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Competenza territoriale sorveglianza: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione risolve un conflitto tra Tribunali di Sorveglianza, stabilendo che la competenza territoriale sorveglianza si determina in base all’ufficio del Pubblico Ministero che ha emesso il primo ordine di sospensione dell’esecuzione. In base al principio della ‘perpetuatio jurisdictionis’, tale competenza non è influenzata da successivi provvedimenti di cumulo emessi da un altro PM. La Corte ha quindi dichiarato la competenza del primo Tribunale adito.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale sorveglianza: chi decide quando le Procure sono diverse?

La determinazione della competenza territoriale sorveglianza rappresenta un nodo cruciale nella fase di esecuzione della pena. Quando un condannato chiede di accedere a una misura alternativa alla detenzione, è fondamentale individuare con certezza quale Tribunale di Sorveglianza debba decidere. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34136 del 2025, interviene per risolvere un conflitto negativo di competenza, riaffermando un principio fondamentale: quello della perpetuatio jurisdictionis. Vediamo nel dettaglio il caso e la soluzione offerta dalla Suprema Corte.

I fatti di causa

Un condannato, a seguito di una prima sentenza definitiva, riceve dal Pubblico Ministero presso il Tribunale di Brindisi un ordine di esecuzione con contestuale decreto di sospensione. Quest’ultimo atto permette al condannato di presentare un’istanza per una misura alternativa. Il PM di Brindisi trasmette quindi gli atti al Tribunale di Sorveglianza di Lecce.

Il Tribunale di Lecce, però, si dichiara incompetente, ritenendo che la decisione spetti al Tribunale di Sorveglianza di Taranto, basandosi sul criterio generale della residenza del condannato.

Nel frattempo, una seconda sentenza di condanna contro la stessa persona diventa definitiva. Il Pubblico Ministero presso il Tribunale di Taranto emette un provvedimento di cumulo delle pene, anch’esso con decreto di sospensione, e trasmette gli atti al proprio Tribunale di Sorveglianza. Quest’ultimo, a sua volta, solleva un conflitto negativo di competenza, sostenendo che la competenza si fosse già radicata a Lecce a seguito del primo provvedimento del PM di Brindisi.

La questione sulla competenza territoriale sorveglianza

Il cuore della questione è stabilire quale criterio prevalga per individuare il giudice competente. È il criterio generale della residenza del condannato (art. 677, comma 2, c.p.p.) oppure la regola speciale legata al Pubblico Ministero che per primo ha sospeso l’esecuzione (art. 656, comma 6, c.p.p.)? E, soprattutto, un successivo provvedimento di cumulo emesso da un’altra Procura può modificare la competenza già stabilita?

Il Tribunale di Taranto, nel sollevare il conflitto, ha invocato il principio della perpetuatio jurisdictionis, secondo cui una volta che la competenza è stata correttamente individuata, essa non può essere modificata da eventi successivi.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto dando ragione al Tribunale di Taranto e dichiarando la competenza del Tribunale di Sorveglianza di Lecce. I giudici hanno ribadito un principio di diritto ormai consolidato: in materia di concessione di misure alternative a seguito di sospensione dell’esecuzione, la competenza appartiene al Tribunale di Sorveglianza del luogo in cui ha sede l’ufficio del Pubblico Ministero che per primo ha promosso la sospensione.

Questa regola, contenuta nell’art. 656, comma 6, del codice di procedura penale, è una norma speciale che deroga al criterio generale della residenza del condannato. La sua applicazione, unita al principio della perpetuatio jurisdictionis, rende la competenza ‘insensibile’ a qualsiasi mutamento successivo.

La ratio di questa scelta legislativa, spiega la Corte, è duplice:
1. Garantire la celerità del procedimento: Fissare un criterio stabile fin dall’inizio evita che il fascicolo venga trasferito tra diversi uffici giudiziari.
2. Mantenere il collegamento con il Pubblico Ministero: Assicura un legame funzionale con l’ufficio della Procura che ha avviato la procedura, conoscendo già la posizione esecutiva del condannato.

Di conseguenza, il fatto che il PM di Taranto abbia successivamente emesso un provvedimento di cumulo è irrilevante ai fini della determinazione della competenza, poiché questa si era già radicata a Lecce con il primo atto del PM di Brindisi.

Conclusioni

La sentenza in esame fornisce un’importante conferma sulla competenza territoriale sorveglianza. La regola è chiara e mira a garantire certezza e rapidità. La competenza si ‘cristallizza’ nel momento in cui il primo Pubblico Ministero emette l’ordine di esecuzione con sospensione. Questa scelta iniziale non può essere messa in discussione da successivi provvedimenti, anche se relativi a un cumulo di pene. Per i condannati e i loro difensori, ciò significa avere un punto di riferimento giudiziario certo e stabile fin dalle prime fasi dell’esecuzione della pena, senza il rischio di rimpalli di competenza che potrebbero ritardare la decisione sulle misure alternative.

Come si determina la competenza del Tribunale di Sorveglianza quando viene chiesta una misura alternativa dopo una sospensione dell’esecuzione?
La competenza appartiene al Tribunale di Sorveglianza del luogo in cui ha sede l’ufficio del Pubblico Ministero che ha emesso per primo l’ordine di esecuzione con contestuale decreto di sospensione, ai sensi dell’art. 656, comma 6, c.p.p.

Cosa succede se, dopo che la competenza si è radicata, interviene un nuovo provvedimento di cumulo da parte di un altro Pubblico Ministero?
Non accade nulla che possa modificare la competenza. In applicazione del principio della perpetuatio jurisdictionis, la competenza già radicata rimane insensibile a eventuali mutamenti successivi, come l’emissione di nuovi provvedimenti da parte di un’altra Procura.

Perché la legge prevede questa regola specifica sulla competenza territoriale sorveglianza?
La ratio di questa norma è duplice: soddisfare l’esigenza di celerità del procedimento e garantire il collegamento funzionale con il pubblico ministero che ha disposto per primo la sospensione dell’esecuzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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