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Competenza territoriale: Cassazione chiarisce le regole

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma per incompetenza. Il caso riguarda la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali, dove la Corte ha ribadito che la competenza territoriale del tribunale di sorveglianza si determina in base al domicilio del richiedente libero o al luogo di detenzione, non al luogo di emissione della sentenza di condanna. Gli atti sono stati trasmessi al Tribunale di Catanzaro, territorialmente competente.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale: la Cassazione annulla decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i principi fondamentali per determinare la competenza territoriale del tribunale di sorveglianza, un aspetto cruciale nella fase di esecuzione della pena. La pronuncia chiarisce quale ufficio giudiziario debba decidere sulle istanze di misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova al servizio sociale. Questa decisione sottolinea l’importanza di rispettare le regole procedurali per garantire la corretta amministrazione della giustizia.

I Fatti del Caso: Una Questione di Competenza

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un condannato contro l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma, che aveva respinto la sua richiesta di affidamento in prova al servizio sociale. La difesa aveva sollevato, sin dall’inizio, un’eccezione di incompetenza territoriale. Al momento della presentazione dell’istanza, il condannato era libero e domiciliato in provincia di Cosenza; successivamente, al momento della celebrazione dell’udienza, si trovava detenuto presso la Casa circondariale di Castrovillari. In entrambe le situazioni, la giurisdizione sarebbe spettata al Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro e non a quello di Roma. Nonostante l’eccezione fosse stata formalmente sollevata e documentata, il tribunale capitolino ha proceduto a decidere nel merito, respingendo l’istanza.

La Decisione della Corte di Cassazione e la competenza territoriale del tribunale di sorveglianza

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo l’eccezione di incompetenza. Gli Ermellini hanno constatato che dagli atti processuali emergeva in modo inequivocabile come il Tribunale di Sorveglianza di Roma fosse a conoscenza sia del domicilio del condannato in Calabria, sia del suo successivo stato di detenzione in un istituto calabrese. Di conseguenza, il giudice romano era funzionalmente incompetente a decidere sulla richiesta.

I Criteri Stabiliti dall’Art. 677 c.p.p.

La sentenza ribadisce le regole stabilite dall’articolo 677 del codice di procedura penale per individuare il giudice competente. La norma prevede criteri gerarchici chiari:
1. Per il condannato detenuto: la competenza è del Tribunale di Sorveglianza che ha giurisdizione sull’istituto di pena in cui si trova l’interessato (locus custodiae).
2. Per il condannato libero: la competenza è del Tribunale di Sorveglianza del luogo in cui l’interessato ha la residenza o il domicilio (locus domicilii).

Solo in via residuale, qualora non sia possibile applicare i criteri principali, la competenza ricade sul tribunale che ha emesso la sentenza di condanna. Nel caso di specie, essendo noti sia il domicilio che il luogo di detenzione, non vi era alcun dubbio che la competenza spettasse al Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su una rigorosa applicazione dell’art. 677 c.p.p. La Cassazione ha evidenziato come le risultanze documentali (tra cui una memoria difensiva e le informazioni richieste ai Carabinieri dallo stesso tribunale romano) confermassero la situazione del condannato. Ignorare tali evidenze e procedere con la decisione nel merito ha costituito una violazione delle norme sulla competenza, che sono poste a garanzia del corretto funzionamento del processo e dei diritti delle parti. Pertanto, l’ordinanza impugnata è stata emessa da un giudice funzionalmente incompetente.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Roma, disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro, quale autorità giudiziaria competente a provvedere. Questa sentenza rappresenta un importante monito sull’inderogabilità delle norme sulla competenza territoriale. La corretta individuazione del giudice naturale precostituito per legge è un principio cardine del nostro ordinamento, la cui violazione comporta l’invalidità del provvedimento emesso. La decisione assicura che il condannato possa avere la sua istanza esaminata dal giudice territorialmente corretto, in conformità con i principi del giusto processo.

Come si determina la competenza territoriale del Tribunale di Sorveglianza per un condannato in stato di libertà?
La competenza appartiene al Tribunale di Sorveglianza che ha giurisdizione sul luogo in cui il condannato ha la residenza o il domicilio, secondo il principio del locus domicilii.

Quale Tribunale di Sorveglianza è competente se il condannato è detenuto?
In caso di condannato detenuto, è competente il Tribunale di Sorveglianza che ha giurisdizione sull’istituto di prevenzione o di pena in cui si trova l’interessato al momento della richiesta o della decisione, in base al principio del locus custodiae.

Cosa accade se un giudice decide su un caso pur essendo territorialmente incompetente?
Il provvedimento emesso da un giudice funzionalmente incompetente è invalido. La Corte di Cassazione, se investita della questione, annulla tale provvedimento e dispone la trasmissione degli atti al giudice competente per una nuova decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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