il secondo motivo lamentava una violazione procedurale, ovvero la mancata notifica dell’avviso di fissazione dell’udienza, un adempimento essenziale per garantire il contraddittorio.
3. Vizio di motivazione: Infine, il ricorso criticava nel merito la decisione del Tribunale, sostenendo che la valutazione sull’inidoneità del domicilio fosse errata, non avendo considerato che il condannato vi aveva già scontato una precedente misura senza problemi. Inoltre, il Tribunale non avrebbe adeguatamente valutato altri elementi favorevoli come l’attività lavorativa, lo stato di salute e il percorso evolutivo positivo della sua personalità.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso, assorbendo di fatto gli altri. L’analisi della Corte si è concentrata sulla questione della competenza del Tribunale di Sorveglianza, un vizio procedurale che, se accertato, invalida l’intero provvedimento.

Dopo aver esaminato gli atti processuali, la Suprema Corte ha verificato la sequenza degli ordini di esecuzione emessi da diverse Procure (Terni, Santa Maria Capua Vetere, Monza). Dall’analisi è emerso chiaramente che, sulla base dei criteri normativi e della giurisprudenza consolidata, la competenza a decidere sulle istanze del condannato non apparteneva al Tribunale di Sorveglianza di Perugia. La competenza era invece radicata presso il Tribunale di Sorveglianza di Napoli, foro corrispondente al luogo di residenza del condannato, un criterio prevalente in questa materia.

La Corte ha quindi stabilito che il giudice di Perugia aveva emesso una decisione incompetenter, ovvero senza averne la potestà giurisdizionale. Questo errore procedurale non è sanabile e impone l’annullamento del provvedimento impugnato.

Conclusioni

La sentenza si conclude con una decisione netta: l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Perugia viene annullata senza rinvio. Questo significa che la decisione è cancellata in via definitiva. La Corte ha disposto la trasmissione di tutti gli atti al Tribunale di Sorveglianza di Napoli, identificato come il giudice naturale e competente per il caso. Sarà quindi il Tribunale di Napoli a dover fissare una nuova udienza e a riesaminare nel merito le richieste di misure alternative presentate dal condannato, garantendo il corretto svolgimento del procedimento. La pronuncia ribadisce l’importanza cruciale del rispetto delle norme sulla competenza, poste a garanzia del giusto processo e del diritto di difesa.

Qual è il criterio principale per determinare la competenza del Tribunale di Sorveglianza?
Sulla base della sentenza, un criterio fondamentale per determinare la competenza territoriale del Tribunale di Sorveglianza a decidere sulle misure alternative è il luogo di residenza del condannato libero.

Cosa accade se un provvedimento viene emesso da un giudice incompetente?
Se un provvedimento viene emesso da un giudice che non ha la competenza territoriale per decidere, tale provvedimento è viziato e può essere annullato dalla Corte di Cassazione, come avvenuto in questo caso. L’atto viene poi trasmesso al giudice competente per una nuova decisione.

Per quali ragioni il primo Tribunale aveva respinto le istanze del condannato?
Il Tribunale di Sorveglianza di Perugia aveva respinto le istanze ritenendo non idoneo il domicilio proposto dal condannato e valutando la mancanza di un inizio di un processo di revisione critica del suo passato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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