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Competenza territoriale: decide il luogo del reato

La Corte di Cassazione ha confermato la competenza territoriale del Tribunale di Verona in un caso di frode commerciale. La decisione si fonda sul principio che, in assenza di prove su procedimenti penali connessi in altre sedi, la giurisdizione spetta al giudice del luogo in cui è stato formalmente contestato e accertato l’unico reato oggetto del giudizio, respingendo l’eccezione della difesa che indicava altre località.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale: la Cassazione fa chiarezza

Determinare quale sia il tribunale giusto per un processo è un passo fondamentale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla competenza territoriale, specialmente quando i fatti sembrano attraversare diverse province. La Corte ha stabilito che, ai fini della giurisdizione, conta solo il reato formalmente contestato e non le mere allegazioni su illeciti precedenti commessi altrove.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dall’opposizione a un decreto penale di condanna per frode in commercio (art. 515 c.p.) a carico di un imprenditore. Il procedimento era incardinato presso il Tribunale di Verona. La difesa dell’imputato ha sollevato un’eccezione di incompetenza, sostenendo che il reato si fosse consumato in altre località.

Secondo la tesi difensiva, la merce (olio, in ipotesi contraffatto) era stata consegnata all’acquirente prima in provincia di Perugia e poi in quella di Novara. Solo in un secondo momento la merce era stata spostata nel territorio di Verona, precisamente a Legnago, dove erano state eseguite le indagini che avevano dato il via al procedimento penale. Per questo motivo, la difesa chiedeva che la competenza fosse attribuita al Tribunale di Perugia o, in subordine, a quello di Novara.

La questione sulla competenza territoriale

Il Tribunale di Verona, di fronte a questa eccezione, ha rimesso la questione alla Corte di Cassazione, come previsto dall’art. 24-bis del codice di procedura penale. Il cuore del problema era stabilire se la competenza territoriale dovesse essere radicata nel luogo del primo presunto illecito (Perugia/Novara), come sostenuto dalla difesa, oppure nel luogo dove l’unico reato effettivamente contestato era stato accertato (Legnago, Verona), come indicato nell’imputazione.

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione aveva concluso chiedendo la conferma della competenza del Tribunale di Verona, ritenendo decisivo il capo d’imputazione formalizzato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha confermato la competenza del Tribunale di Verona con una motivazione chiara e lineare. Gli Ermellini hanno osservato che le argomentazioni della difesa si basavano sulla presunta esistenza di altri procedimenti penali per fatti commessi in precedenza a Perugia e Novara. Tuttavia, questa circostanza non era stata provata né emergeva dagli atti. Di fatto, l’unico reato che risultava formalmente contestato all’imputato era quello commesso a Legnago.

Il Collegio ha spiegato che, per poter spostare la competenza, non è sufficiente allegare genericamente la commissione di altri reati altrove. È necessario che vi sia una contestazione formale di una pluralità di reati connessi. Solo in quel caso si potrebbero applicare i criteri di connessione previsti dall’art. 16 c.p.p., che attribuiscono la competenza al giudice del reato più grave o, in caso di pari gravità, a quello del primo reato commesso.

Poiché nel caso di specie l’imputazione si riferiva esclusivamente al fatto avvenuto nel territorio veronese, è su quella contestazione che deve essere determinata la giurisdizione. Qualsiasi altra valutazione basata su fatti non ancora formalizzati in un’accusa sarebbe una supposizione non consentita.

Conclusioni

La decisione riafferma un principio cardine della procedura penale: la competenza territoriale si determina sulla base delle contestazioni formalizzate dal Pubblico Ministero e non su ipotesi o fatti non ancora accertati in un procedimento. Per far valere l’esistenza di reati connessi commessi altrove, è indispensabile che tali reati siano oggetto di uno specifico procedimento penale. In assenza di ciò, il giudice competente rimane quello del locus commissi delicti dell’unico reato per cui si procede. Questa sentenza fornisce quindi un criterio di certezza, evitando che la giurisdizione possa essere messa in discussione sulla base di mere allegazioni difensive non supportate da elementi concreti.

Come si determina la competenza territoriale se l’imputato sostiene che il reato sia iniziato in un’altra giurisdizione?
La competenza si determina sulla base del reato specifico che è stato formalmente contestato nel procedimento. Se l’unica accusa riguarda un fatto avvenuto in un determinato luogo, il tribunale di quel luogo ha la giurisdizione, indipendentemente da affermazioni non provate su atti precedenti commessi altrove.

Quando si applicano le regole sulla connessione tra procedimenti per decidere la competenza?
Le regole sulla connessione si applicano solo quando esiste una contestazione formale per una pluralità di reati tra loro collegati. Se si procede per un solo reato, questo criterio non può essere utilizzato per spostare la competenza a un altro tribunale.

Cosa succede se la difesa solleva un’eccezione di incompetenza basata su fatti non ancora contestati formalmente?
L’eccezione viene respinta. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice deve decidere sulla base degli atti e delle accuse formalizzate. L’esistenza di altri presunti illeciti, se non è oggetto di uno specifico procedimento penale, non può essere presupposta e non è sufficiente a modificare la competenza territoriale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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