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Competenza Territoriale: il reato iniziato all’estero

La Cassazione annulla un’ordinanza di sequestro, chiarendo i criteri per la competenza territoriale in caso di reato associativo iniziato all’estero. Se parte dell’azione si svolge in Italia, si applica il criterio dell’ultimo luogo dell’azione, individuando la giurisdizione nel foro dove ha operato la cellula nazionale del sodalizio, anziché considerare impossibile la determinazione della competenza.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Territoriale: la Cassazione chiarisce le regole per i reati transnazionali

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale di procedura penale: la determinazione della competenza territoriale quando un reato associativo, pur avendo origine all’estero, manifesta la sua operatività anche in Italia. Questa decisione offre importanti principi guida per individuare il giudice naturale nei casi di criminalità organizzata transnazionale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’articolata indagine per associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione al pagamento delle accise sui prodotti petroliferi. Nell’ambito di tale procedimento, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Trento aveva disposto il sequestro di un’area parcheggio di proprietà, tra gli altri, di un soggetto terzo estraneo alle indagini. L’ordinanza di sequestro era stata confermata dal Tribunale del Riesame.
Il proprietario dell’area ha proposto ricorso per cassazione, lamentando, tra i vari motivi, l’incompetenza territoriale del Tribunale di Trento. Secondo la difesa, il giudice competente avrebbe dovuto essere quello di Foggia, poiché la base operativa dell’associazione e il luogo di commissione dei reati-fine si trovavano nel territorio di Cerignola.

L’Eccezione di Incompetenza Territoriale

Il fulcro del ricorso verteva sull’errata individuazione della competenza territoriale. La difesa sosteneva che l’unico collegamento con Trento fosse l’occasionale fermo di un automezzo, mentre l’intera struttura criminale operava stabilmente nel foggiano. Il Tribunale del Riesame, pur riconoscendo che l’attività criminale avesse avuto inizio all’estero, aveva concluso per l’impossibilità di determinare la competenza secondo le regole ordinarie, applicando erroneamente i criteri suppletivi.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo relativo all’incompetenza territoriale, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. La Corte ha chiarito che il Tribunale del Riesame ha commesso un errore di diritto nel non applicare correttamente le norme che regolano la giurisdizione per i reati commessi in parte all’estero.

Le Motivazioni

La Corte ha ricostruito il percorso logico-giuridico che deve guidare l’interprete.

Il punto di partenza è l’individuazione del reato più grave, in questo caso l’associazione per delinquere. Trattandosi di un reato permanente, la competenza si radica, ai sensi dell’art. 8, comma 3, c.p.p., nel luogo in cui ha avuto inizio la consumazione. La giurisprudenza identifica tale luogo con la sede della base operativa dove si svolge la programmazione, ideazione e direzione delle attività criminose.

Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame aveva correttamente individuato l’inizio della consumazione all’estero. Tuttavia, aveva erroneamente ritenuto inapplicabili le regole ordinarie, senza considerare il disposto dell’art. 10, comma 3, c.p.p., che per i reati commessi in parte all’estero rimanda agli articoli 8 e 9 c.p.p.

L’errore cruciale è stato non applicare l’art. 9, comma 1, c.p.p., il quale stabilisce che, se la competenza non può essere determinata a norma dell’art. 8, «è competente il giudice dell'ultimo luogo in cui è avvenuta una parte dell'azione o dell'omissione».

La stessa ordinanza impugnata riconosceva che una parte significativa della condotta delittuosa si era svolta in Italia, specificamente a Cerignola, definita come sede della “cellula operativa” italiana e “ultimo luogo di manifestazione delle attività del sodalizio”. Di conseguenza, esisteva un chiaro e concreto collegamento territoriale con l’Italia che rendeva applicabile il criterio dell’ultimo luogo dell’azione, radicando la competenza nel foro di Foggia.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio fondamentale: i criteri suppletivi per la determinazione della competenza territoriale si applicano solo quando è oggettivamente impossibile individuare un collegamento territoriale secondo le regole principali. Quando un’associazione criminale, pur nata all’estero, ha una stabile base operativa in Italia dove si realizza una parte essenziale della sua condotta, la competenza appartiene al giudice di quel luogo. La decisione impedisce che la natura transnazionale del reato porti a una disapplicazione delle regole ordinarie a favore di fori determinati da elementi occasionali o residuali, garantendo così il rispetto del principio del giudice naturale precostituito per legge.

Come si determina la competenza territoriale se un reato associativo ha inizio all’estero ma prosegue in Italia?
Si applica il criterio previsto dall’art. 9, comma 1, del codice di procedura penale. La competenza spetta al giudice dell’ultimo luogo in Italia dove si è verificata una parte dell’azione o dell’omissione, come ad esempio la sede della cellula operativa nazionale.

Quale criterio si applica se il luogo di inizio della consumazione è all’estero?
Se il reato è commesso in parte all’estero, la competenza va determinata secondo gli artt. 8 e 9 del codice di procedura penale. Non si deve passare direttamente ai criteri suppletivi, ma bisogna prima verificare se una parte della condotta si è svolta nel territorio nazionale per applicare il criterio dell’ultimo luogo dell’azione.

La residenza degli indagati è sufficiente a radicare la competenza territoriale?
La sentenza chiarisce che il criterio principale è legato al luogo di consumazione del reato, identificato con la base operativa dell’associazione. La residenza degli indagati è un criterio suppletivo, applicabile solo se non è possibile determinare la competenza secondo le regole principali (luogo del reato).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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