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Competenza territoriale e ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione relativo alla determinazione della competenza territoriale. L’imputato contestava il criterio usato per identificare il reato più grave. La Corte ha stabilito che il ricorso era una semplice ripetizione dei motivi d’appello, privo di critiche specifiche e argomentate contro la sentenza impugnata, confermando la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale e ricorso inammissibile per aspecificità

La corretta individuazione della competenza territoriale è un pilastro fondamentale del processo penale, poiché assicura che un imputato venga giudicato dal tribunale territorialmente competente secondo le regole stabilite dalla legge. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione sulla proceduralità del ricorso, sottolineando come la mera ripetizione di argomenti già respinti in appello renda il ricorso inammissibile per mancanza di specificità.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. L’oggetto della controversia non era la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato, ma una questione puramente procedurale: la competenza territoriale del tribunale che aveva emesso la prima condanna. Secondo il ricorrente, il giudice di primo grado non era quello territorialmente competente a giudicare il caso.

La Questione sulla Competenza Territoriale e i Motivi del Ricorso

L’unico motivo di ricorso si basava sulla presunta erronea applicazione dell’articolo 16 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce i criteri per determinare quale, tra più reati connessi, sia da considerare il ‘più grave’, al fine di radicare la competenza territoriale presso il tribunale del luogo in cui tale reato è stato commesso. Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse sbagliato nel confermare la competenza del Tribunale di Roma, reiterando le stesse argomentazioni già presentate e disattese nel secondo grado di giudizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione netta e fondata su un principio cardine del processo di legittimità. I giudici hanno osservato che il ricorso non era altro che una ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi già dedotti in appello. Un ricorso per cassazione, per essere valido, non può limitarsi a riproporre le stesse censure, ma deve contenere una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata. Deve, in altre parole, spiegare perché la decisione della Corte d’Appello è errata in diritto o viziata logicamente.

Nel caso di specie, il ricorso era solo ‘apparente’, poiché ometteva di assolvere a questa funzione critica. La Corte di Cassazione ha inoltre evidenziato che la decisione dei giudici d’appello era, al contrario, esente da vizi logici. Essi avevano correttamente esplicitato le ragioni per cui il reato più grave era stato commesso a Roma, valorizzando la contestazione di una circostanza aggravante (art. 61 n. 7 c.p.) e di un’ulteriore fattispecie di reato (art. 494 c.p.). Secondo una giurisprudenza consolidata, la valutazione della maggiore gravità del reato ai fini della competenza territoriale va condotta sulla base delle contestazioni formali cristallizzate nelle imputazioni.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Presentare un ricorso che si limita a ripetere le doglianze già respinte, senza un confronto critico con la sentenza d’appello, è un’azione destinata al fallimento e comporta ulteriori conseguenze economiche per il ricorrente.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché era una ‘pedissequa reiterazione’, ovvero una semplice ripetizione, dei motivi già presentati e respinti in appello. Mancava di una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, risultando così non specifico ma solo apparente.

Come si determina la competenza territoriale quando ci sono più reati connessi?
La competenza territoriale si determina individuando il reato più grave. La valutazione della maggiore gravità, come specificato dalla Corte, deve essere condotta sulla base delle contestazioni formali, come cristallizzate nelle imputazioni, includendo la presenza di circostanze aggravanti o di ulteriori fattispecie di reato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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