LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Competenza magistrati DNA: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di competenza tra i Tribunali di Roma e Perugia, chiarendo le regole sulla competenza magistrati DNA. La Corte ha stabilito che la norma speciale che sposta la competenza in procedimenti riguardanti magistrati (art. 11 c.p.p.) non si applica a coloro che esercitano funzioni a livello nazionale, come i magistrati della Direzione Nazionale Antimafia. Pertanto, la competenza territoriale va determinata secondo le regole ordinarie, e in questo caso è stata attribuita al Tribunale di Roma.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza Magistrati DNA: La Cassazione Fa Chiarezza sul Foro Competente

La determinazione del giudice competente a decidere una controversia è un principio cardine del nostro ordinamento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione di particolare rilievo, relativa alla competenza magistrati DNA, ossia come individuare il foro competente per i procedimenti penali che vedono coinvolti, a vario titolo, magistrati della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. La decisione chiarisce l’inapplicabilità delle regole speciali di deroga territoriale a figure la cui giurisdizione si estende all’intero territorio nazionale.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da un conflitto negativo di competenza sollevato dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Perugia nei confronti del GIP del Tribunale di Roma. Inizialmente, il procedimento era incardinato a Roma, ma il GIP capitolino aveva dichiarato la propria incompetenza. La ragione risiedeva nel fatto che una delle persone offese in un procedimento connesso era un magistrato che, nel frattempo, aveva assunto l’incarico di Procuratore Nazionale Antimafia, con sede a Roma. Applicando l’articolo 11 del codice di procedura penale, che prevede uno spostamento della competenza quando un magistrato del distretto è coinvolto, il GIP di Roma aveva trasferito gli atti a Perugia, foro competente per i procedimenti riguardanti i magistrati del distretto di Roma.

Tuttavia, il GIP di Perugia non ha condiviso tale interpretazione e ha sollevato un conflitto dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la regola speciale di deroga non potesse applicarsi ai magistrati con funzioni nazionali.

La Questione Giuridica sulla Competenza Magistrati DNA

Il cuore della questione giuridica verte sull’interpretazione e l’ambito di applicazione degli articoli 11 e 11-bis del codice di procedura penale. L’articolo 11 stabilisce una regola eccezionale: per garantire l’imparzialità e la terzietà del giudice, i procedimenti in cui un magistrato è indagato, imputato o persona offesa vengono sottratti al tribunale del distretto in cui egli esercita le sue funzioni e assegnati a un altro tribunale, individuato per legge.

Il dubbio interpretativo riguardava se questa regola, pensata per magistrati con una competenza territoriale definita (un “distretto di corte d’appello”), potesse essere estesa anche ai magistrati della Direzione Nazionale Antimafia. Questi ultimi, infatti, operano su tutto il territorio nazionale e non sono organicamente inseriti in un singolo distretto giudiziario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto accogliendo la tesi del GIP di Perugia e dichiarando la competenza del Tribunale di Roma. La motivazione si fonda su una chiara distinzione tra magistrati con funzioni territoriali e magistrati con funzioni nazionali.

I giudici ermellini hanno sottolineato che la ratio dell’art. 11 c.p.p. è quella di prevenire ogni possibile dubbio sull’imparzialità del giudizio, che potrebbe derivare dai rapporti di colleganza e conoscenza all’interno di uno stesso distretto. Questo presupposto, però, viene meno quando il magistrato coinvolto svolge funzioni a livello nazionale. La Direzione Nazionale Antimafia, come la stessa Corte di Cassazione o la Procura Generale presso di essa, è un ufficio con competenza estesa a tutto il Paese e non può essere ricondotto a un singolo “distretto”.

La Corte ha inoltre precisato che l’articolo 11-bis c.p.p., che richiama esplicitamente l’articolo 11, si applica solo nell’ipotesi specifica in cui un magistrato della DNA venga temporaneamente “applicato” a una singola Direzione Distrettuale Antimafia. Solo in quel caso, il magistrato acquisisce un legame funzionale con un determinato territorio, rendendo così applicabile la deroga alla competenza. Nel caso di specie, il Procuratore Nazionale Antimafia non era in tale situazione, esercitando le sue funzioni a livello centrale e nazionale.

Di conseguenza, in assenza dei presupposti per l’applicazione della regola speciale, devono tornare a valere i criteri ordinari di determinazione della competenza territoriale.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto fondamentale per la corretta individuazione del foro competente nei procedimenti che coinvolgono magistrati di organi centrali. La deroga prevista dall’art. 11 c.p.p. ha un ambito di applicazione circoscritto e non può essere estesa per analogia a figure che, per la natura delle loro funzioni, hanno una competenza nazionale. Per la competenza magistrati DNA, quindi, si applicano le regole ordinarie, identificando il giudice competente in base al luogo di consumazione del reato o ad altri criteri generali previsti dal codice. Nel caso esaminato, la competenza è stata dunque correttamente radicata presso il Tribunale di Roma.

Qual è la regola generale per la competenza territoriale nei procedimenti che coinvolgono magistrati?
La regola generale, prevista dall’art. 11 del codice di procedura penale, è una deroga ai criteri ordinari: la competenza viene spostata dal tribunale del distretto in cui il magistrato esercita le funzioni a un altro tribunale predeterminato dalla legge, al fine di garantire l’imparzialità del giudizio.

Questa regola speciale si applica anche ai magistrati della Direzione Nazionale Antimafia (DNA)?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che questa regola non si applica ai magistrati con competenza nazionale, come quelli in servizio presso la DNA, poiché non esercitano le loro funzioni all’interno di un specifico e delimitato ‘distretto di corte d’appello’, che è il presupposto della norma.

Quale giudice è competente per un reato che coinvolge un magistrato della DNA?
È competente il giudice determinato secondo le ordinarie regole di competenza territoriale previste dal codice di procedura penale. La deroga speciale non opera e, pertanto, si devono applicare i criteri generali, come ad esempio il luogo in cui il reato è stato commesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati