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Competenza ricusazione giudice: solo la Corte decide

Un giudice di primo grado ha dichiarato inammissibile un’istanza di ricusazione contro di sé, ritenendola una mera ripetizione. La Cassazione ha annullato la sua decisione, ribadendo che la competenza ricusazione giudice spetta in via esclusiva alla Corte d’Appello, anche per la valutazione di ammissibilità, senza alcuna deroga.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Ricusazione Giudice: La Cassazione Ribadisce il Ruolo Esclusivo della Corte d’Appello

Nel delicato equilibrio del processo penale, l’imparzialità del giudice è un pilastro fondamentale. Ma cosa accade quando una parte dubita di questa imparzialità e presenta un’istanza di ricusazione? A chi spetta decidere? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 30617/2025) ha fornito un chiarimento cruciale sulla competenza ricusazione giudice, stabilendo un principio inderogabile: solo la Corte d’Appello può pronunciarsi, anche sulla semplice ammissibilità dell’istanza.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza emessa dal Giudice per l’udienza preliminare (g.u.p.) del Tribunale di Roma. Un imputato aveva presentato un’istanza per ricusare il giudice assegnato al suo caso. Il giudice in questione, anziché trasmettere gli atti alla Corte d’Appello come previsto dalla procedura, ha deciso autonomamente di dichiarare l’istanza inammissibile. La motivazione addotta era che l’imputato aveva già presentato in precedenza una richiesta simile, che era stata rigettata, rendendo la nuova istanza una mera e inammissibile reiterazione.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione delle norme sulla competenza funzionale. Secondo la difesa, il giudice ricusato non avrebbe avuto alcun potere di decidere, neppure in via preliminare, sulla richiesta che lo riguardava direttamente.

La Questione sulla Competenza per la Ricusazione del Giudice

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione degli articoli 40 e 41 del codice di procedura penale. Queste norme stabiliscono in modo chiaro che la competenza a decidere sull’istanza di ricusazione proposta nei confronti di un giudice di tribunale spetta alla Corte d’Appello. Inoltre, è sempre la Corte d’Appello a dover valutare l’eventuale inammissibilità della richiesta prima di esaminarne il merito.

La decisione del g.u.p. di agire in autonomia ha quindi sollevato un fondamentale quesito: può un giudice, oggetto di un’istanza di ricusazione, ergersi a giudice della stessa, anche solo per valutarne i profili di ammissibilità? La Suprema Corte ha fornito una risposta netta e negativa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del g.u.p. senza rinvio. La Corte ha ribadito che il disposto normativo è inequivocabile: il giudice ricusato non ha alcun potere autonomo di valutazione. La competenza funzionale della Corte d’Appello è esclusiva e non ammette deroghe.

Gli Ermellini hanno precisato che neppure la circostanza che l’istanza fosse una reiterazione di una precedente già rigettata può giustificare un’eccezione a questo principio. La legge non prevede alcuna deroga per questi casi, e l’attribuzione della competenza alla Corte d’Appello rimane salda. Anche la valutazione sulla natura meramente ripetitiva della nuova istanza spetta unicamente al collegio superiore.

A sostegno della propria tesi, la Cassazione ha anche richiamato una storica sentenza della Corte Costituzionale (n. 10 del 1996), che aveva già affrontato un tema simile, rafforzando il principio secondo cui la gestione delle istanze di ricusazione deve essere affidata a un organo terzo e imparziale, per garantire la massima trasparenza e serenità di giudizio.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame riafferma un principio di garanzia fondamentale nel sistema processuale penale. La decisione sulla competenza ricusazione giudice non è una mera formalità, ma un presidio essenziale dell’imparzialità della giurisdizione. Qualsiasi decisione presa da un giudice sulla propria ricusazione è viziata da una violazione di competenza funzionale e, come tale, deve essere annullata.

In pratica, questo significa che ogni volta che viene presentata un’istanza di ricusazione, il giudice interessato ha un unico obbligo: sospendere il procedimento (salvo casi di urgenza) e trasmettere immediatamente gli atti alla Corte d’Appello. Sarà quest’ultima, e solo essa, a poter valutare se l’istanza è ammissibile e, in caso positivo, se è fondata nel merito. Questa pronuncia serve da monito, assicurando che le regole sulla competenza vengano rispettate rigorosamente per proteggere i diritti delle parti e l’integrità del processo.

Un giudice può decidere autonomamente sull’ammissibilità di un’istanza di ricusazione presentata contro di sé?
No, la sentenza chiarisce che il giudice ricusato non ha alcun potere di valutare l’ammissibilità dell’istanza. Questa competenza spetta esclusivamente e in modo inderogabile alla Corte d’Appello.

Cosa succede se un’istanza di ricusazione è una semplice ripetizione di una già rigettata?
Anche in questo caso, la competenza a decidere sulla nuova istanza, inclusa la sua eventuale inammissibilità per reiterazione, rimane della Corte d’Appello. Il giudice ricusato non può dichiararla inammissibile di sua iniziativa.

Qual è la conseguenza della decisione di un giudice che si pronuncia sulla propria ricusazione violando la competenza?
La sua decisione (in questo caso, l’ordinanza che dichiara l’inammissibilità) viene annullata senza rinvio dalla Corte di Cassazione. Gli atti vengono poi trasmessi all’organo competente, cioè la Corte d’Appello, perché decida sulla ricusazione come previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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