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Competenza magistrato sorveglianza: il luogo decide

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra due Magistrati di Sorveglianza, stabilendo che, in caso di pena sostitutiva come la detenzione domiciliare, la competenza territoriale spetta al giudice del luogo in cui la pena viene effettivamente eseguita, anche se il condannato cambia residenza dopo la condanna. Questa decisione si fonda sul principio del ‘forum executionis’, garantendo che il controllo giudiziario sia sempre vicino al luogo di esecuzione della pena.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Magistrato Sorveglianza: la Giurisdizione Segue il Condannato

La determinazione della competenza del magistrato di sorveglianza rappresenta un tema cruciale nella fase esecutiva della pena, specialmente quando intervengono modifiche logistiche nella vita del condannato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un dubbio fondamentale: se una persona in detenzione domiciliare sostitutiva si trasferisce, quale giudice è competente a vigilare sull’esecuzione della pena e a decidere sulle sue richieste? La risposta della Suprema Corte è netta e favorisce un’interpretazione dinamica della competenza, legata al luogo di effettiva esecuzione.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da un conflitto sorto tra il Magistrato di sorveglianza di Vercelli e quello di Torino. Inizialmente, il giudice di Vercelli aveva applicato a un condannato la pena sostitutiva della detenzione domiciliare. Successivamente, il condannato ha presentato un’istanza per trasferire il luogo di esecuzione della pena in un comune della provincia di Torino, per motivi di lavoro e di vita, chiedendo anche una modifica delle prescrizioni.

Il Magistrato di Vercelli ha autorizzato il trasferimento e, ritenendo di non essere più competente territorialmente, ha trasmesso gli atti al collega di Torino. Quest’ultimo, tuttavia, ha sollevato un conflitto, sostenendo che la competenza si radica al momento dell’inizio dell’esecuzione della pena e non può essere modificata da successivi cambi di residenza. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Competenza del Magistrato di Sorveglianza in caso di Trasferimento

Il nodo giuridico da sciogliere era se la competenza a decidere sulle modalità esecutive della pena, incluse le modifiche alle prescrizioni, dovesse rimanere incardinata presso il giudice che ha emesso il provvedimento iniziale o se dovesse ‘seguire’ il condannato nel nuovo luogo di domicilio.

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto dichiarando la competenza del Magistrato di sorveglianza di Torino. Questa decisione consolida un principio fondamentale per la gestione delle pene alternative al carcere, basato sulla logica e sull’efficienza del controllo giurisdizionale.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su argomentazioni solide e coerenti. In primo luogo, ha richiamato un proprio precedente (Sez. 1, n. 42346/2024), che aveva già stabilito come la competenza per la fase esecutiva della detenzione domiciliare sostitutiva appartenga al magistrato del luogo di effettiva esecuzione della pena.

Inoltre, i giudici hanno fatto riferimento alla regola generale contenuta nell’art. 677, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma prevede che, per i soggetti non detenuti, la competenza spetta al magistrato di sorveglianza del luogo di residenza o domicilio dell’interessato. Tale principio non è stato intaccato dalla recente Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), che ha introdotto le pene sostitutive.

Infine, per quanto riguarda la modifica delle prescrizioni, la Corte ha specificato che la competenza va individuata secondo le norme del regolamento di attuazione dell’ordinamento penitenziario (artt. 97 e 100), che la attribuiscono al magistrato del nuovo luogo in cui prosegue l’esecuzione. La competenza, quindi, non si ‘cristallizza’ con il primo provvedimento, ma è dinamica e funzionale a garantire un controllo efficace e prossimo al condannato.

Le Conclusioni

La sentenza in esame afferma un principio di grande importanza pratica: la giurisdizione del magistrato di sorveglianza è mobile e segue il luogo in cui la pena viene scontata. Questa interpretazione, oltre a essere giuridicamente fondata, risponde a esigenze di logica e di efficienza. Garantisce che il giudice preposto al controllo sia fisicamente e territorialmente vicino al condannato, facilitando la vigilanza, la valutazione delle istanze e l’interazione con i servizi sociali. Per i condannati, significa poter contare su un’autorità giudiziaria di riferimento nel proprio contesto di vita, senza dover interagire a distanza con un ufficio giudiziario lontano, semplificando così il percorso di reinserimento sociale.

Chi è il magistrato di sorveglianza competente se il condannato a una pena sostitutiva cambia residenza?
La competenza spetta al magistrato di sorveglianza del nuovo luogo in cui la pena viene effettivamente eseguita, e non al giudice che ha emesso il provvedimento iniziale.

La competenza territoriale del magistrato di sorveglianza è fissa?
No, la sentenza chiarisce che la competenza non è fissa ma dinamica. Essa si adatta ai cambiamenti di residenza del condannato per garantire un controllo giudiziario efficace e di prossimità.

Quale principio giuridico fondamentale viene applicato in questi casi?
La Corte di Cassazione applica il principio generale del ‘forum executionis’, secondo cui la giurisdizione appartiene al giudice del luogo in cui la sanzione penale viene concretamente eseguita, come stabilito anche dall’art. 677, comma 2, del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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