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Competenza per territorio: il principio di perpetuatio

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra i Tribunali di Rimini e Milano. Applicando il principio di ‘perpetuatio competentiae’, stabilisce che la competenza per territorio si determina in base al luogo del primo reato commesso. La successiva definizione del procedimento per quel reato da parte dell’imputato con un rito alternativo non incide sulla competenza già radicata. La Corte ha quindi dichiarato la competenza del Tribunale di Milano.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza per Territorio: Quando si Cristallizza e Non Cambia Più

La determinazione della competenza per territorio è una delle questioni fondamentali nel processo penale, poiché stabilisce quale tribunale ha il diritto e il dovere di giudicare un determinato fatto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine in materia: la perpetuatio competentiae. Questo principio sancisce che, una volta individuato il giudice competente, la sua competenza non viene meno per eventi successivi. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa regola.

I Fatti del Caso: un Conflitto tra Tribunali

Il caso nasce da un procedimento penale complesso per reati associativi e numerosi illeciti di natura fraudolenta e di reimpiego di capitali illeciti. Il Tribunale di Rimini, inizialmente incaricato, si era dichiarato incompetente, trasferendo gli atti al Tribunale di Milano. La decisione si basava sulla regola della connessione tra reati, secondo cui la competenza spetta al giudice del reato più grave o, a parità di gravità, del primo commesso. Il Tribunale di Rimini aveva individuato il primo reato in un episodio specifico, avvenuto a Milano.

Tuttavia, il Tribunale di Milano, una volta ricevuti gli atti, ha a sua volta declinato la propria competenza, sollevando un conflitto negativo davanti alla Corte di Cassazione. Il giudice milanese sosteneva che, poiché l’imputato del reato ‘attrattivo’ (quello commesso a Milano) aveva nel frattempo definito la sua posizione con una sentenza di patteggiamento divenuta irrevocabile, era venuto meno il presupposto stesso della connessione. Di conseguenza, secondo Milano, la competenza sarebbe dovuta tornare a Rimini, seguendo criteri residuali.

La Questione sulla Competenza per Territorio

Il cuore della questione giuridica sottoposta alla Corte di Cassazione era il seguente: la definizione del procedimento relativo al reato che determina la competenza (in questo caso, con un patteggiamento) può modificare retroattivamente la competenza già stabilita per i reati connessi a carico di altri imputati? In altre parole, la competenza è un elemento ‘fluido’ che può cambiare durante il processo o si ‘cristallizza’ in un momento preciso?

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione, risolvendo il conflitto, ha dato piena ragione all’impostazione del Tribunale di Rimini e ha dichiarato la competenza del Tribunale di Milano. La motivazione si fonda sul principio della perpetuatio iurisdictionis, o perpetuatio competentiae.

L’Applicazione del Principio di Perpetuatio Competentiae

I giudici supremi hanno chiarito che il momento determinante per ‘cristallizzare’ la competenza per territorio è quello in cui si forma l’imputazione e si esercita l’azione penale. Nel caso specifico, questo momento è coinciso con l’emissione del decreto di giudizio immediato da parte del GIP di Rimini.

In quella data, la situazione processuale vedeva una pluralità di reati e imputati legati da un vincolo di connessione. La corretta applicazione delle norme processuali (artt. 12 e 16 c.p.p.) ha portato a individuare la competenza a Milano, luogo del primo reato commesso. La Corte ha sottolineato che questo criterio è originario e autonomo, e la sua funzione è quella di garantire certezza, economia processuale e la ragionevole durata del processo.

Le vicende processuali successive, come il fatto che l’imputato del reato commesso a Milano abbia scelto un rito alternativo (il patteggiamento) definendo la sua posizione, non hanno alcun effetto sulla competenza già radicata. La vis actractiva (forza attrattiva) del reato principale ha già operato al momento dell’imputazione, e i suoi effetti non sono provvisori. Consentire un continuo spostamento della competenza in base agli esiti dei singoli procedimenti creerebbe incertezza e violerebbe il principio del giudice naturale precostituito per legge.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione afferma che la competenza territoriale, una volta correttamente determinata sulla base degli elementi disponibili al momento della formulazione dell’imputazione, rimane immutabile. Le successive vicende processuali, inclusa la definizione anticipata di una delle posizioni, non possono rimetterla in discussione. Questa sentenza rafforza il principio di certezza del diritto, assicurando che l’individuazione del giudice competente sia un punto fermo e stabile per l’intero svolgimento del processo penale.

Quando si determina in modo definitivo la competenza per territorio in caso di reati connessi?
La competenza per territorio si cristallizza e diventa immutabile al momento della formulazione dell’imputazione, come ad esempio con l’emissione del decreto di giudizio immediato. A partire da quel momento, si applica il principio della ‘perpetuatio competentiae’.

La scelta di un rito alternativo (es. patteggiamento) da parte di un coimputato può modificare la competenza per gli altri?
No. Secondo la Corte, la successiva definizione del procedimento a carico di uno degli imputati (ad esempio, quello del reato più grave che ha ‘attratto’ la competenza) non rileva ai fini della determinazione del giudice competente per gli altri reati e imputati connessi.

Qual è il fondamento del principio di ‘perpetuatio competentiae’?
Questo principio è volto a garantire l’immutabilità della competenza per fini di certezza ed economia processuale, nonché per tutelare la ragionevole durata del processo. Impedisce che la competenza possa cambiare a seguito di eventi processuali successivi all’esercizio dell’azione penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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