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Competenza magistrato sorveglianza e trasferimento

Un detenuto presenta istanza di liberazione anticipata e, durante la pendenza del procedimento, viene trasferito in un altro istituto penitenziario dove presenta una nuova istanza più ampia. La Corte di Cassazione risolve il conflitto sorto, stabilendo una divisione della competenza del magistrato di sorveglianza: il giudice originario resta competente per la prima istanza (principio di perpetuatio jurisdictionis), mentre il giudice del nuovo luogo di detenzione lo è per la parte nuova della domanda (principio del locus detentionis).

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Magistrato Sorveglianza: la Cassazione chiarisce le regole in caso di trasferimento del detenuto

La determinazione della competenza del magistrato di sorveglianza è un tema cruciale nel diritto dell’esecuzione penale, specialmente quando intervengono fattori come il trasferimento del detenuto. Con la sentenza n. 26876/2025, la Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su come gestire i conflitti di competenza che possono sorgere in queste situazioni, bilanciando due principi fondamentali: il locus detentionis e la perpetuatio jurisdictionis.

I Fatti del Caso: Una Duplice Istanza di Liberazione Anticipata

Il caso trae origine dalle istanze di liberazione anticipata presentate da un detenuto. Inizialmente, mentre si trovava recluso in un istituto penitenziario (ricadente nella giurisdizione del Magistrato di Sorveglianza di Bologna), l’uomo aveva richiesto il beneficio per i semestri compresi tra gennaio 2022 e gennaio 2024. Tali istanze, tuttavia, non erano state decise.

Successivamente, nell’agosto 2024, il detenuto veniva trasferito in un altro carcere, situato sotto la giurisdizione del Magistrato di Sorveglianza di Firenze. Qui, presentava una nuova e più ampia domanda che non solo riproponeva il periodo precedente, ma aggiungeva anche la richiesta per il semestre gennaio-luglio 2024.

Il Conflitto sulla Competenza del Magistrato di Sorveglianza

Questa situazione ha generato un conflitto negativo di competenza. Il Magistrato di Bologna, investito delle istanze originarie, ha sollevato la questione, sostenendo che la competenza dovesse essere attribuita in via unitaria al collega di Firenze. La sua tesi si basava sul principio del locus detentionis (la competenza è del giudice del luogo di detenzione al momento della domanda) e sul fatto che la nuova domanda, essendo più ampia, assorbiva le precedenti.

Di contro, si poneva la questione se il trasferimento del detenuto potesse spostare la competenza per procedimenti già incardinati, mettendo in discussione un altro caposaldo processuale: il principio della perpetuatio jurisdictionis.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto optando per una soluzione che ripartisce la competenza tra i due uffici giudiziari, basandosi su una precisa applicazione dei principi procedurali.

Il Principio del Locus Detentionis

La regola generale, come stabilito dall’art. 677 c.p.p., è quella del locus detentionis: è competente il magistrato che ha giurisdizione sull’istituto in cui si trova il detenuto al momento della richiesta. Questo criterio risponde a esigenze di prossimità e immediatezza nella valutazione della situazione del condannato.

La Regola della Perpetuatio Jurisdictionis

Tuttavia, la giurisprudenza ha costantemente affermato che tale regola deve essere bilanciata con il principio della perpetuatio jurisdictionis. Una volta che la competenza si è radicata con la presentazione della domanda, essa rimane insensibile ai mutamenti successivi, come il trasferimento del detenuto. Questo garantisce la stabilità del processo e previene manovre dilatorie o di forum shopping.

Applicando questi principi al caso di specie, la Corte ha stabilito che:
1. Per le domande relative al periodo gennaio 2022 – gennaio 2024, presentate originariamente al Magistrato di Bologna, la competenza rimane radicata presso tale ufficio. Il successivo trasferimento non è rilevante.
2. Per la domanda relativa al nuovo semestre (gennaio – luglio 2024), formulata per la prima volta quando il detenuto si trovava già nel nuovo istituto, la competenza spetta al Magistrato di Firenze, in applicazione del criterio del locus detentionis.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un punto fermo nella gestione della competenza del magistrato di sorveglianza. Invece di unificare la giurisdizione presso il nuovo giudice, la Corte ha preferito una “divisione” delle competenze. Il giudice che per primo è stato investito di una domanda deve portarla a compimento, mentre il nuovo giudice si occuperà solo delle nuove istanze. Questa soluzione tutela la certezza del diritto e l’ordinato svolgimento dei procedimenti, assicurando che ogni autorità giudiziaria decida sulle questioni di cui è stata legittimamente investita.

Cosa succede alla competenza di un Magistrato di Sorveglianza se un detenuto, dopo aver presentato un’istanza, viene trasferito in un altro carcere?
La competenza per l’istanza già presentata rimane radicata presso il Magistrato di Sorveglianza originario. Ciò in virtù del principio della perpetuatio jurisdictionis, secondo cui la competenza, una volta stabilita, non è influenzata da cambiamenti successivi come il trasferimento del detenuto.

Quale Magistrato è competente se il detenuto, dopo il trasferimento, presenta una nuova domanda o ne amplia una precedente?
Per la parte nuova o ampliata della domanda, presentata per la prima volta dopo il trasferimento, è competente il Magistrato di Sorveglianza del nuovo luogo di detenzione. Questo si basa sul principio del locus detentionis, che attribuisce la giurisdizione al giudice del luogo in cui il detenuto si trova al momento della richiesta.

In caso di una nuova domanda più ampia che ricomprende quella precedente, la competenza viene unificata?
No, secondo questa sentenza, la competenza viene divisa. Il Magistrato originario decide sulla domanda iniziale, mentre il Magistrato del nuovo luogo di detenzione decide sulla parte della domanda che è stata presentata per la prima volta sotto la sua giurisdizione. Non avviene un assorbimento o un’unificazione della competenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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