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Competenza per connessione: il ruolo del GUP

Le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 48590/2019, hanno risolto un conflitto di attribuzione tra il tribunale in composizione monocratica e collegiale. Il caso riguardava la determinazione della competenza per connessione quando il reato principale, che attraeva la competenza del collegio, viene archiviato in udienza preliminare. La Corte ha stabilito che la competenza si determina solo al termine dell’udienza preliminare. Pertanto, se il reato principale cade, il Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) deve rinviare a giudizio gli imputati per i reati residui davanti al giudice monocratico, anche se per questi sarebbe stata prevista la citazione diretta, senza restituire gli atti al Pubblico Ministero.

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Pubblicato il 13 agosto 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza per Connessione: La Cassazione chiarisce il ruolo del GUP

La competenza per connessione è un meccanismo cruciale della procedura penale che determina quale giudice debba occuparsi di un processo quando ci sono più reati collegati. Ma cosa succede se il reato principale, quello che determina la competenza di un giudice più ‘importante’ (collegiale), viene meno prima del dibattimento? Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 48590 del 2019, hanno fornito una risposta chiara, sottolineando il ruolo centrale del Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP).

Il Caso: Un Conflitto di Attribuzione

Il caso nasce da un procedimento penale per reati ambientali a carico di diversi imputati. Oltre a queste imputazioni, di competenza del Tribunale in composizione monocratica (un solo giudice), una degli imputati era accusata anche del delitto di abuso d’ufficio, un reato che la legge riserva al Tribunale in composizione collegiale (tre giudici).

In virtù della competenza per connessione, la Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti i reati davanti al Tribunale collegiale. Tuttavia, durante l’udienza preliminare, il GUP ha pronunciato una sentenza di non luogo a procedere per l’abuso d’ufficio, facendo venir meno il reato ‘calamita’. Di conseguenza, il GUP ha rinviato a giudizio gli imputati per i residui reati ambientali davanti al Tribunale monocratico.

A questo punto, è sorto un conflitto: il Tribunale monocratico ha sostenuto di non essere competente, affermando che la competenza del collegio si fosse già radicata in modo definitivo al momento della richiesta di rinvio a giudizio da parte del PM. Il Tribunale collegiale, a sua volta, ha sollevato la questione dinanzi alla Cassazione, ritenendo che la competenza dovesse essere decisa solo dopo il vaglio del GUP.

La Decisione delle Sezioni Unite sulla competenza per connessione

Le Sezioni Unite hanno dato ragione al Tribunale collegiale, stabilendo un principio di diritto fondamentale: gli effetti della competenza per connessione sull’attribuzione al giudice monocratico o collegiale si determinano solo al momento del rinvio a giudizio, cioè alla fine dell’udienza preliminare.

Questo significa che se, all’esito dell’udienza, il GUP proscioglie l’imputato dal reato che attraeva la competenza del collegio, la cognizione per i reati residui torna al giudice ‘naturale’, ovvero quello monocratico. Il GUP, in tal caso, deve disporre direttamente il rinvio a giudizio davanti al Tribunale monocratico, anche se per quei reati sarebbe stata prevista la citazione diretta, senza quindi dover restituire gli atti al Pubblico Ministero.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su diverse argomentazioni logico-giuridiche.

In primo luogo, ha valorizzato la funzione dell’udienza preliminare come filtro giurisdizionale. L’imputazione formulata dal Pubblico Ministero non è immutabile; al contrario, è ‘fluida’ e si ‘cristallizza’ solo con il decreto che dispone il giudizio emesso dal GUP. È solo da quel momento che la competenza diventa stabile.

In secondo luogo, le Sezioni Unite hanno precisato l’ambito di applicazione del principio della perpetuatio iurisdictionis. Questo principio, che mira a garantire la stabilità del giudice una volta iniziato il processo, non può operare prima della conclusione dell’udienza preliminare. Applicarlo prima significherebbe rendere la valutazione del PM, che è una parte processuale, insindacabile, svuotando di significato il controllo del giudice.

Infine, la decisione si fonda su un principio di economia processuale e di garanzia. Restituire gli atti al PM per una nuova citazione diretta comporterebbe un’inutile regressione del procedimento. Disporre direttamente il rinvio a giudizio davanti al giudice monocratico, dopo che si è già svolta un’udienza preliminare (fase che offre maggiori garanzie all’imputato rispetto alla citazione diretta), rappresenta la soluzione più efficiente e rispettosa dei diritti di difesa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Anzitutto, riafferma che la scelta del Pubblico Ministero sulla competenza per connessione non è definitiva, ma è soggetta al vaglio del GUP, che agisce come garante della corretta individuazione del giudice. Inoltre, si evitano inutili ritardi processuali, favorendo la ragionevole durata del processo come sancito dalla Costituzione. La decisione garantisce che il processo prosegua davanti al giudice effettivamente competente secondo la legge, una volta che le accuse sono state filtrate e definite nella sede a ciò deputata: l’udienza preliminare.

Quando si stabilisce definitivamente la competenza per connessione tra giudice monocratico e collegiale?
Secondo la sentenza, la competenza si determina in modo definitivo solo al termine dell’udienza preliminare, con il provvedimento di rinvio a giudizio. È in quel momento che l’imputazione si ‘cristallizza’ e con essa si fissa il giudice competente per il dibattimento.

Se il reato che attraeva la competenza del giudice collegiale viene archiviato in udienza preliminare, cosa succede agli altri reati?
Se il reato principale viene meno, la competenza per i reati residui torna al giudice originariamente previsto, cioè il tribunale monocratico. Il Giudice dell’Udienza Preliminare (GUP) deve disporre direttamente il rinvio a giudizio davanti al giudice monocratico, senza restituire gli atti al Pubblico Ministero.

Il principio della perpetuatio iurisdictionis si applica fin dalla richiesta di rinvio a giudizio del PM?
No. La Corte chiarisce che il principio della perpetuatio iurisdictionis (la stabilità del giudice) opera solo dopo la conclusione dell’udienza preliminare e il passaggio alla fase del giudizio. Prima di quel momento, l’imputazione e la conseguente competenza sono ancora soggette al controllo e alla valutazione del GUP.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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